Da un lato il fuoco “amico” della Lega Nord, con il vecchio leader Umberto Bossi e buona fetta di militanti che lo vedono come sempre più “italianizzato” o peggio ancora “fascista”, tutti pronti a contestarlo alla Berghem Fest di fine agosto. Dall’altro i dubbi di Fratelli d’Italia che continuano a preferirgli Giorgia Meloni che almeno è “una camerata originale”. E in mezzo la decisione di Silvio Berlusconi di restare ancora in campo e non mollare. Si fa sempre più irta di ostacoli la strada di Flavio Tosi verso la leadership del centrodestra.
Nelle ultime due settimane il sindaco di Verona ha lanciato la sua candidatura. Continua a lavorare alla fondazione “Dieci idee per l’Italia” e chiede primarie di coalizione. Ha ricevuto un duro affondo da parte dell’ex leader del Carroccio sulla sua leadership («Meglio Marina Berlusconi»), ma ha comunque tenuto il punto, anche perché sostenuto da un quotidiano d’area come Libero di Maurizio Belpietro. «Se c’è una cosa che va riconosciuta a Tosi è che dice le cose come stanno, le scrive nero su bianco» spiega un bossiano di ferro. «Io non le condivido e non lo sostengo, ma in questa chiave è meglio di Maroni e Salvini che invece tacciono sul futuro del movimento».
Ecco, proprio Maroni in queste due settimane è rimasto in silenzio rispetto alle aspirazioni di Tosi. È un atteggiamento che nella sede di via Bellerio leggono in modi diversi. C’è chi dice come di una certa “diffidenza” rispetto alle aspirazioni del sindaco “rottamatore” di Verona, chi invece come di “passi felpati” verso una strategia politica dai contorni ancora indefiniti, di demolizione della vecchia Lega. Perché la questione, in fin dei conti, è sempre la stessa: il futuro del Carroccio. Dal nome nuovo con cui si vocifera potrebbe presto essere ribattezzata la Lega in vista delle elezioni europee, ma pure a dove voglia davvero andare a sbattere la creatura che Bossi fondò nel 1984.
Qualche novità potrebbe saltare fuori dalla Berghem Fest della prossima settimana. La festa più antica della Lega potrebbe infuocarsi durante l’intervista che il giornalista di Libero Matteo Pandini farà proprio a Tosi il 31 sera. I bossiani minacciano fischi e proteste nello stile dell’ultima Pontida, quando sul sacro pratone iniziarono a darsele di santa ragione: c’è persino chi promette sui social network di lanciare pomodori addosso al segretario della Liga Veneta, protagonista del periodo delle scope maroniane.
Il problema di Tosi – per certi versi molto simile a quello di Matteo Renzi nel Partito Demcocratico – resta soprattutto con i “suoi” colleghi di partito. Oltre al silenzio di Maroni si è aggiunto in questi giorni il controcanto del segretario nazionale lombardo Matteo Salvini, più che mai in vecchio stile barricadero nei suoi post su Facebook e con posizioni molto più radicali rispetto a quelle di Tosi sui temi dell’immigrazione e sul ministro Cecile Kyenge. Fuori dai microfoni c’è chi sostiene che alla fine Tosi potrebbe fondare un nuovo soggetto politico o chi, come Giancarlo Galan, ex governatore del Veneto, ammette che alla fine si «schiererà con Renzi».
A quanto si apprende, infatti, sarebbero sempre di più i militanti a non vedere di buon occhio il sindaco scaligero. Le aperture all’Italia e al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, le frasi al miele verso il ministro dell’Integrazione non vengono digerite con facilità da una Lega nostalgica dei “fucili bergamaschi” e delle sagre agostane di una volta.
La frangia bossiana vuole chiarimenti. E c’è chi ricorda a più riprese che «Maroni, Salvini e Tosi, si sono presi il partito dicendo che non si sarebbero più alleati con Berlusconi». Insomma, il calderone è in fermento. Proprio come nella destra di Fratelli D’Italia. Da queste parti Tosi viene visto come un “camerata” per il suo passato nel Fronte della Gioventù, ma la punta di diamante del piccolo partito di Ignazio La Russa e Guido Crosetto resta sempre Giorgia Meloni. «Nel nostro ticket» spiega uno di loro «il candidato è Giorgia, semmai Tosi è il vice. In questo momento l’importante è dare un segnale di rinnovamento della nostra area di riferimento».
Già, il rinnovamento. Con un Berlusconi ancora fermo sulle sue posizioni («Non mollo, resto leader» ha detto ieri su Facebook), le incertezze politiche sul governo Letta dopo la sentenza della Cassazione su Mediaset, il rilancio della vecchia Forza Italia, le liti tra falchi e moderati la nebbia fatica a diradarsi. L’attesa è per la Berghem Fest ma pure per il Meeting di Rimini di questi giorni. Giovedì interverrà Corrado Passera, ex ministro dello Sviluppo Economico del governo Monti, banchiere e politico stimato da Tosi. Del resto, se c’è una fetta di potere su cui il sindaco di Verona può contare è quella delle fondazioni bancarie: molto potere e poca politica. Proprio come per Matteo Renzi.