La trans Efe Bal: “Ecco perché è bello pagare le tasse”

L’intervista

MILANO – Trans, turca, trentasei anni. Da tredici è a Milano: per strada (all’inizio), in appartamento di proprietà (ora), in tv (da conduttrice, opinionista e, infine, da maître à penser di un fisco più equo, intervistata da Michele Santoro). Efe Bal, “la transessuale più famosa d’Italia”, prosegue nella sua lotta: vuole pagare le tasse. E per ripromuovere il suo libro (Quello che i mariti non dicono. Confessioni di una trans, scritto nel 2010 con Stefania Berbenni, Mondadori, 17 euro), in questa fine estate non ha scelto fior da fiore qualche brano pruriginoso, ma lo slogan più choc: «Voglio poter pagare le tasse e ricevere una pensione in futuro». 

«Il mio avvocato me lo ripete sempre: “Efe, hai fatto un brutto autogol”. Ma io non ne potevo più di essere zittita nei talk show. Man mano che vai in tv, diventi più conosciuta, e quindi più vulnerabile. Non mi drogo, non bevo, non ho nessun precedente penale, non ho mai fatto neppure un incidente con la macchina. Ma le tasse sul mio lavoro di prostituta non le pago. Non posso. Perché quel lavoro in Italia non è considerato tale. E così, nel bel mezzo della discussione, arriva sempre la frase velenosa: “Tu le paghi le tasse? No! E allora taci! Non hai diritto di parlare e di criticare niente”. Così ho acquistato uno spazio sul Corriere della Sera e ho iniziato la mia battaglia per poterle pagare. È iniziato il calvario. Dopo poco ricevo la lettera dall’Agenzia delle entrate. Mi avvisano che stanno aprendo un’indagine sui miei conti in Intesa Sanpaolo dal 2008 in poi. Passa qualche altro mese e mi avvisano di alcune irregolarità. Infine – tremando come una foglia perché aveva paura di poter essere visto mentre parlava con un trans, e di poter essere ricattato – mi si presenta a casa un funzionario e mi consegna la notificazione: una supermulta. Tra imposte contestate, sanzione per intero e interessi si arriva 388.650 euro. Con l’aggio si sale a 419.750».

❝ Se io, una trans che batte, riuscissi a far cambiare la legge e a far ottenere un bel po’ di euro all’Italia dalla tassazione della prostituzione, mi sentirei come Martin Luther King. ❞

«Tanti miei clienti mi dicono che sono pazza, “ma che battaglia ti sei messa a fare?” Ma se io, una trans che batte, mezza turca e mezza italiana, riuscissi a far cambiare la legge e a far ottenere un bel po’ di euro all’Italia dalla tassazione della prostituzione (che non sta soffrendo la crisi come altri settori), mi sentirei come Martin Luther King. Vabbè, non esageriamo, mi sentirei meglio di Vladimir Luxuria. Lei è comunista, e l’idea di pagare le tasse per essere utile al Paese e aiutare chi ha meno, dovrebbe piacerle, e farle superare anche la contrarietà alla prostituzione. Altrimenti siamo di fronte al problema di sempre dell’Italia moralista e bigotta: delle cose che puoi fare ma non dire. Io posso battere, ma non essere tassata. Poi, semmai, pagare una multa. Noi non siamo come i gay, che hanno una comunità molto forte, i loro locali, i loro stilisti, i loro incontri culturali, che vanno in ferie a Mykonos… Noi trans siamo divisi, individualisti, un po’ invidiosi l’una dell’altra. E tra me e Vladimir Luxuria non ci sarà mai amicizia, perché io faccio questo lavoro, e lei no. E questa cosa ci rende diverse. Ma per me, lei, comunista, per il fatto di essere entrata in Parlamento, con tutte le simbologie del caso (ricordate il problema dei bagni?), è stata un fatto storico, importantissimo. Mi piacerebbe che mi chiamasse, che appoggiasse la mia battaglia. Che ritenesse anche lei importante e storico quello che faccio. Invece, quando ci siamo viste in una trasmissione, mi ha detto solo: “Chissà quante ville ti sei comprata in Turchia coi soldi che fai qui, eh?”».

