Kenya: l’esercito prende il controllo del Westgate

L’attentato di Nairobi

Aggiornamento 24 settembre – Sono le ore conclusive del blitz delle forze di sicurezza kenyote nel centro commerciale Westgate di Nairobi, assalito da un commando di miliaziani jihadisti. Un’emittente locale, Citizen Tv, ha riferito che le truppe kenyote hanno ucciso «sei dei rimanenti assalitori». L’emittente non ha però aggiunto alcun altro dettaglio, né specificato la fonte della notizia. In precedenza le autorità del Kenya avevano annunciato che erano stati uccisi almeno tre uomini del commando (composto da un numero di uomini che varia, secondo le fonti, da 10 a 15). Ieri fonti ufficiali kenyote avevano sostenuto di aver messo «sotto controllo» la struttura, ma nella mattinata locale (all’alba in Italia) c’è stata una nuova raffica di spari.

Tra le fila dei terroristi ci sono anche «due o tre americani e una cittadina britannica», ha detto il ministro degli Esteri kenyano Amina Mohamed alla Pbs, a margine dell’Assemblea generale dell’Onu a New York. 

Aggiornamento 23 settembre – La Croce Rossa kenyana ha aggiornato a 62 morti accertati, tra cui almeno 13 stranieri, il bilancio delle vittime dell’assalto al centro commerciale Westgate di Nairobi. Altrettanti sarebbero i dispersi, mentre resta ancora incerto il numero degli ostaggi in mano ai terroristi.

La polizia kenyana ha arrestato 10 persone sospettate di aver avuto un ruolo nell’attacco terrorista nel centro commerciale di Nairobi, che ha fatto oltre 60 vittime. È quanto annunciano le forze dell’ordine con un messaggio sul loro profilo twitter. Il Ministero della Difesa ha fatto sapere che tre terroristi sono morti nel conflitto a fuoco, mentre divers altri sono stati feriti.

Secondo quanto riferiscono le forze di Difesa del Kenya su Twitter, sono tre i terroristi rimasti uccisi nel blitz delle forze kenyane al Westgate di Nairobi, mentre un numero imprecisato di assalitori è rimasto ferito. Anche 11 soldati sono rimasti feriti nell’operazione, mentre 200 civili sono stati tratti in salvo, di cui 65 sono stati ricoverati in diversi ospedali. Il bilancio delle vittime, sempre secondo le forze kenyane, è di 62 morti accertati.

Secondo la catena Nakumatt, che possiede un ampio supermercato nel centro commerciale Westgate a Nairobi, sarebbero in salvo 229 dei suoi 234 dipendenti in servizio all’inizio dell’attacco dei terroristi. Secondo quando riferisce la stessa compagnia, due membri dello staff sono stati uccisi, altri due sono feriti e ricoverati in ospedale, mentre un quinto risulta disperso. 

Sono di diverse nazionalità i membri del commando che hanno preso d’assalto il centro commerciale Westagate di Nairobi. È quanto afferma il capo dell’esercito kenyano, Julius Karangi. Il commando è «chiaramente multinazionale», gli assalitori «vengono da diversi paesi», ha aggiunto parlando di «terrorismo mondiale».

Le forze speciali, secondo fonti militari, avrebbero preso il controllo di tutti i piani del mall Westgate di Nairobi, in Kenya, da tre giorni sotto assedio. Almeno due terroristi sarebbero stati uccisi nell’operazione, mentre altri si sarebbero fatti saltare in aria. Non è noto il numero degli ostaggi ancora all’interno dell’edificio, sebbene le autorità lo definiscano «minimo». L’azione delle teste di cuoio, ad ogni modo, non sarebbe conclusa.

Il capo dell’esercito kenyano, Julius Karangi, ha affermato che il commando al-Shabaab è «chiaramente multinazionale», e gli assalitori «vengono da diversi Paesi». Si tratterebbe di una fenomeno di «terrorismo mondiale». Inoltre alcuni dei miliziani si sarebbero vestiti da donna per mimetizzarsi tra la folla, prima di attaccare il centro commerciale.

Verso l’una, secondo l’inviato del Guardian, l’esercito keniota avrebbe lanciato gas lacrimogeni attorno all’edifico per sgombrare la folla, temendo possibili infiltrazioni di altre unità di al-Shabaab. Un’ora prima, hanno avuto luogo almeno 10 forti esplosioni, che hanno prodotto una densa colonna di fumo. Fonti della sicurezza l’hanno definito un tentativo delle forze speciali di entrare dal tetto. 

