Portineria MilanoAnche i grillini non fanno gli scontrini alle feste

Feste Pd e M5s

L’accusa partita dal blog di Beppe Grillo alle Feste del Partito Democratico («Non fate gli scontrini») rischia di diventare un boomerang contro il Movimento Cinque Stelle. Spunta infatti un video del MoviFest2013 di Trofarello, in provincia di Torino, del 5 luglio scorso, quando a margine di un dibattito con i deputati Alessandro Di Battista e Laura Castelli l’organizzatrice della kermesse annuncia (al minuto 1.19.35): «A questa festa non possiamo emettere scontrini». Era l’epoca delle polemiche sui rimborsi parlamentari, ma l’impressione è che tra gli eventi del Pd e quelli firmati M5s non ci sia molta differenza di gestione. Anzi, semmai sono le seconde che cercano di imitare le prime, talvolta senza successo.

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Del resto, quando il Movimento Cinque Stelle provò a organizzare una festa identitaria “semi nazionale” fece flop. A Mira, provincia di Venezia, per la kermesse ufficiale grillina, il 3 giugno, arrivarono appena 300 persone: immediata l’accusa ai giornali e giornalisti di averli boicottati e sabotati. Le cronache più graffianti ricordano la presenza di appena «due persone e un cane».

Così, dopo un’estate in sordina, Beppe Grillo ha deciso di prendersela proprio con le feste del Partito Democratico, eredi delle storiche feste dell’Unità del Pci. Dimenticando però che a Bovolone, sempre in Veneto, M5s e Pd hanno deciso di farne una insieme.

«C’è un pezzo di Italia che non ha alcuna preoccupazione per l’aumento Iva che dovrebbe scattare da ottobre» ha scritto sul suo blog il comico genovese citando un articolo del quotidiano Libero. «È il piccolo esercito di baristi, ristoratori, commercianti per diletto e organizzatori delle Feste democratiche. Non sono preoccupati perché nessuno di quegli esercizi commerciali a tempo paga l’Iva. E a dire il vero non paga nemmeno un centesimo di tasse. Lo ricorda il breve manuale ad uso interno per l’organizzazione di una Festa Pd».

«Le feste del Pd sono controllate e in regola con la legge», risponde Lino Paganelli, responsabile delle feste. «L’argomento è risibile e contraddittorio. La colpa delle feste sarebbe quella di non pagare l’Iva. A Grillo vorrei spiegare semplicemente che le feste non sono una azienda: per chi le organizza (dai piccoli paesi a quella nazionale) l’Iva è un costo, come lo è per tutti i consumatori», ha spiegato.

E Antonio Misiani, il tesoriere democratico attacca a testa bassa: «Quel ‘piccolo esercito’ di volontari che lavorano alle feste democratiche merita il massimo rispetto, perchè offre agli italiani migliaia di occasioni di svago e partecipazione e permette al Pd di autofinanziarsi in modo pulito e trasparente. Le feste del Pd – sottolinea Misiani – rispettano tutte le normative fiscali previste per questo tipo di manifestazioni. L’Iva, in particolare, viene pagata come la pagano i consumatori finali. È complicato accettare lezioni di fedeltà fiscale da chi, come Beppe Grillo, ha sfruttato per ben due volte a proprio beneficio i condoni fiscali tombali varati dai governi Berlusconi».

Oggi la lezione grillina paga il dazio della festa di Trofarello, 11.000 anime in provincia di Torino, dove a luglio i Cinque stelle hanno confezionato una tre giorni di dibattiti, musica e ristorazione con attivisti, parlamentari e intellettuali d’area. «Abbiamo scelto di comprare cibi a chilometro zero come pane, pasta e salumi del luogo», gonfiava il petto una delle organizzatrici, salvo poi rivolgersi ai parlamentari presenti, «in questa festa non possiamo emettere scontrini, voi come cavolo farete a giustificare la diaria?». La domanda torna al mittente. 

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