Qualche sussulto. Niente tracolli. Invece che di grande paura, la giornata dell’Italia sui mercati finanziari di può definire di grande apnea. Un’apnea che durerà fino a mercoledì, quando cioè Enrico Letta tenterà la sua ultima carta: ottenere la fiducia del Parlamento. Negli investitori c’è però un cauto ottimismo in un esito positivo del voto. Una crisi di governo non giova a nessuno. Non ora, perlomeno. Non è chiaro tuttavia che cosa potranno fare i parlamentari del Pdl. Ecco il motivo dell’apnea.
Il bagno di sangue non c’è stato. Il timore che si potesse ripresentare la volatilità dell’autunno di due anni fa per ora è stato fugato. Da Palazzo Chigi guardano con attenzione i movimenti dei bond italiani sui mercati obbligazionari e l’andamento di Piazza Affari. C’era molta preoccupazione per l’apertura di oggi. Eppure, il differenziale di rendimento fra Btp decennali e Bund di pari maturity ha subito poche oscillazioni, restando fra i 264 e i 290 punti base. Più pesante invece il Ftse Mib, il principale listino di Borsa Italiana, appesantito dall’intero comparto bancario, specie dopo le dimissioni di Enrico Cucchiani da Intesa Sanpaolo, e dalle azioni della galassia Berlusconi, ovvero Mediaset, Mondadori e Mediolanum.
Nel frattempo, iniziano ad arrivare gli allarmi delle agenzie di rating. Fitch, in una nota di metà mattina, ha evidenziato che stallo politico e crisi di governo possono minare l’attuale giudizio sul Paese, ora a quota BBB+. Parole analoghe a quelle usate da Standard & Poor’s nel luglio scorso, quando abbassò il rating italiano. Lo spettro del downgrade, che potrebbe portare l’Italia a un livello “Junk”, aleggia con insistenza sulla penisola. Se così fosse, lo spazio di manovra per gli investitori si ridurrebbe e sarebbero costretti a riallocamenti di portafoglio capace di impattare in modo rilevante sul Paese. Come? Lo scrive Jefferies, che ritiene probabile uno scenario quasi apocalittico, in caso di un nuovo declassamento del rating italiano. «Sarebbe possibile una richiesta di intervento diretto delle Outright monetary transaction (Omt, il programma di acquisto di bond governativi della Banca centrale europea, ndr), in modo da abbassare gli oneri sul debito pubblico e vincolare il Paese alle riforme strutturali richieste da anni», scrive la casa d’affari statunitense. Un quadro, però, difficilmente realizzabile in assenza di un governo forte, conditio sine qua non dell’attivazione delle Omt. Non solo. Bisogna anche attendere che il meccanismo della Bce venga approvato dalla Corte costituzionale tedesca, che si riunirà il 22 ottobre per verificare la legittimità delle Omt.
Il gesto di Berlusconi non ha intimorito gli investitori più di tanto. Come scrive HSBC, quella del Cavaliere «è una scommessa enorme. Tuttavia, è difficile che possa risultare vincente». Colpa della sua posizione oltranzista che non è piaciuta e non sta piacendo a sempre più esponenti del Pdl. L’aperto dissenso dimostrato da una ventina di parlamentari pidiellini potrebbe quindi spaccare in due il partito, dando a Letta la maggioranza necessaria per vincere il voto di fiducia e continuare con l’iter amministrativo per mettere in sicurezza quelle che sono le due priorità odierne: legge di stabilità e nuova legge elettorale. Ne è convinto anche il Credit Suisse, che in una nota di stamattina ha rimarcato come probabilmente l’esperienza di governo di Letta continuerà fino alla fine dell’anno.
Intanto, sul fronte Ue, i portavoce della Commissione tengono la bocca cucita. Di contro, sono diversi i funzionari che, a microfoni spenti, continuano a rimarcare l’assurdità di un gesto, quello di Berlusconi, che non serve né all’Italia né all’eurozona. «La difficoltà di interpretazione di questa mossa è racchiusa nelle continue giravolte di Berlusconi», spiega una fonte diplomatica francese a Linkiesta. In altre parole, «può succedere tutto e il contrario di tutto, ma Berlusconi sembra, e ripeto sembra, più abbaiare che mordere davvero», continua. Un ragionamento che è in linea con quanto prevista anche dagli investitori. Tuttavia, la preoccupazione espressa da diversi funzionari della Commissione europea nella serata di sabato scorso non è ancora terminata. Spiegano fonti europee che lo scenario è talmente incerto che potrebbe essere a rischio l’approvazione della legge di stabilità, il cui limite è fissato per il 15 ottobre. Ironia della sorte, il giorno dopo il presidente del Consiglio dovrebbe partecipare a un appuntamento con il presidente statunitense Barack Obama. Riuscirà ad andarci da capo del governo o no?