In mattinata è avvenuta un’intensa sparatoria all’interno del centro commerciale. L’esercito ha annunciato su Twitter che «la maggior parte degli ostaggi è stata recuperata e le forze di sicurezza hanno preso il controllo della maggior parte dell’edificio». La Croce rossa keniota ha stimato che le vittime sarebbero 62 (e non 69 come prima comunicato), tra cui quattro inglesi, e che 63 persone risulterebbero disperse.

La colonna di fumo che si leva dal centro commerciale assediato

I sequestratori sarebbero tutti uomini, ma alcuni indosserebbero indumenti femminili. Pare quindi smentita la presenza della cosiddetta Vedova Bianca: Samantha Lewthwaite, 29 anni, cittadina britannica convertita all’Islam, così chiamata perché era sposata con Jermaine Lindsay, uno degli autori degli attentati a Londra del 7 luglio 2007. 

Intanto, sulla pagina Twitter di Al-Shabaab si afferma che nel commando terroristico vi sarebbero stati diversi occidentali, tre americani, un canadese, un finladese ed un britannico. Altri militanti sarebbero stati somali e del Kenia. L’Fbi sta verificando l’informazione.

Un portavoce del gruppo terroristico somalo al Shabaab aveva nella mattina di lunedì autorizzato l’uccisione degli ostaggi rimasti nel centro commerciale, se fosse continuata l’operazione delle forze di sicurezza keniote contro di loro.

I giudici del Tribunale Penale Internazionale dell’Aja hanno deciso di aggiornare per una settimana il processo per crimini contro l’umanità a carico del primo vicepresidente kenyota, William Ruto, così da consentirgli di rientrare in patria e di seguire gli sviluppi della crisi legata alla presa di ostaggi nel Westgate. 

Il racconto da Nairobi di Alessandro Montesi: 

NAIROBI (KENYA) – Gli slum sono ritenuti speso i luoghi più pericolosi nelle città africane, ma ieri la criminalità terroristica ha colpito uno dei quartieri più sicuri e più ricchi di Nairobi. Il centro commerciale nella zona di Westlands, luogo di incontro per molti businessman, è stato teatro di uno degli attacchi terroristici più feroci degli ultimi periodi nell’Est Africa.

Parlando alla nazione, il presidente Uhuru Kenyatta ha spiegato che nell’attacco ha perso dei membri della sua famiglia, e si è unito a tutti i keniani per estendere il suo più profondo cordoglio alle famiglie delle vittime. Il primo ministro ha aggiunto che il suo governo è pronto a difendere la nazione e ha promosso una campagna aperta a tutti i cittadini per donare il sangue e fornire informazioni per rintracciare gli aggressori. Nella serata di ieri il Ministro degli affari esteri inglese (tra le vittime dell’attacco ci sono anche cittadini britannici) ha descritto l’assalto come un “atto brutale e di codardia”.

LE FOTO DELL’ATTACCO: Il Terrore colpisce il Kenya

Il Westgate Shopping Mall di Nairobi, situato a Mwanzi Road, è un tempio del lusso. Una tappa obbligata per locals benestanti, imprenditori indiani e per la ricca borghesia occidentale. Aperto nel 2007 è il centro commerciale più grande di Nairobi: l’edificio copre una superfice di 100mila metri quadri e ospita ottanta negozi, bar, ristoranti, aree di svago, giardini, cinema, un casinò, saloni di bellezza e banche internazionali come Barclays. Il centro commerciale, è stato attaccato intorno alle 13 di sabato 21 settembre da un gruppo di uomini armati, mascherati e vestiti di nero, che hanno iniziato a sparare sulla folla uccidendo e ferendo decine di persone. Dopo un’ora le forze dell’ordine, accompagnate anche dagli agenti delle forze speciali, hanno isolato la zona e poi hanno fatto irruzione per neutralizzare il gruppo armato. Secondo alcuni testimoni, alcune persone sono state giustiziate a sangue freddo dopo che era stato chiesto loro qualcosa.


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Prima di aprire il fuoco gli attentatori infatti hanno chiesto ai musulmani di alzarsi e andarsene precisando che l’obiettivo erano i non musulmani. Jay Patel, testimone che era presente al momento dell’attacco, riferisce che «mentre gli aggressori stavano parlando, qualcuno tra le persone si è alzato ed è andato via, mentre gli altri sono stati colpiti».