❝ Tra me e Vladimir Luxuria non ci sarà mai amicizia, perché io faccio questo lavoro, e lei no.  Ma per me, il suo ingresso in Parlamento è stato un fatto storico importantissimo. Mi piacerebbe che mi chiamasse, che appoggiasse la mia battaglia. ❞

«Le mie colleghe prostitute? Nessuna si è lamentata con me della mia crociata pro tasse. Ma tante trans sono così ignoranti che non sanno nemmeno che giorno è. Figurati se sanno di tasse, redditometro, area C, di cosa dice la Lega della Kyenge o delle discussioni sulla legge contro l’omofobia. Quelle sono in un tunnel: lavorano soltanto, oppure si drogano e lavorano. A me piace molto leggere i giornali, tenermi informata. Le brasiliane entrano in Italia con il visto turistico o, meglio ancora, dal Portogallo senza visto, e poi prendono una macchina o un treno e vengono qua, tanto c’è Schengen. Lavorano in una casa in affitto, fanno soldi, li portano là in contante. Comprano case in Brasile, macchine, una che conoscevo addirittura una stazione di benzina… Io mi sono stabilita qui, l’Italia è il mio Paese. Ho il doppio passaporto. Ho due appartamenti, una macchina. Me li pignoreranno? Ho letto della impignorabilità della prima casa, ma c’è un tetto di120mila euro, mi pare di aver capito, e a me ne contestano  di più. In autunno andrò davanti al giudice e vedremo. Ho avuto due storie più lunghe qui a Milano, due fidanzati: un commercialista e un notaio. Entrambi mi hanno consigliato a lungo di non comprare mai casa. Ma non li ho ascoltati. Io voglio cambiare le leggi, non raggirarle».

❝ Ho avuto due storie più lunghe qui a Milano, due fidanzati: un commercialista e un notaio. Entrambi mi hanno consigliato a lungo di non comprare mai casa. Ma non li ho ascoltati. Io voglio cambiare le leggi, non raggirarle. ❞

«Se 40-50 mila prostitute pagassero le tasse non sarebbe meglio? Perché non vogliono riconoscercelo? Per quale falsa coscienza non dobbiamo essere cittadini come gli altri? Io non mi sento un parassita: facendomi le multe mi fanno sentire in colpa. Ma come posso essere colpevole, se le tasse non me le fanno pagare? Io odio quelli che evadono. Loro sono dei vermi. Io diventerò farfalla. In questo Paese sono vent’anni che parlano di Berlusconi senza combinare nulla. Anche per finire da Santoro sono dovuta andare a fare la mia protesta pro tasse fuori dal Tribunale di Milano nel giorno del Processo Ruby. Prossimamente voglio andare col mio striscione “Sono prostituta e voglio pagare le tasse” alla prima grande manifestazione che faranno Cgil Cisl e Uil».

❝ Non sto con Erdoğan, ma ai giovani di Istanbul che lo contestano dico: meglio la libertà o la recessione? Attenti: la libertà, prima di tutto, sono i soldi. Dovreste conoscere di più l’Europa, venire una volta a Milano, prima di idealizzare tanto l’Occidente». ❞

«Ora ho una Mini superaccessoriata da 40 mila euro. Non è una buona idea avere auto troppo care, visti i guai in cui mi sono cacciata con la mia battaglia pro tasse. Avevo la Bmw 635 cabrio diesel, prima, un bestione da 95mila euro, con sulle portiere la pubblicità del mio sito lapiudolce.it. Quando andai la prima volta da Chiambretti spalancò gli occhi, vedendomi scendere da quel bolide. Vengo da una famiglia danarosa, borghese, di Istanbul: papà prestava i soldi. Ho fatto la scuola privata e un anno alla Bosforo University, corso di marketing. Mia mamma aveva capito che ero gay, che potevo avere problemi a vivere a Istanbul. Era molto protettiva. “Come figlio”, mi disse, “non mi sembri proprio così perfetto, forse è meglio se te ne vai dalla Turchia, in qualche Paese più tollerante”. Lei spingeva per l’Olanda o la Francia. Io avevo un amico mezzo gay a Milano, chiesi a lui come si stava qui, e poi chiesi il visto. Tredici anni fa ci trattavate dall’alto in basso, come terzo mondo. Adesso che il nostro Pil cresce dell’8% all’anno (fino al 2011, ndr), meglio che stiate zitti. Per questo rispetto Erdoğan. Non lo amo. È troppo estremista in senso religioso, i suoi, manca poco, ci farebbero finire col burqa. Però economicamente ha fatto bene. La sua cura ha funzionato più di quella del grande professore della Bocconi Mario Monti, più di quella del riccone Berlusconi… I giovani di Istanbul, che tanto lo hanno combattuto, anche per strada, sono anche un po’ ingenui. I turchi pensano all’Europa come al posto della libertà assoluta, in tutti i sensi, da quello politico a quello, libertino, sessuale. Non sanno che non è così, che anche qui ci sono dei limiti. C’è Pisapia che mette le regole sulla vendita del gelato (ride), c’è la Boldrini che dice che Miss Italia non si dovrebbe più fare perché è sfruttamento del corpo della donna. Non sanno che questa Italia è un Paese quasi più musulmano di noi quanto a chiusura mentale. Credo che la gioventù di Istanbul chiedesse più libertà. Ma a loro dico: meglio la libertà o la recessione? La libertà, prima di tutto, sono i soldi. Dovrebbero conoscere di più l’Europa, questi giovani, venire una volta a Milano prima di idealizzare tanto l’Occidente».

