Darwin approdò alle Galapagos, il 15 settembre 1835

Link Young

Chissà se lo sapeva, il giovane Darwin, che su quelle isole laggiù avrebbe fatto più che una semplice sosta per trascorrere la notte in rada… Chissà cosa avrà pensato e che espressione avrà fatto, alla vista delle tartarughe secolari, le iguane grandi così, i pinguini equatoriali, gli albatros, e tutte quelle bestie da far invidia all’Arca di Noè… E chissà cosa avranno pensato loro di lui e del suo veliero a dondolare tra le poco pacifiche onde del Pacifico, che toccò le coste delle Galapagos il giorno quindici di settembre del lontano 1835. Chissà…

Il documentario di Google sulle isole Galapagos, mappate da Google Street View

 https://www.youtube.com/embed/NKG2qH8778U/?rel=0&enablejsapi=1&autoplay=0&hl=it-IT 

il racconto

DI PADRE IN FIGLIO
«Mamma, mamma, sarà vero davvero, che discendo da una scimmia?!» Il marmocchio impertinente e un po’ importuno entrò strillando in cucina, dove la mamma era impegnata a preparare la cena, con un bisteccone di bubalus bubalis tra i polpastrelli, pronto per la griglia, un ciotolone di solanum lycopersicum da condire con olio, aceto e cloruro di sodio, un piattone di solanum tuberosum da friggere e buon appetito.
Lei nemmeno alzò lo sguardo, che quando si cucina bisogna tenere ogni cosa sotto controllo, però non lasciò cadere il discorso:
«Ti sembra che tuo padre viva sugli alberi? – borbottò – Quello era Tarzan, caro mio, molto più affascinante di lui, ahimè, che se lo avessi incontrato lo avrei seguito nella jungla, da una liana all’altra, me lo sarei sposato tra gli elefanti e tu oggi saresti Cheeta…»
Vuoi vedere che la scimmia alla fine era lui?!
«Semmai è un orso, il babbo tuo – continuò la mamma, riempiendo di crocchette la ciotola dell’iguana – Lo vedi? Se ne sta lì e un po’ borbotta, un po’ brontola, un po’ bofonchia, un po’ grugnisce. Quindi, piuttosto discendi da un orso, caro mio. Ti va?!»
Il ragazzetto non sapeva cosa pensare: che tipo di orso? Un grizzly gli sarebbe anche piaciuto e a scuola sarebbe stato rispettato da tutti; un procione molto meno. Essere l’orsacchiotto di qualche fidanzata non sapeva se poteva essere un bene o un male: probabilmente dipendeva dalle discendenze della fidanzata e comunque erano affari suoi. Un orso bianco viveva troppo al freddo…
«Bramire – la corresse – si dice bramire, mamma. Il cane abbaia, il gatto miagola, il pinguino non so che verso faccia e l’orso bramisce, oppure ruglia, o bruisce, che pare siano sinonimi o forse sono parole che derivano una dall’altra, chi lo sa? Il grugnito è il verso del maiale e non mi pare di discendere da quello…»
«Oink!» si sentì grugnire dal salotto, dove il babbo se ne stava in poltrona a bofonchiare, brontolare e borbottare. Madre e figlio si guardarono negli occhi, per avere conferma di aver sentito entrambi il medesimo suono, poi scappò a ognuno una mezza risata, che messe insieme fecero una risata intera, perché la matematica è scienza esatta e non si scherza.
«Un po’ porcello lo sei anche tu, figliolo!» Esclamò la mamma, innaffiando i cactus. Molte cose iniziavano a spiegarsi: per esempio che il pargoletto, così bellino, all’ora dei pasti masticava sempre con la bocca aperta, schizzando dappertutto. Che tirava su con il naso anziché usare il fazzoletto, che quando credeva di essere solo e inosservato emetteva dei suoni difficilmente descrivibili, ma molto riconoscibili…
«Che cavolo dici!» Protestò lui.
«Scherzo – lo tranquillizzò lei – hai ragione, cavolo! È lì sotto che sei nato, altro che scimmie, orsi e porcelli e peccato per Tarzan: i bambini nascono sotto i cavoli, sta scritto in tutti i libri di favole e, siccome tu sei favoloso non fai eccezione.»
«Invece no – replicò il pischello – essendo un tipo eccezionale non posso che fare eccezione, altroché e il cavolo te lo lascio per l’insalata.»
«Lo so – continuò – che sono le cicogne a portare i neonati, svolazzando per di qua in primavera e per di là nell’autunno, verso i Poli in estate e verso l’Equatore in inverno. Le studiamo a scuola, le scienze, cosa credi?!»
«Credo che tu sia stato portato da una sula dai piedi blu, semmai: un po’ papero e un po’ pinguino… Siamo alle Galapagos, bellino, non a Siviglia: qui di cicogne non ne atterrano nemmeno a sbagliare strada, figurati se si sobbarcano la fatica di trasportare un cucciolo di bipede di specie umana evoluto e cicciottello come te… Di quei buffi uccelletti con le zampe colorate, invece, ne trovi su ogni scoglio e, a guardarti bene, vi somigliate pure un po’. Soprattutto di profilo.»
A questa ultima provocazione il piccolo Charles decise che non era più il caso di controbattere. Se ne uscì nel giardino dal suo cucciolo di tartaruga e:
«L’ultimo che arriva al cancello – lo sfidò – fa penitenza!»
Ovviamente arrivò primo.