Nel grande centro commerciale erano presenti anche alcuni italiani che, come comunica la Farnesina, ora risultano tutti salvi e incolumi. Oltre ai sei connazionali che sono riusciti a scappare immediatamente dal piano terra del Westgates Mall prima che la situazione degenerasse, alla Farnesina risulta che altri quattro italiani che si trovavano nell’edificio preso d’assalto i quali sono riusciti dopo un po’ di tempo a mettersi in salvo. In un primo tempo sembrava che gli italiani bloccati all’interno fossero due. Tra le vittime dell’attacco terroristico al centro commerciale di Nairobi c’è anche un somalo che era sposato con una italiana di Torino. Fonti di polizia hanno annunciato che almeno uno degli assalitori è stato ferito e arrestato ma che poi è morto poco dopo in ospedale.

’’Ho paura, sono in ostaggio’’. È il post su facebook di Rita Caparra, la missionaria laica di Cirò Marina rimasta ostaggio nel centro commerciale e poi riuscita a mettersi in salvo. A raccontarlo è la sorella. ’’Devo aspettare – ha poi scritto rispondendo ad un post – sono chiusa in un negozio del centro commerciale’’, scriveva in serata il sito del quotidiano Il Crotonese. Durante le fasi del sequestro la missionaria continua a scrivere alla sorella: ’’La polizia sta cercando di liberare dai terroristi il centro commerciale. Sparatoria e morte sono i dialoghi dei terroristi’. ’’Gli assalitori – scrive ancora la missionaria laica – sarebbero 18 e la polizia non esclude che movente attacco sia terroristico e non rapina. Testimoni hanno riferito tre corpi a terra nel parcheggio’’.

Nella diretta televisiva tenutasi nella serata di ieri il presidente keniano Uhuru Kenyatta ha confermato il bilancio provvisorio dell’attacco al centro commerciale Westgate: 39 morti e 150 feriti. Le ragioni dell’attentato non sono state subito chiare ma alle 20:52 ora locale l’attacco terroristico è stato rivendicato su Twitter dal gruppo integralista islamico somalo al Shabaab, legati ad al-Qaida. Il messaggio recita: ’’L’attacco al #WestgateMall è soltanto una piccolissima frazione di quello che i musulmani somali hanno sofferto per mano degli invasori keniani’’. 

I fondamentalisti riferiscono di avere più volte invitato Nairobi a ritirare le loro truppe dalla Somalia, ma che il Kenya è “rimasto sordo di fronte alle loro minacce”. Su Twitter spiegano che ’’per un lungo periodo abbiamo combattuto una guerra contro i keniani nella nostra terra, è giunto il momento di spostare il campo di battaglia e portare la guerra nella loro terra ’’.

I terroristi di Al Shabaab, sempre sul social network, spiegano che nell’attacco “sono stati uccisi solo gli infedeli mentre tutti i musulmani presenti sul posto sono salvi” e che “i mujaheddin che oggi sono penetrati a Westgate hanno ucciso più di cento infedeli keniani e la battaglia prosegue”. Dopo il rifiuto di negoziazione lanciato sul social network l’ultimo tweet è un chiaro avvertimento al governo keniota: «Ricordate Mumbai? Sarà una lunga battaglia». Il riferimento è agli attacchi del 2008 in un hotel di lusso della città indiana dove persero la vita 160 persone. Al Shabaab cita inoltre l’attentato sferrato nel luglio 2010 in Uganda, a Kampala, che ha portato alla morte di 80 persone radunate per seguire una partita dei mondiali. Come il Kenya, anche l’Uganda ha inviato truppe in appoggio al governo somalo.

L’esecutivo del Kenya è stato accusato da Al Shabaab e dai suoi simpatizzanti di una serie di sparatorie, bombardamenti e attacchi con granate da parte delle forze di sicurezza keniote entrate in Somalia per sostenere le truppe schierate contro i militanti di Al-Qaeda. Al Shabaab ha in passato più volte minacciato di lanciare attacchi a Nairobi, con obiettivi soft, come discoteche e alberghi noti per essere popolari tra gli stranieri provenienti da paesi occidentali.