«C’è una cosa che però non capisco. Ho rilasciato tante interviste, perché ormai sono famosa, ma finora nessun giornalista mi ha mai chiesto della mia battaglia sulle tasse. Di fatto mi sono autodenunciata, è stato un gesto forte… Da ormai sei mesi ho la mia reclame “Voglio pagare le tasse” fissa in via Luigi Majno, proprio di fronte alla redazione di Libero. Ma la cosa non li ha incuriositi più di tanto. Qualche giornalista del Corriere lo conosco. Un po’ ingenuamente ho chiesto “ma non vi interessa la mia storia? Quella delle tasse, intendo. Compro anche un sacco di pubblicità sul Corriere (anche la pagina completa sul Corriere.it Milano)”. Allora mi hanno detto che no, per la libertà di informazione è importantissimo tenere separati contenuti editoriali e pubblicitari, e che quindi non potevano intervistarmi. Va beh, se è così, ok. Io ho studiato marketing, non giornalismo. Evidentemente una trans che fa una battaglia per pagare le tasse non è una notizia».

❝ Per me una persona vale per due cose: per quanto è intelligente e per quanti soldi ha in banca. I soldi rovesciano tutto, si sa. Proprio per questo è importante pagare le tasse. ❞

Efe Bal ha casa e bottega in via di Porta Nuova, vicino all’ospedale Fatebenefratelli. In questo 2013, a dispetto della crisi, per la prima voltaha avuto clienti anche per Ferragosto. «Un tempo avevo una tariffa più cara», spiega, «e facevo lo sconto dopo tre o quattro incontri. Ora ho deciso di praticare prezzi più bassi per garantirmi il rinnovamento della clientela e avvicinare i giovani (ne vengono tantissimi). Prendo 100 euro per mezz’ora, 200 per un’ora. Guadagno quanto o più di prima e ho tanti bei fusti palestrati». Dice che un bel trans, se fa una vita sana e senza eccessi, fino a cinquant’anni può lavorare. Quanto a lei, andrà avanti altri cinque o dieci anni, poi vorrebbe aprire un negozio di abbigliamento per uomini. Ha tre cani («tutti presi al canile»), un abbozzo di idee politiche («sono molto leghista. Non sopporto gli stranieri, qui in Italia, soprattutto quelli poveri»), due siti (che sta imparando a gestire da sola), un profilo Twitter, ma non usa Facebook («attenti a quelli che mi rubano l’immagine, non sono io»). Non è mai tornata in Turchia, dopo averla lasciata («ma ho mille ricordi»). Nel suo palazzo milanese vive anche sua madre, settantaduenne. «È la mia complice», dice. «Quando usciamo e andiamo assieme al supermercato o a fare una passeggiata, grazie a lei divento più accettabile, più tranquillizzante. Non le nascondo niente. Sa dei miei clienti. È contenta. In fondo, sono un figlio bravissimo». Soppesa un attimo le parole: «Ho detto figlio perché per me dire figlio o figlia non è importante. Per me una persona vale per due cose: per quanto è intelligente e per quanti soldi ha in banca. I soldi rovesciano tutto, si sa. Proprio per questo è importante pagare le tasse».

Twitter: @pioloxix@EfeTransex