Ecco come Cremona torna a esser la capitale del violino

Fra musica e arte

«Senza cultura non si fa niente, né all’interno delle imprese, né fuori», afferma con tono convinto il cavalier Giovanni Arvedi (Gruppo Arvedi) sulle note di due pezzi di Bach suonati da Antonio de Lorenzi su un violino Stradivari del 1715, all’Auditorium del nuovo Museo del Violino di Cremona, che oggi porta il suo nome.

È un legame antico e indissolubile quello che esiste tra Cremona e l’arte della costruzione del violino: in città si contano ancora circa duecentocinquanta botteghe di liutai, e un’illustre scuola di liuteria, non a caso, il “saper fare liutaio”, è stato riconosciuto lo scorso anno dall’Unesco quale patrimonio dell’umanità.

La Fondazione Arvedi, a questo proposito, ha deciso di appoggiare questa grande tradizione finanziando interamente l’apertura del nuovo Museo del Violino, con tanto di Auditorium e Centro di Ricerca, nel Palazzo dell’Arte di Cremona. «È la prima volta che vengono aperte le sale di questo palazzo per farne un museo, spiega a Linkiesta Virginia Villa, direttrice generale, circondata da violini del ‘700, ben inseriti tra le modernissime installazioni multimediali e tra un grande numero di postazioni di illustrazione al pubblico, che promettono una visita suggestiva e coinvolgente, tra storia, strumenti e tecnologia. «È un museo tutto da vedere e sperimentare, grazie anche alla multimedialità, che permette un’esperienza diversa a seconda di chi la vive», garantisce la direttrice indicando il percorso studiato apposta per i bambini, che tra suoni, immagini e profumi (nella simulata bottega di Stradivari dove si assiste all’intera produzione dello strumento, si respira odore di legno e resine), trasforma il museo in un luogo vivo.

Qui si possono esplorare cinque secoli di storia della liuteria di questa città, venendo a contatto con i grandi maestri e i loro strumenti: Andrea Amati, il capostipite della famiglia, i suoi figli Antonio e Girolamo, suo nipote Nicolò; Antonio Stradivari del quale sono in mostra dieci capolavori; Giuseppe Guarnieri «del Gesù» e la sua famiglia; Lorenzo Storioni e Francesco Rugeri.

«È un evento importante per la città e per il mondo intero perché si tratta del più importante museo in Europa per quantità di pezzi e per qualità», spiega Alessandro Bardelli, addetto alla comunicazione del Museo, mentre illustra appassionatamente i lavori dei più grandi liutai italiani del del XIX e XX secolo.

Cremona cinque secoli fa fu culla della liuteria e oggi consolida la sua centralità nel panorama mondiale della liuteria grazie al progetto Friends of Stradivari, che offre ai possessori degli strumenti l’opportunità di esporli, con tutte le garanzie di sicurezza e professionalità del caso. Strumenti di grandi collezionisti, normalmente non accessibili al pubblico, come quello di Henry Ford, oggi esposto nel museo, sono in questo modo ammirati, studiati e valorizzati da visitatori esperti e qualificati che, da ogni Paese, arrivano a Cremona sulle tracce dei grandi Maestri.

«Tutti i collezionisti riconoscono il primato di questa città, e il museo contribuisce a rendere internazionale questo aspetto della nostra cultura e del nostro patrimonio artigianale», spiega Paolo Bodini presidente dei Friends of Stradivari, che rassicura che il network è aperto non solo a coloro che utilizzano o custodiscono strumenti di scuola classica cremonese, ma anche a coloro che li studiano, li amano e vogliono sostenere lo sforzo di promozione e sviluppo della liuteria sul versante culturale. Grazie agli strumenti di questi collezionisti ospitati nel museo, insieme a quelli della collezione della città di Cremona e della Fondazione Walter Stauffer, nessun altro museo in Europa può attualmente vantare una collezione così importante e completa di strumenti ad arco della scuola di Cremona.

All’entrare nella bottega di Antonio Stradivari, riprodotta nel museo, ci si immerge nel genio, nella manualità e nella storia. Gli attrezzi, le forme in legno, i modelli cartacei per viole, i violini, i violoncelli, le arpe, i liuti e gli strumenti a corda dopo la morte del liutaio, furono ceduti dal figlio Paolo al Conte Ignazio Alessandro Cozio di Salabue. «La collezione, costituita da circa 1300 pezzi, dopo numerose vicissitudini fu venduta nel 1920 dall’ultima erede di Cozio, la marchesa Paola Dalla Valle del Pomaro, al liutaio bolognese Giuseppe Fiorini, per la cifra di centomila lire. Per superare offerte concorrenti dovette ricorrere ad ingenti debiti, eppure dieci anni dopo donò l’intera raccolta alla città di Cremona, con il vincolo che i reperti fossero esposti e l’accordo che fosse istituita una scuola di liuteria», racconta Bardelli e racconta che nel museo sono esposti circa 700 pezzi di grande rilevanza storica e artistica, attraverso i quali è possibile ricostruire i dettagli tecnici della costruzione degli strumenti ad arco secondo il metodo stradivariano e attraverso i quali è possibile conoscere meglio il genio del liutaio nei suoi gesti quotidiani.

Giovanni Arvedi, finanziatore dell’intero progetto, si merita così il nome dell’Auditorium, un gioiello di ingegneria acustica da 464 posti. «Questo strumento è un’espressione incredibile della genialità dell’uomo, dell’artigianalità italiana, uno strumento unico di cui non ci si può non innamorare, perché è un’espressione di pura spiritualità; come da quelle corde possa uscire un suono così sublime è un vero miracolo», afferma Arvedi seduto nella nuova sala, ricavata nell’originale Salone delle Adunate di Palazzo dell’Arte, dove l’acustica è stata curata dall’ingegnere Yasuhisa Toyota, uno dei più grandi esperti mondiali del settore e già capo progetto di oltre 50 sale concerto nel mondo, dalla Mariinsky Theatre Concert Hall di San Pietroburgo alla Walt Disney Concert Hall di Los Angeles,
Il livello di perfezione dell’acustica raggiunto è tale da consentire la registrazione in diretta di concerti eseguiti all’interno della sala. A partire da Sabato, quando il museo verrà aperto al pubblico in concomitanza dell’inizio del Festival Stradivari, che fino al 13 Ottobre prevede mostre, convegni e sofisticati concerti, i preziosi violini cominceranno a suonare nell’Audiotrium sotto le mani dei più celebri violinisti internazionali, e sarà una vera sinfonia di cultura e una gran bella musica.

Twitter: @Ginivis

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