E se Silvio Berlusconi fosse costretto a scontare gli arresti domiciliari nella sua casa di residenza in viale San Gimignano, un appartamento in zona Bande Nere a Milano dove abitava la madre? In queste ore così convulse, con avvocati e politici intenti a decifrare le ricadute politiche e giudiziarie della sentenza della Corte di Cassazione sul processo Mediaset, compare pure questa possibilità.
Che certo non sarà immediata, dati i tempi molto lunghi della giustizia italiana, compresi i vari passaggi per il Tribunale di sorveglianza. Ma è un’ipotesi che nel lungo periodo non sarebbe nemmeno troppo improbabile. Perché il Cavaliere ha sempre tenuto qui la residenza e da queste parti ha il seggio elettorale (scuola media milanese Dante Aligheri ndr). Del resto, in quell’intervista a Maurizio Belpietro, direttore di Libero, lo spiegò chiaro e tondo: «Non farò l’esule, come fu costretto a fare Craxi. Né accetterò di essere affidato ai servizi sociali, come un criminale che deve essere rieducato».
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Niente villa di Arcore o in Sardegna? Niente villa a Lampedusa? Il Cavaliere starà nella casa dove ha vissuto la madre Rosa fino al 2008? Si tratta di un appartamento di meno di 100 metri quadri, dove la famiglia Berlusconi si trasferì dopo aver vissuto al quartiere Isola: all’ingresso della abitazione c’è un bassorilievo di Pietro Canonica raffigurante una Vergine con un bambino che le porge una rosa, regalo che Berlusconi fece alla madre per i suoi 70 anni. In teoria, infatti, i giudici potrebbero decidere per il Cavaliere anche un obbligo di permanenza «in un luogo designato», che sia la Lombardia, Milano o provincia, con limitazioni sulle persone da contattare e comunicazioni al lumicino: di certo si tratterebbe di un cambio di vita rilevante. In ogni caso con la conferma di condanna in Cassazione a quattro anni di reclusione, la pena per Silvio Berlusconi come ha sottolineato il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati, è «definitiva ed è eseguibile».
Davanti al Cavaliere si aprirannno quindi due strade: l’affidamento in prova ai servizi sociali o appunto gli arresti domiciliari. La scelta per l’ex premier è tra queste due strade. Gli arresti domiciliari arriverebbero solo in caso di rifiuto, da parte di Berlusconi, dell’istanza affidamento. Istanza che deve essere vagliata e valutata dal Tribunale di sorveglianza, cui spetta il via libera. Ora gli step sono diversi. La Procura di Milano, che si occuperà appunto dell’esecuzione della pena, dovrà aspettare il dispositivo della sentenza da parte della Cassazione. Cosa che conferma anche il senatore di Scelta Civica Benedetto Della Vedova. C’è chi dice ci voglia una settimana, chi un mese. La Procura darà poi un ordine di esecuzione con sospensione della pena, perché la pena da scontare è ridotta di tre anni dopo l’indulto.
Dopo la notifica dell’ordine di esecuzione da parte della Procura al Cavaliere e ai suoi legali, Berlusconi avrà poi trenta giorni di tempo (che partono dal 16 settembre, causa il periodo feriale del Tribunale, e arrivano fino al 15 ottobre) per chiedere, data la sospensioe della pena, le misure alternative al carcere: l’affidamento in prova o gli arresti domiciliari.
A tutto questo si aggiunge il rischio di decadenza da senatore. Berlusconi potrebbe decadere dal suo mandato di senatore, anche se non sono state ancora decise dai giudici le pene accessorie sull’interdizione dai pubblici uffici. Secondo quanto spiegato dal presidente della Giunta per le immunità del Senato, Dario Stefano di Sinistra e libertà, lo stabilisce il provvedimento Anticorruzione, che prevede l’incandidabilità sopravvenuta per le pene oltre i due anni per frode fiscale. Stefano sostiene che, dopo avere ricevuto la notifica della sentenza, la Giunta si riunirà per decidere in merito alla decadenza del mandato al leader del Pdl, quindi sarà convocata l’Aula del Senato dove la votazione potrebbe avvenire a voto segreto, se ne facessero richiesta almeno 20 senatori. Il mondo per il Cavaliere non sarà più come prima.
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