Tokyo ha vinto l’assegnazione delle Olimpiadi per il 2020, e si è aperta la corsa per il 2024. Si parla di una nuova candidatura per Roma. Speriamo che perda. Anzi, speriamo proprio che non si presenti. Perché? Perché le Olimpiadi, economicamente parlando, non servono a nulla – anzi, sono dannose. Roma non se le merita: non se le merita la città perché ha altro da offrire, e non se le merita la sua politica, perché non sarebbe in grado di gestire un’operazione così complessa.
Le Olimpiadi sono qualcosa di spaventoso e rischiosissimo. L’esperienza storica più eclatante è quella di Montreal 1976, quelli dei “10” di Nadia Comaneci e delle nuotatrici della Germania Est, che vinsero tutte le medaglie d’oro a parte due. L’amena cittadina canadese ha finito di ripagare i debiti per l’evento nel 2006 (trent’anni dopo). L’esperienza canadese ha fatto così paura al resto del mondo (eravamo ancora in epoca di accortezza finanziaria), che per il 1984 si candidò solo Los Angeles.
Los Angeles riuscì a contenere i costi, grazie all’impiego di strutture esistenti – gli americani si limitarono a costruire un velodromo e uno stadio per il nuoto. Peggio andò a Mosca: si vide assegnare l’edizione del 1980 poco prima del disastro canadese, e dopo il naufragio del budget di Montreal la leadership sovietica tremò al vertice. Brezhnev scrisse a Chernenko: «è successo in qualche modo che sia deciso di assegnare le Olimpiadi all’URSS. L’evento costa quantità colossali di denaro. Forse potremmo riconsiderare la questione e rifiutarci di tenere le Olimpiadi. Alcuni suggeriscono che si possa fare pagando una piccola multa».
Brezhnev aveva visto bene: i costi di Mosca 1980 furono così alti, che il sistema contabile statale non riuscì a star loro appresso. Sembra siano stati spesi 2 miliardi di rubli – mentre all’epoca l’80% delle famiglie sovietiche poteva contare su meno di 150 rubli al mese. Si tratta però di cifre ufficiali, che in lingua sovietica significa “molto più basse rispetto alla realtà”. Forse, l’aspetto più deleterio fu che le divise degli atleti sovietici vennero realizzate dalla capitalistissma Adidas, per quanto si negoziò la scomparsa del simbolo con le tre strisce, in favore di una striscia unica di colore rosso.
Sono forse tempi troppo remoti per essere comparabili? Certamente, ma solo perché poi le cose sono peggiorate. Le Olimpiadi di Atene 2004 sarebbero dovute costare 4,5 miliardi di euro, ma il consuntivo finale è stato di circa tredici, cioè il 5% del Pil greco. Si ricordano con amarezza i discorsi in occasione della cerimonia inaugurale, quando si diceva che “Atene stasera è il centro del mondo”. Per Pechino 2008 la Cina aveva previsto un budget perfino inferiore a quello ateniese, ma per fare le cose in grande lo ha sforato di circa dieci volte, arrivando a 40 miliardi di dollari costi. Per Londra 2012, si prevedeva di spendere 4,4 miliardi di dollari, ma sono stati superati i dieci.
E per carità, non ci si fidi di quelle strane stime che sostengono come l’investimento, per quanto fuori controllo, possa essere recuperato e realizzare anche un profitto. Le stime sono realizzate per nome e per conto di coloro che decidono di spendere i soldi dei contribuenti, e raramente nella storia è stato ammesso un buco. I calcoli sono così aleatori che lasciano spazio a qualsiasi trucco – basta stabilire, per esempio, che un determinato incremento in un flusso turistico o in altre attività commerciali sia stato dovuto ai giochi
Forse i giochi potrebbero servire a Roma per incrementare il turismo? No, no, no per carità! Roma di turisti ne ha già a sufficienza, e sono mal gestiti e mal trattati. Una città come Roma, se vuole, deve sviluppare il turismo con ciò che ha – monumenti, mostre, chiese e il bel tempo – non con il circo olimpico. Roma non ha alcun bisogno di operazioni di marketing di questo tipo.
Il Villaggio Olimpico di Roma 1960, come appare oggi (da Flickr, foto di marcogsx)
Le Olimpiadi sono un affare estremamente rischioso, in cui si possono perdere molti soldi. Devono rappresentare un premio per un sistema culturale ed economico efficiente, con un’elite che abbia qualcosa da mostrare – altri sono i paesi in queste condizioni, e certamente l’Italia non fa parte del gruppo. Le Olimpiadi di Roma nelle condizioni attuali sarebbero una celebrazione al testosterone degli appetiti immobiliari. Nelle condizioni in cui si trova l’Italia – economiche e civili – delle Olimpiadi sarebbero molto peggio del disastro di Italia 90 – e non è un paragone da poco.
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