Non c’è crisi economica, governo di scopo, o riforma elettorale del porcellum che tenga. «La nostra è una linea del buonsenso, è un appello alle forze di centrodestra e centrosinistra: il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sciolga le camere e nel giro di 45 giorni si vada a votare. Non c’è niente di peggio che un governo instabile e raffozzanato con due o tre voti per andare avanti», spiega Daniele Capezzone, presidente della commissione Finanze alla Camera, ex portavoce del Popolo della Libertà e ora in Forza Italia. Dopo le dimissioni dei ministri del Pdl ormai la crisi è nei fatti. «Mi pare che non ci siano grosse novità rispetto ai giorni passati. L’ho già ribadito più volte. Il presidente Berlusconi ha preso la decisione migliore dopo che il Partito Democratico si è comportato in modo inaccettabile su due fronti per noi fondamentali».
Quali?
Primo fronte quello del terreno fiscale perché il Pd ha di fatto scelto di far aumentare l’iva, un’altra misura recessiva sulla pelle dei contribuenti.
E poi?
Secondo per una fondamentale questione di democrazia perché il Pd, contraddicendo decine di giuristi, vuole di fatto agire come un plotone di esecuzione e sbattere fuori Silvio Berlusconi dal Senato. L’una e l’altra cosa non sono per noi accettabili. È nella logica delle conseguenze. Il governo non ci ha dato risposte: per questo motivo Berlusconi e il Pdl hanno tratto le conseguenze».
Quindi si va a votare, non siamo di fronte a un bluff, come si sostiene in ambienti anche di centrodestra?
Non c’è alcun bluff. Credo sia la scelta migliore ridare la voce al popolo sovrano: questa esperienza è finita. A nostro avviso deve essere restituita la parola ai protagonisti e ai depositari della sovranità popolare, cioè i cittadini.
Eppure sembrano esserci delle resistenze nel Popolo della Libertà. In queste ultime 24 ore si raccontava che alcuni ministri del Pdl sarebbero stati pronti a sostenere un Letta bis, come Gaetano Quagliariello o Maurizio Lupi
In Italia si dà spesso troppa importanza ai retroscena e non alla scena. Sulla scena mi pare che le cose siano molto chiare. Sono state fatte delle scelte a livello di governo che non possiamo condividere, per questo motivo abbiamo dato le dimissioni.
Non ci sono spiragli per evitare la crisi di governo?
In questo momento l’unica soluzione è il voto
Ma non c’è il rischio dell’instabilità economica e della reazione dei mercati internazionali?
Il problema semmai è opposto. È meglio un governo che vive alla giornata oppure un nuovo governo, uscito dalle urne, che possa ridare stabilità al Paese?
È la linea anche di Paolo Gentiloni del Partito Democratico, un renziano di ferro
Non c’è linea che tenga in questo momento, è semplicemente buonsenso che, in questo momento, dovrebbe esserci sia a destra sia a sinistra
Eppure votare a novembre è secondo molti una soluzione inaccettabile, in particolare al Quirinale non sono proprio dell’idea. L’Italia ha bisogno di stabilità e riforme
Al voto i cittadini potranno finalmente scegliere se stare dalle parte dei liberali guidati da Berlusconi oppure dall’altra parte potranno scegliere il partito delle tasse e della galera perché questo è oggi il Partito Democratico.
Ma questo succederà anche nel caso in cui Berlusconi finisse agli arresti domiciliari e venga interdetto dai pubblici uffici?
Sono questioni di cui non voglio nemmeno parlare, nè voglio immaginare
Eppure è una possibilità: Berlusconi sarà leader del centrodestra anche in stato di arresto?
Le spiego una cosa. Mi auguro che i nemici del centrodestra non arrivino a tanto e consentano a Berlusconi di essere giudicato dal popolo, da quei 10 milioni di elettori che lo hanno votato alle scorse elezioni: solo i cittadini potranno giudicarlo.
Se dall’altra parte ci fosse Renzi forse il Partito Democratico sarebbe un po’ meno, come dice lei, tasse e manette?
Guardi qui non è questione di persone. Il nostro non è un ragionamento sui soggetti. La musica nel Partito Democratico è una e non cambia se ci sarà Renzi oppure Enrico Letta a sfidare Berlusconi