la fotografia

Si chiamava Hms Beagle la nave che portò Darwin alle Galapagos. Hms significa Her Majesty Ship, cioè nientemeno che nave di sua maestà, mentre beagle deriva dalla razza canina. Quella di Snoopy, per intenderci, o del Pokémon Smeargle.
Era un brigantino, quella nave: un veliero snello e affusolato, dotato di due alberi e vele quadre, come quelle dei più grandi galeoni.
Uno dei canali attraversati durante il viaggio nella fredda Terra del Fuoco, a due passi dal Polo Sud, si chiama oggi Canale di Beagle, in suo onore, e arriva – guarda un po’ – fino alla Baia di Darwin, che è proprio il nostro Charles, a bordo del veliero di passaggio.
 

il video

 https://www.youtube.com/embed/XbtzQVMoIvU/?rel=0&enablejsapi=1&autoplay=0&hl=it-IT 

Se vuoi saperne di più sulla teoria dell’evoluzione, la sua origine e le sue conseguenze, su Charles Darwin, la sua barba e le sue intuizioni, puoi chiedere a un professore di università, ma è probabile che usi termini come antropologia, gastroenterologia o fisiognomica e alla fine è meglio andare al bar a parlare di pallone. Allora puoi provare a rivolgerti a uno scrittore, un teatrante, un attore, magari con il Premio Nobel in saccoccia, che non guasta mai. Di sicuro ne saprà meno del professorone, ma te lo saprà raccontare meglio, con parole sue e qualche espressione divertente, che non guasta neppure lei.
 

la pagina web

Hai voglia di badare a una tartaruga, ma le isole Galapagos sono lontane e non hai una barca sotto il letto? Vorresti assistere allo schiudersi delle uova sulla spiaggia? Non è detto che tu ci debba rinunciare, anzi. Sull’isola di Lampedusa, nell’estremo Sud dell’Italia, ha sede uno splendido centro di tutela e osservazione ed è senz’altro possibile proporsi come volontario. Prova a guardare l’apposita pagina web che il Wwf ha realizzato, dove ogni cosa viene spiegata al meglio e, se alla fine davvero ci andrai, ricordati di mandarmi una cartolina!

i nostri eroi

Al timone del brigantino reale Beagle fu comandato un giovane tenente della marina britannica: Robert FitzRoy, incaricato di circumnavigare l’America meridionale, giù, giù, giù per le coste dell’Argentina e su, su, su per quelle del Cile, con intrigante transito attraverso lo Stretto di Magellano e la Terra del Fuoco. Tutto per cinque anni meno un po’. Fu sua l’idea di ospitare a bordo qualcuno con cui chiacchierare, per non impazzire di solitudine durante le varie traversate e confrontarsi sulle novità incontrate. I membri dell’equipaggio, ne deduco, gli stavano antipatici… La scelta – ottima, direi – cadde su quel giovane naturalista che si chiamava Charles Darwin, evidentemente più simpatico del mozzo di bordo o di un luogotenente qualsiasi.
Oltre che abile lupo di mare, il FitzRoy era anch’egli un grande osservatore e curioso indagatore del mondo. Una delle sue passioni naturali erano le nuvole e la meteorologa, di cui diventò negli anni uno dei maggiori conoscitori della sua epoca, fino a essere considerato tra i precursori delle previsioni del tempo, che egli annunciava la sera prima per il giorno dopo, un po’ per scommessa, un po’ per deduzione. E se era rosso di sera…

