Svegliarsi, fare colazione, poi accendere il telefonino con uno schiocco di dita e aprire la macchina sollevando la mano davanti alla chiusura centralizzata. Tutto con la stessa naturalezza. Da oggi non occorre la magia, basta la tecnologia: parola di Bionym, la ditta di Toronto che ha lanciato sul mercato un nuovo sistema biometrico di autentificazione personale. Nymi, questo il nome del prodotto, è un braccialetto che permette di fungere da “chiave” per i più svariati device del suo possessore. È infatti in grado di farsi riconoscere da tutti o quasi i gadget high tech, dai tablet al pc, ma funziona solo se usato dal proprietario.
E qui sta la novità: archiviati sistemi ormai considerati obsoleti come il riconoscimento della retina, oppure le impronte digitali, Nymi usa come riferimento il battito cardiaco. I massimi e i minimi di un elettrocardiogramma tendono infatti a essere unici e, secondo l’ideatore Karl Martin, sono molto più sofisticati da contraffarre o manipolare rispetto ad altri parametri biometrici.
Il braccialetto è dotato di un sensore Ecg (elettrocardiogramma) che l’utente attiva quando indossa Nymi per la prima volta. Dopo, il sistema riconosce il proprietario e risponde a lui solo. A questo punto può essere usato come passpartout per tutta la tecnologia a cui si accede tramite password personale. ll braccialetto la riconosce a distanza grazie a un sistema Bluetooth e al sensore di prossimità. L’utente comanda muovendo il polso, Nymi lo riconosce grazie al giroscopio integrato e a ogni gesto associa un particolare dispositivo. Il bracciale, nella sua prima edizione, è compatibile coi sistemi OS, Android, Windows e Mac OS X. La sua tecnologia include anche vibrazioni e alert collegati alle e-mail e ai vari social network, che vengono visualizzati sul piccolo schermo al Led.
Il fattore sicurezza, assicurano dalla ditta di Toronto, è garantito non solo dall’unicità del battito cardiaco per ogni individuo, ma anche da un sistema che cripta i segnali Bluetooth che il bracciale invia ai vari oggetti. Fondamentale, dato che Nymi può essere usato anche per pagare, collegandosi al conto in banca. Martin, che ha fondato la startup Bionym nel 2011, vede un grande futuro per la sua creatura: «Il braccialetto può essere usato anche per l’allenamento e attività legate alla salute», ha spiegato, e ci sarebbero molte altre funzionalità da esplorare, senza nessun «reale competitore diretto». E dire che, invece, l’idea di usare l’elettrocardiogramma come password non è nuova: già nel 2012 se ne era parlato sulla scorta delle ricerche dell’università statale Chung Hsing di Taiwan. Allora era stato approntato un elettrocardiografo connesso al palmo di un utente, che usando il ritmo suo cuore generava una chiave segreta irripetibile e utilizzabile nella protezione dei dati sul computer. Evidentemente l’esperimento non ha avuto seguito commerciale. Anche l’uso di un braccialetto per monitorare il battito a scopi sportivi è già stato pensato, e stavolta ha trovato applicazione pratica: Fitbit e Jawbone, ad esempio, sono prodotti che vagliano il sonno o lo stress e sono in grado di condividere le informazioni con cellulari iPhone e Android. American Banker riporta inoltre che la U.S. Bank sta vagliando, dal 2011, un braccialetto capace di memorizzare i dati di un cliente per consentirgli pagamenti d’emergenza quando è privo di contanti. Pare infine che, sebbene non siano ancora in concorrenza, anche Samsung, Google e Apple stiano pensando a un braccialetto multiapp capace di dialogare con altri device.
La novità di Nymi ha sollevato anche qualche critica: di fronte a un mondo in cui l’umanità diventa sempre più pigra – si osserva su Pandodaily – una tecnologia come quella fornita dalla ditta canadese non aiuta. Inoltre si diffida della reale capacità di preservare i dati biologici memorizzati, nonostante le assicurazioni di Martin e soci. Guido Scorza, avvocato e docente al Master di diritto delle nuove tecnologia a Bologna, conferma il rischio: «I sistemi biometrici sono certamente più sicuri degli ordinari sistemi di autenticazione», ma questo a prezzo di frammenti preziosi della nostra identità personale. Se questa “password” ci venisse rubata, infatti, qualcun altro potrebbe impersonarci in moltissimi contesti digitali e telematici, ma «persino per noi sarebbe difficile dimostrare che si tratta di un impostore». «La biometria – avverte Scorza – come da anni cercano di spiegare garanti privacy del mondo intero, è una straordinaria tecnologia che può essere di enorme aiuto in molti contesti ma deve essere usata con grande cautela». D’altra parte, però, il docente vede il pericolo lontano: il «mondo ideale» dello spot di Nymi non è così vicino, nella sua opinione. «Quello della password unica per una pluralità di servizi è un sogno antico quasi quanto la storia del web che, tuttavia, neppure i più grandi operatori sono ancora riusciti a realizzare».
Intanto, dal 4 settembre, sono cominciate le prevendite, la consegna è prevista per l’inizio del 2014.