È canadese? È ambientata in una fabbrica di bombe durante la seconda guerra mondiale? Sono le domande che partono in automatico non appena si sente nominare Bomb Girls, dopodiché si storce il naso e si decide di passare oltre. Errore. Okay, il Canada non ha gli stessi mezzi e soldi degli States e si vede. Okay, il nazionalismo e il patriottismo bucano lo schermo ogni minuto. Si aggiunga il fatto che nemmeno i produttori ci contavano poi più di tanto, dato che avevano previsto di realizzare solo una miniserie di sei episodi.
Eppure Bomb Girls non è proprio uno di quegli show che dovrebbe finire nel dimenticatoio. E il pubblico l’ha capito, prima ancora dei suoi stessi creatori: il responso è stato tale da portare a una seconda stagione di 12 episodi e da ordinare la produzione di una pellicola di due ore che nel 2014 chiuderà tutte le storyline lasciate aperte. Bomb Girls, per dirla giocando sul titolo, ha fatto centro.
La chiave di lettura è tutta femminile e racconta le vicende di quattro donne all’interno di una fabbrica “rosa” impegnata nella costruzione di bombe da inviare ai soldati al fronte. Oscillando tra momenti di femminismo estremo e derive maschiliste (la pubblicità con le giovani operaie sorridenti, truccate e avvinghiate come pin-up è l’esempio più palese), la serie si rivela un guilty pleasure da manuale finendo per spingere il telespettatore a immedesimarsi, sognare e soffrire insieme alle sue eroine.
Lo show pecca, se vogliamo, nelle basi, nel voler designare come protagonista assoluta la ricca Gladys Whitman, figlia di papà, abituata a ogni tipo di lusso, che quasi per ripicca, come una bambina viziata, vuole l’unica cosa che il suo status sociale non le permette: essere un’operaia. Ma Jodi Balfour è così convincente nel ruolo e i suoi outfits così incredibilmente glamour (dagli orecchini verdi che fanno pendant con i guanti ai vestitini retro style, senza dimenticare la calze di seta) che alla serie si perdona tutto. Conquistati e sedotti dall’atmosfera modaiola che si respira al di fuori di quell’asettica fabbrica.
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