La terza via per Berlusconi: un patto con Napolitano

La bussola politica

Silvio Berlusconi si è dato una settimana di tempo per prendere le misure ai suoi avversari, per valutare, soppesare, capire quali spazi di manovra (pochi) gli sono rimasti. Il suo destino personale resta intrecciato con quello del governo di grande coalizione. Oggi alle 15 si riunisce la commissione delle elezioni del Senato chiamata a decidere sulla sopraggiunta ineleggibilità dell’ex presidente del Consiglio. E il Cavaliere, sempre incerto, osserverà con attenzione i lavori della Giunta.

Questa settimana Berlusconi capirà infatti se esiste la possibilità di guadagnare tempo o se invece il procedimento della sua decadenza correrà veloce. È il momento della verità, difficilmente infatti lo stato di surplace nel quale si trova il quadro politico durerà oltre la metà di settembre. Berlusconi segue due binari paralleli: da un lato ci sono le trattative, i complicatissimi e tesi negoziati con il Quirinale al quale viene chiesto un intervento che consenta al Cavaliere di restare in campo malgrado la condanna nel caso Mediaset; dall’altro lato ci sono le decisioni della giunta del Senato che potrebbe decidere di concludere i suoi lavori a tempo di record (anche all’inizio di questa settimana) o potrebbe trascinare il dossier fino a ottobre.

E dunque il tempo, in questa partita, si presenta come un fattore importante, anche se ambiguo per tutti gli attori sul proscenio di questa contorta faccenda politica, personale e giudiziaria. Una decisione rapida della giunta porterebbe alla rapida decadenza del Cavaliere dal suo seggio di senatore e consentirebbe al Pdl si aprire la crisi in tempo per agganciare la finestra elettorale del voto anticipato. Una decisione dai tempi più rilassati della giunta darebbe invece il tempo a Giorgio Napolitano, e alla diplomazia di Arcore, d’individuare possibili strade di clemenza o soluzioni alternative che rimpannuccino in qualche modo la situazione esplosiva. Ma la strategia della dilazione contiene anche un rischio dal punto di vista del centrodestra: coi tempi lunghi Berlusconi rischia di perdere la possibilità di chiedere le elezioni anticipate in caso di crisi di governo. E allora cosa conviene a Berlusconi, prendere tempo o tagliare corto? Nelle ultime settimane il dilemma è stato per lui tormentoso, ma gran parte dei dubbi si dovrebbero sciogliere nei prossimi giorni. Ed è per questo che lui, e i suoi consiglieri, osserveranno con attenzione i lavori della commissione, le inclinazioni prevalenti nel Pd e le mosse del Quirinale.

Gli uomini delle aziende, come Fedele Confalonieri, il presidente di Mediaset, lavorano a un patto con il Quirinale i cui esiti dovrebbero scoprirsi a breve. Dal punto di vista delle aziende del Cavaliere le cose dovrebbero andare così: Berlusconi si dimette dal Senato e comincia a scontare la condanna, questa mossa andrebbe accompagnata da una richiesta ufficiale di clemenza rivolta al capo dello Stato. A quel punto Napolitano, secondo Confalonieri, dovrebbe concedere la grazia e la commutazione della pena a Berlusconi, che non sarebbe più parlamentare ma sarebbe a piede libero. Contemporaneamente gli avvocati dell’ex premier dovrebbero riuscire a guadagnare tempo sulla sentenza Mediaset che, in Appello a Milano, sarà presto riemessa per quanto riguarda le pene accessorie e l’interdizione dai pubblici uffici. E insomma ci sarebbe un nuovo appello alla Cassazione, oltre al già avviato ricorso alla corte per i diritti dell’uomo.

Il complesso di questa manovra permetterebbe a Berluesconi di restare un uomo libero e al governo di sopravvivere. Ma è possibile? Nessuno è al momento in grado di rispondere alla domanda. Difficilmente Napolitano sarebbe favorevole a restituire la cosiddetta “agibilità politica” al Cavaliere senza una contropartita di sistema. Il capo dello stato, che tuttavia non è sembrato troppo incline ad accettare lo schema che Confalonieri gli ha personalmente esposto la settimana scorsa, potrebbe chiedere in cambio il pensionamento politico di Berlusconi, il suo ritiro dalla scena pubblica. Chissà.

Twitter: @SalvatoreMerlo

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