I militari keniani sono entrati in Somalia da quasi due anni per combattere al-Shabaab e il gruppo terroristico Al-Qaeda e sono rimasti nel paese come parte delle forze armate dell’Unione Africana, con l’obiettivo di provare a rinstaurare un governo democratico riconosciuto a livello internazionale. Nel ottobre 2011 soldati del Paese entrarono in Somalia per combattere e arginare Al Shabaab, ormai strettamente legata ad Al Qaeda e responsabile di rapimenti di stranieri e dell’omicidio di un turista. L’intento dichiarato era quello di proteggere il turismo del Kenya, fonte di ricchezza per il paese. L’Onu benedì quell’operazione, aggiungendo così le truppe del Kenya a quelle messe a disposizione da Burundi e Uganda per la pacificazione della Somalia, sotto l’ombrello dell’Amisom (la missione internazionale di peacekeeping nel Paese, ndr). Peccato che, includendo il Kenya, l’Onu abbia violato l’accordo di Gibuti, che escludeva l’intervento per le truppe di interposizione dei paesi confinanti, come l’Etiopia e, appunto, il Kenya. Con i quali, peraltro, in un non lontano passato ci sono state guerre sanguinose con la stessa Somalia. Proprio ieri, intanto, un secondo attacco (contemporaneo a quello avvenuto nella capitale keniota) ha avuto luogo al mercato Bakata di Mogadiscio alle ore 11. 

Gli obiettivi principali degli Shabaab sono l’applicazione della sharia (la legge islamica) in tutto il territorio somalo secondo le ferree leggi della dottrina wahabita che ha come ultima missione la formazione di un emirato islamico. A guidare le forze armate è Ahmed Abdi Godane, originario della Somalilan, noto con il suo nome di battaglia Abu Zubayr.

“Abbiamo iniziato a sentire spari in basso e fuori. Poi li abbiamo sentiti arrivare all’interno e ci siamo riparati. Abbiamo visto due degli uomini armati con indosso turbanti che hanno sparato all’impazzata”. Questa è la testimonianza di Patrick Kuria, un dipendente dell’Artcaffé nel centro commerciale Westgate. Un altro dei sopravvissuti all’attacco, Satpal Singh, che era in un altro bar all’ultimo piano del centro commerciale, ha detto di aver sentito degli spari ed è stato indirizzato da alcune persone in prossimità dell’uscita principale del centro commerciale. “Un ragazzo somalo si è girato verso di me. Il tizio che mi ha sparato aveva in mano un fucile AK-47, ” ha detto Singh.

Mr Mwema Kyalo, un tassista che aveva lasciato sei bambini per partecipare ad una festa di compleanno all’interno del centro commerciale, ha detto di aver visto due uomini di mezza età scendere da una macchina Toyota berlina presso il parcheggio di fronte al centro commerciale. I quali avrebbero ordinato a tutti coloro che erano in zona di sdraiarsi. Kyalo ha precisato che ha sentito gli attentatori urlare: «Se sei un musulmano esci subito». Il tassista racconta il rumore inconfondibile degli spari che erano indirizzati nei confronti di coloro che erano sospettati di non essere loro simpatizzanti: «A coloro che si sono identificati come musulmani è stato permesso di uscire dal centro commerciale, due uomini ritenuti non mussulmani sono stati fucilati immediatamente». Il tassista continua il suo racconto rivelando come: «Uno degli uomini armati mi ha colpito sul collo, ma non mi mossi, e se ne andò dopo aver confermato la mia presunta morte». Kyalo racconta inoltre di aver visto un altro uomo tirare una bomba nel centro commerciale uccidendo diverse persone e di come un altro abbia iniziato a sparare indiscriminatamente. Un ulteriore testimone, Elijah Kamau, ha confermato l’intenzione del commando di colpire solo gli “infedeli”. 

La First Lady Margaret Kenyatta ha ribadito che gli attentati non fanno che accrescere la determinazione del governo nel perseguire la via della democrazia: “Come società, siamo stati feriti e per questo motivo noi piangiamo, ma come nazione, dobbiamo crescere e prevalere” “L’attacco è rivolto a distruggere i nostri valori democratici e il nostro modo di vita”, ha osservato in una dichiarazione rilasciata dalla Missione delle Nazioni Unite in Kenya a New York. “Questo attacco serve solo a rafforzare la nostra determinazione a combattere il terrorismo e promuovere la pace e la giustizia nel nostro Paese “, ha concluso.

Le forze di polizie stanno ancora indagato per raccoglie indizi e capirne al meglio le ragioni e affinare i futuri metodi di intervento. Se anche il tempio del lusso è stato colpito, dagli slum ai quartieri scintillanti del centro a Nairobi nessun luogo è veramente sicuro. 

*Alessandro Montesi vive a Nairobi ed è Projects Manager per l’Ong italiana “L’Africa Chiama” e cura il blog “Capitalismo e Salame

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