Com’era prevedibile, il vento arancione della rivoluzione di Pisapia si è sgonfiato. Ma soprattutto, le idee che credeva di aver spazzato con disprezzo e sogghigni sono ancora lì, tanto che adesso – udite udite – piacciono anche alla giunta. Un esempio su tutti: le ronde. Le voleva la Lega, le invocava De Corato: un servizio di volontari che integrasse le forze dell’ordine per garantire maggiore sicurezza in città. Per disinteresse e forse disorganizzazione, poi, non se ne è più fatto niente (tranne a Varazze, in provincia di Savona: lì «nessuno era iscritto alla Lega e sorvegliavano l’ingresso di scuole e asili, indicando ai vigili eventuali abusivi, oltre a esercitare un controllo del lungomare Europa, dove si erano registrati tentativi di violenza alle donne», diceva il sindaco Giovanni Delfino, di centrodestra).
E adesso, invece, le ronde ritornano. L’idea è dell’assessore alle politiche sociali Pierfrancesco Majorino, che chiede “utilità sociali mobili”, cioè volontari che sorveglino i luoghi più a rischio, come la metropolitana e la linea 90-91. Ronde arancioni, al posto di quelle verdi, mai partite e già andate in soffitta. Forse stavolta le cose funzioneranno, visto che l’opposizione è d’accordo. Ma il dato più evidente è che, gira che ti rigira, le idee sono sempre le stesse, non originali e copiate dagli avversari. E la somiglianza tra queste “ronde” di Pisapia e quelle vagheggiate da De Corato non sfugge a nessuno, nemmeno al Corriere.