A due settimane dalle elezioni in Germania e con la vittoria di Angela Merkel che appare già scontata, alcune sorprese sono ancora possibili. Una tra tutte è la possibile rimonta del partito euroscettico Alternative für Deutschland (AfD) che secondo gli ultimi sondaggi è a un passo dal superare lo sbarramento del 5 per cento per entrare nel Bundestag. La ricetta euroscettica colta fa presa su un segmento significativo della popolazione e pone interrogativi importanti al resto dei partiti tradizionali. In un sistema politico che prevede la formazione di coalizioni, il successo dei piccoli può essere una minaccia per la cancelliera.
Secondo gli ultimi sondaggi dell’istituto demoscopico Forsa, uno dei maggiori del paese, il partito fondato dal docente di economia Bernd Lücke ha aumentato la sua base di consenso fino al 4 per cento, con gli analisti che ammettono che è molto difficile fare previsioni per questa formazione politica, nata pochi mesi prima delle elezioni e che nessuno si sarebbe mai aspettato potesse giocare un ruolo rilevante già in questa tornata elettorale.
La campagna elettorale del partito, su fondo azzurro e simbolo rosso, rinuncia a ritrarre il candidato e presenta cittadini normali che si pongono quesiti sul futuro della Germania. Ci sono padri con le figlie, donne in carriera che leggono quotidiani e ciclisti (tutte scelte non a caso) che si chiedono: «Perché tutti i nostri soldi vanno in aiuti alla Grecia invece di essere investiti per migliorare strade e ponti?», o anche, «perché i pensionati sono abbandonati con una pensione sempre minore nei loro portafogli? Chi sta pagando per i debiti che i nostri politici stanno contraendo?».
Il ministro delle Finanza Wolfgang Schäuble, uomo forte del governo di Merkel, ha dovuto ammettere due settimane fa che sarà necessario un nuovo pacchetto di aiuti per la Grecia, «ma in nessun modo un taglio del debito». Le sue parole sono state ricevute come l’ennesimo tradimento di una promessa e a distanza di pochi giorni sono apparsi i risultati nei sondaggi. L’alternativa proposta da AfD è un euro ridotto tra paesi economicamente più omogenei, che permetterebbe a quelli in crisi di riadottare una propria moneta e quindi svalutare per tornare competitivi. Il messaggio, appoggiato da economisti e giornalisti, si dirige a una borghesia informata e preoccupata per i propri risparmi. Secondo Klaus-Peter Schöppner, presidente dell’istituto di sondaggi Emind, AfD ha ancora la possibilità di rubare fino al 2 o 2,5 per cento all’Unione Cristiano Democratica di Merkel così come agli altri partiti, «resta una sfida emozionante», ha detto.
Non c’è solo la Grecia tra le cause dell’accelerazione di AfD in campagna elettorale. Si contano almeno altri due episodi: da una parte l’aggressione da parte di estremisti di sinistra contro Bernd Lücke, mentre parlava di fronte a un piccolo pubblico da un palcoscenico a Brema. Dall’altra lo scambio di frecciate del leader con alcuni rinomati sondaggisti. Lücke ha infatti denunciato la presenza di «un problema con i sondaggi di opinione», dopo aver rilevato, «un accordo per sminuire AfD con i numeri e non fare così alcun torto ai loro maggiori clienti, e cioè i partiti tradizionali». L’accusa ha scatenato le reazioni indignate di alcuni istituti come lo stesso Forsa ma è servita ad alzare l’attenzione sul partito. D’altronde, secondo un sondaggio della scorsa settimana di YouGov, il 55 per cento dei tedeschi considera che l’euro «dovrebbe essere riservato a un gruppo di paesi economicamente omogenei tra loro», che è esattamente la proposta centrale di AfD. Secondo lo stesso studio, il 52 per cento della popolazione è contraria a concedere altri aiuti economici ai paesi della moneta unica.
Se AfD dovesse riuscire a raggiungere il 5 per cento in queste elezioni si stravolgerebbero le tradizionali dinamiche di potere tra partiti. In questo caso in fatti, la coalizione tra CDU e liberali dell’FDP non sarebbe sicuramente possibile. Nemmeno il centro sinistra, con l’alleanza tra socialdemocratici (SPD) e Verdi ce la farebbe. L’opzione più probabile sarebbe quella di una grande coalizione. Fino ad ora i grandi partiti hanno semplicemente schivato AfD nel dibattito di campagna elettorale. L’intenzione era quella di evitare di regalare pubblicità alla neonata formazione. Ieri però Merkel si è vista costretta a riferirsi agli euroscettici nel corso di un’intervista con il Welt am Sonntag, rifiutando la possibilità di allearsi con AfD: «I tedeschi sanno bene che l’Euro è positivo per la Germania», ha detto. Poco prima, forte dei risultati, Lücke aveva offerto alla cancelliera la sua disponibilità a formare una coalizione di centro destra.
A due settimane dalle elezioni, anche l’SPD è riuscita a recuperare punti. Con la CDU ferma al 40 per cento, i socialdemocratici sono dati ora al 27 per cento, e il loro candidato, Peer Steinbrück, che si è difeso bene nel dibattito faccia a faccia, potrebbe avere il 35 per cento delle preferenze se l’elezione fosse diretta. È il suo risultato migliore dall’inizio della campagna, nonostante la popolarità di Merkel rimanga imbattibile. Un’altra grande sorpresa che potrebbe uscire dalle urne tedesche sarebbe quella di una coalizione tripartita a sinistra, con la partecipazione di Die Linke. È una teoria sapientemente alimentata dal centro destra per fare leva sul «pericolo rosso» e portare quanti più elettori possibili alle urne. A livello federale sarebbe un inedito ma è una possibilità che non dispiacerebbe all’ala sinistra dell’SPD, che sarebbe disposta quantomeno a cercare un governo di minoranza con i Verdi tollerato da Die Linke sulla base di un programma precedentemente stabilito. Sarebbe questa l’unica remota possibilità di mettere fine all’era merkeliana.
Twitter: @NenaDarling