Mentre Silvio Berlusconi festeggia con i suoi il ritorno a Forza Italia, tra le file di quel che è rimasto della destra italiana ci si attrezza in vista delle prossime elezioni, a distanza di anni dalla scomparsa del Msi di Giorgio Almirante, di Alleanza Nazionale e infine di Gianfranco Fini. Gli ex esponenti di An, i naufraghi ora in Fratelli D’Italia, da Ignazio La Russa a Giorgia Meloni, da Guido Crosetto fino a Gianni Alemanno e Adolfo Urso, rinsaldano le truppe in vista delle prossime elezioni europee: l’obiettivo è piazzare un paio di parlamentari in Europa e cogliere quel voto di «centrodestra» che non si riconosce più in Forza Italia. Anche se La Russa si è affrettato nei giorni scorsi a definire il cantiere Officine per l’Italia di Atreju «diverso» ma «alleabile» a Forza Italia: l’ipotesi è di un alleanza in vista delle prossime elezioni comunali.
Giorgia Meloni, a pochi minuti dal videomessaggio, ha invece invitato i pidiellini delusi a passare tra le loro fila. Del resto, un tempo, a fare da traino elettorale, c’era proprio Berlusconi. «Ma adesso» spiega uno di loro che chiede l’anonimato «c’è il rischio di non arrivare nemmeno al 4% e non superare la soglia di sbarramento. Stiamo raccattando anche ex centristi. E nel caso dovesse succedere forse a spuntarla con un seggio sarà Magdi Allam: della destra non è rimasto più niente».
Già, Magdi Allam. La variante «egiziana» pare stia mettendo a dura prova gli ex aennini. L’ex editorialista del Corriere della Sera, da poco entrato nella truppa della «destra», o almeno in una parte, non è stato ancora del tutto metabolizzato. Perché in fin dei conti, con percentuali così basse tra sondaggi e i risultati delle precedenti elezioni, c’è poco da stare allegri soprattutto per il noto clan di Paternò, paese natale dei La Russa. Romano, il fratello di Ignazio, rimasto senza assessorati lombardi o posti in consiglio regionale, avrebbe voluto rifarsi in Europa. «Ma se c’è Magdi, che ha più voti di lui, dove va?», spiega un ex aennino di ferro.
Ma c’è invece chi la vede più positivamente. Anche perché il nuovo cantiere Officine per l’Italia presentato ad Atreju potrebbe per davvero travasare molti pidiellini delusi del ritorno a Forza Italia e anche Fare per Fermare il Declino, il movimento di Oscar Giannino oppure anche i Tea Party. Carlo Fidanza, europarlamentare, ne è certo: «Stiamo lavorando bene, il nostro è un cantiere aperto a chi crede che Forza Italia sia un esperienza ormai passata che non ha più molto da raccontare». Eppure c’è chi è ancora nostalgico di Alleanza Nazionale.
Come Francesco Storace de La Destra, che la spiega così: «A destra sembra di vivere in una specie di asilo Mariuccia. Ci si lanciano messaggi, si fanno manifestazioni, non ci si parla. Guai a telefonarsi, si rischia di beccarsi addosso l’accusa di stalking, magari solo riferita. A me una destra così non piace affatto, anche perché non c’entrano nulla molti dei personaggi a cui è stato offerto un microfono domenica scorsa ad Atreju». E poi il leader della Destra aggiunge: «Vorrei sapere se si può chiedere a coloro che siedono nella fondazione An se è possibile restituire questo simbolo agli italiani». Rinasce Forza Italia, rinasce Alleanza Nazionale?
Qui la situazione si fa ancora più complessa. La Fondazione An, che vanta tra i suoi consiglieri pure il pidiellino Altero Matteoli, è ancora in ballo con scartoffie giudiziarie dopo lo scioglimento nel Popolo della Libertà. Di mezzo ci sono le sedi storiche missine. E il simbolo: per ripresentarlo servirebbe una maggioranza in consiglio che non esiste. Soprattuto manca un leader storico, cioè Gianfranco Fini, ormai fuori dalla politica. E questa estate, Franco Mugnai, ex senatore e presidente della Fondazione, si è trovato costretto a metterne in affitto una cinquantina per fare cassa: «Pur di non lasciare vuote quelle stanze potremmo darle anche a qualche negozietto». Insomma un mezzo disastro, anche perché per fare campagna elettorale servono soldi.
Nel frattempo Flavio Tosi, sindaco di Verona, continua a dichiararsi disponibile di partecipare alle primarie per la leadership del centrodestra, ma anche qui – data la fase più che mai confusa della Lega Nord – non è chiaro cosa potrebbe venire fuori dall’unione con Fratelli D’Italia. Di certo c’è che qualcosa dovrà pure succedere. Al gruppo si è avvicinato pure l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti che con Berlusconi non è di certo in buoni rapporti. «Mi auguro che “Officina per l’Italia”, proposta da Fratelli d’Italia, possa essere lo strumento per lanciare questo nuovo soggetto politico aperto a tutte le forze che non si riconoscono nella storia e nella proposta politica di Forza Italia» dice Alemanno.
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