Frau Merkel vestita di verde, di fronte a una classe del liceo, che impartisce una lezione di storia contemporanea sulla caduta del muro di Berlino. Ancora una volta, la cancelliera, giacca azzurra, seduta sul podio di un dibattito della rivista femminile Brigitte, che parla di cucina e rivela trucchi su come preparare gli involtini di carne, il piatto preferito di suo marito. E ancora, una delle donne più potenti al mondo, in un cinema di quartiere, che racconta della sua gioventù nella Ddr quando, ancora studentessa, lavorava come cameriera in un bar.
Sono queste le istantanee della campagna elettorale della candidata in Germania per l’Unione Cristiano Democratica (Cdu). È una Angela Merkel più umana e onnipresente quella che vuole scrivere la storia conquistando il terzo mandato alle elezioni federali del prossimo 22 settembre. Si tratta un obiettivo che è stato centrato solo due volte dalla nascita della Repubblica Federale, con Konrad Adenauer e con Helmult Kohl, entrambi cristiano democratici come la Merkel.
Il fatto è che a tre settimane dalle elezioni il partito della leader tedesca mantiene un vantaggio molto comodo di sedici punti sui rivali diretti, i socialdemocratici dell’Spd, il cui candidato è Peer Steinbrück. Nonostante l’elettorato tedesco sia famoso per cambiare velocemente decisione, e i sondaggi sbaglino spesso in modo vistoso, con questo vantaggio Merkel ha la vittoria in pugno.
Stando così le cose, il suo partito ha deciso di tralasciare completamente i contenuti, scommettendo su una campagna elettorale assolutamente vuota con un unico argomento forte: la stessa Angela Merkel. È quella che la Frankfurter Allgemeine Zeitung ha definito come «la strategia della lepre», e che forse in italiano si potrebbe rendere bene con il paragone calcistico del catenaccio: sfinire l’avversario, senza lasciare alcuno spiraglio per l’attacco per segnare in contropiede.
La tattica funziona, con poche eccezioni. Una su tutte lo scivolone greco. Incalzato dal Fondo Monetario Internazionale, dagli indicatori economici e da un’opposizione che le prova tutte per salvarsi dal baratro, il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble ha dovuto ammettere la scorsa settimana che ci sarà un impopolare nuovo pacchetto di aiuti alla Grecia, ma non e «in nessun caso» un taglio del debito. Lunedí, in un incontro con la stampa estera, il segretario generale della Cdu Hermann Gröhe ha ammesso che il partito si è visto costretto a una presa di posizione su questo tema. L’Unione ha dunque preferito uscire allo scoperto, sminuendo di molto il problema: sará un intervento «contenuto» e senza haircut. Anche qui, Angela “teflon” Merkel è riuscita asmorzare il colpo e il tema è uscito presto dal dibattito offuscato dalla crisi in Siria.
Le prime avvisaglie di una campagna elettorale difensiva e centrata su una Merkel umana e affabile erano comparse lo scorso mese di maggio. Invitata a una serata di dibattito dalla rivista femminile Brigitte, Merkel si era prestata a rispondere a domande come: «Cos’è che secondo lei rende gli uomini attraenti?» con risposte poco azzardate come, «soprattutto gli occhi belli». Pochi giorni più tardi, raccontava, dopo la proiezione cinematografica di La leggenda di Paul e Paula, di quando una volta, in gioventù, sottovalutò «gli effetti collaterali del vino di ciliegia».
Che gli incontri con Brigitte e Neon non fossero estemporanei è poi apparso lampante una volta affissi i manifesti elettorali. Un’immagine di Merkel seduta lungo il fiume accompagna la frase: «Mi piace la natura. Io stessa coltivo le mie verdure». E ancora una volta, su un altro manifesto, parlando del marito: «A lui, la dolcezza manca a volte solo nelle torte: è figlio di un pasticcere».
No. La cancelliera tedesca non è impazzita. Lo assicurano vari esperti consultati da Linkiesta. Dietro a questa comunicazione insolita ci sono due strategia precise, secondo il politologo tedesco Oskar Nidermeyer. «Da una parte abbiamo una campagna elettorale centrata sulla cancelliera: il partito sa che è lei il punto di forza ed è molto amata in Germania. Dall’altra è evidente che la CDU evita di parlare di temi concreti e scommette molto deliberatamente sull’assenza di contenuti. In questo modo si difende dagli attacchi degli avversari», spiega. Può però, quando ritiene opportuno, smontare gli argomenti altrui nel corso dei comizi.
Si aggiunga inoltre che i sondaggi dimostrano che i tedeschi preferiscono la Merkel all’avversario dell’Spd, Peer Steinbrück in molti aspetti. La considerano più simpatica, più competente e con il polso più fermo. «C’è solo un aspetto che penalizza la cancelliera, stando alle ricerche demoscopiche, ed è il fatto di apparire a molti cittadini come inafferrabile, impossibile da conoscere da un punto di vista umano. Quei curiosi messaggi elettorali rispondono alla necessità di migliorare questo punto», aggiunge Nidermeyer.
Tutto ciò non significa di certo che i tedeschi siano elettori emotivi. È vero il contrario. «Le emozioni nei confronti dei candidati non giocano certo un ruolo decisivo nelle elezioni tedesche», assicura Joachim Trebbe, esperto in comunicazione politica e professore della Freie Universität di Berlino, «è successo nel passato, con Willy Brandt. Ma a partire de Helmut Kohl, i tedeschi osservano la cancelleria da un punto di vista molto razionale ed economico. Fino a quando la disoccupazione rimane bassa, la crescita economica si mantiene e le politiche europee godono di appoggio (in patria, ndr), per il popolo tedesco non c’è semplicemente ragione di votare per il cambiamento». Ed è questa precisamente la situazione, dopo i segnali di ripresa nell’Ue, e alcuni indicatori positivi in Germania.
A un mese dalle elezioni, rimane però almeno un interrogativo fondamentale. Se Merkel riuscirà o no a rieditare la coalizione di centro destra attuale insieme ai liberali dell’Fdp. Stando ai sondaggi attuali, non sarà possibile. Una volta ricevuto il mandato di formare un governo, la Cancelliera avrà dunque la possibilità di sondare larghe intese, in una grande coalizione con l’Spd, o nell’ambito di un’esperimento inedito con i Verdi. Per quanto la vittoria di Merkel sia molto probabile, l’esito delle elezioni in Germania rimane piuttosto incerto e dipenderà anche da quanti punti gli euroscettici di Alternative für Deutschland (AfD) riusciranno a sottrarre alle formazioni di centro destra.
Ed è anche per questo che, nonostante il vantaggio, Merkel sta intraprendendo un’estenuante campagna, cominciata a Ludwigshafen, città di nascita di Helmut Kohl, e che prevede più di 60 comizi in 40 giorni, che ha incluso anche momenti di riflessione come la visita al campo di concentramento di Dachau, che ha destato alcune polemiche proprio per il fatto di essere avvenuta in un contesto elettorale.
Twitter: @NenaDarling