Tra pirati, corsari e filibustieri, andar per mare è sempre stata un’avventura. Ai Caraibi li chiamavano bucanieri e fu proprio uno di loro, tale Ambrose Cowley, a circumnavigare nel 1684 il continente fino alle coste del Pacifico, raggiungendo le isole Galapagos. Presa una matita e dei grossi fogli di carta, guardandosi bene intorno cominciò tracciare una mappa dettagliata delle coste, con i loro golfi, le penisole, le insenature e i promontori. Nel nome dell’amicizia battezzò ognuna di quelle isole con il nome di un suo compare bucaniere: a Nord l’isola Lord Culperer accanto all’isola Lord Wenman; la grande isola Duke of Albemarl e la piccola isola Bruttles, via via fino all’ultimo isolotto e l’ultimo pirata.
Il suo lavoro risultò utile per tutti i naviganti da quei giorni in poi, compreso mister Darwin durante il suo viaggio sul Beagle, per saper dove attraccare per il picnic o quanto al largo veleggiare senza il rischio di urtare uno scoglio.

Qualche anno dopo Darwin, lo zoologo svedese Carl Jacob Sundevall ha osservato, ammirato e classificato un altro eroe dell’arcipelago: lo Spheniscus Mendiculus, con nome rigorosamente latino, che chiamarlo pinguino delle Galapagos pareva troppo semplice.
Il solo fatto di trovare un pinguino all’Equatore, troppo lontano dal Polo Sud per andarci a nuoto o galleggiando su un iceberg, farebbe incuriosire chiunque. Però lo Spheniscus ci si trova molto bene, al caldo, altroché. Alto mezzo metro e pesante poco più di due chili, passa per essere tra i pinguini più piccoli, ma a lui che importa? I suoi cuginoni se ne stanno tra i ghiacci e nemmeno lo sanno, di avere un parente lassù…

quattro domande a…

… Eva

Signora Eva, primadonna per definizione, posso chiamarla mamma?
Meglio mamma che nonna o bisnonna, che poi la sono, pure bis-bis-bis-bisnonna con tutti i bis che vuole ma, in quanto prima, mi prendo il diritto di essere mamma di tutti ed ognuno, figlio mio, purché non mi si chieda di rammendare i calzini, stirare le camicie o cucinare una cotoletta.
Non sia mai, madre mia. Ormai siamo ben oltre il Duemila e ci siamo evoluti – almeno credo – anche nel campo dei mestieri da maschietto o femminuccia. Ma mi dica: Adamo come sta?
Bene, sta sempre bene lui. Dice che peggio della cacciata dal Paradiso non gli può capitare, quindi prende ogni cosa con semplicità e superficialità e vive allegro e beato. La cosa, le dirò, a volte mi infastidisce: una volta, per il nervoso, presi un pomo – già, sempre le mele, noi… – e glielo tirai. Sbagliando mira, però, tanto che finii per colpire in piena fronte un tipo, che si alzò e scrisse la teoria della gravità. Siete strani, voi umani…
È stata anche quella una bella evoluzione! A proposito di teorie, cosa ne pensa di quella darwiniana?
Guardi, eravamo già piuttosto evoluti anche noi ai tempi del Paradiso Terrestre. Mele come le nostre non le trova più, al mercato; il malefico serpente era astuto e diabolico, nel vero senso della parola; pure Adamo, nei suoi anni migliori, era bello e muscoloso come il vostro Tarzan.
Ora mi dica, lei che è donna di mondo, qual è il vero paradiso sul nostro tanto bistrattato pianeta Terra? Così magari ci vado in ferie.
La faccio facile: l’arcipelago delle Galapagos. So che è poco originale, come risposta, ma mica le potevo dire Casalpusterlengo. A proposito, mi consiglia un ristorante a Casalpusterlengo? Volevo farci un weekend con il mio Adamino!
 

ti consiglio un libro

Luca Novelli – DARWIN E LA VERA STORIA DEI DINOSAURI – Editoriale Scienza
Non ha mai incontrato un dinosauro, Darwin, nemmeno alle Galapagos: o loro si erano estinti troppo presto, oppure lui era nato troppo tardi. Ha studiato i lombrichi, che però non sono dinosauri, e le iguane che, in piccolo, un po’ ci si avvicinano. Però proprio mentre Charles se ne andava a spasso per il mondo, qualche paleontologo cominciava a trovare traccia di questi esseri giganteschi, dando il via a una splendida avventura molto indietro nel tempo. Le due storie si intrecciano bene e dagli intrecci – secondo la teoria dell’evoluzione – chissà che non ne nasca qualcosa di interessante…

Twitter: @andreavalente