Scordatevi il «sorpasso» della Cina sugli Stati Uniti, anche nel 2035 sarà l’America la prima potenza economica davanti al colosso asiatico, mentre il resto dei Bric batterà il passo. E l’Italia vedrà ridurre sempre più la sua quota di mercato mondiale.
A disegnare questo futuristico scenario è l’istituto di ricerca Prognos di Berlino in un rapporto realizzato per conto del quotidiano tedesco «Die Welt». Gli economisti autori del documento hanno analizzato 42 paesi pari al 94% del pil mondiale combinando i dati più vari, dallo sviluppo demografico all’andamento dei conti pubblici, ai prezzi del petrolio fino all’inflazione e allo sviluppo del commercio mondiale. E hanno così tracciato un percorso che dal 2005 conduce per tappe di dieci anni (2015, 2025 e 2035).
Partiamo dagli Stati Uniti: vedranno, sì, ridurre la propria quota di mercato dal 30,5% del 2005 rispettivamente al 28,2%, 27,4% e infine al 27% tra ventidue anni, ma resteranno comunque al primo posto: la Cina, dopo un scatto clamoroso, rallenterà la sua corsa: dopo essere passata da una quota di mercato del 5,5% del 2005 all’11,2% del 2015, crescerà poi al 14% nel 2025 e al 16,5% – ben staccata dall’America. «Al momento – commenta su Die Welt Michael Böhmer, capo economista di Prognos – il governo cinese si lamenta se la crescita scende sotto l’8%. In futuro il paese sarà contento se il pil riesce a raggiungere il 4%».
Gli economisti avvertono dei pericoli costituiti dalla dilagante corruzione in Cina, una crescente diseguaglianza sociale, devastazioni ambientali, imprese statali inefficienti e soprattutto dall’invecchiamento della popolazione cinese dovuto alla politica di un solo figlio per famiglia. Pericolo quest’ultimo messo in evidenza dal politologo americano Joseph Nye. In politica la butta l’economista americano Tyler Cowen. «La Cina – dice al giornale tedesco – è molto brava a copiare buone idee, ma non lo è a trovare proprie soluzioni creative. In un paese in cui i cittadini temono il governo, è difficile generare creatività. Anche per questo gli Stati Uniti resteranno a lungo il numero uno».
Quanto al resto dei cosiddetti Bric (“Brasile, Russia, India, Cina”, nella sigla inventata dall’economista di Goldman Sachs Jim O’Neil), secondo gli economisti berlinesi il futuro non è più così roseo. La Russia, ad esempio, non decolla: dall’1,9% di quota di mercato del 2005 sale al 2,1% nel 2015, riscende al 2,0% nel 2025 e risale un pochino, al 2,2% nel 2035. Rallenta anche l’India (con una progressione decennale dal 2005 al 2035 rispettivamente del 2%, 3,4% 4,5% e 5,3%). Anche il Brasile non fa miracoli anzi si sta fermando (da una quota di mercato del 2,1% nel 2005 al 2,7% nel 2015 e poi al 3,4% nel 2025 e al 3,5% nel 2035). «In nessuno dei quattro Bric – spiega ancora Böhmer – la crescita sarà sufficiente a recuperare il vantaggio dei paesi avanzati quanto a Pil pro capite».
E la Vecchia Europa? Perde posizioni, anche se la decadenza dovrebbe rallentare. Basta guardare il dato dell’Italia: secondo Prognos la progressione (negativa) della quota di mercato del Bel paese passerà dal 4,3% del 2005 al 3,3% del 2015, per poi scendere più lentamente al 2,8% nel 2025 e al 2,5% nel 2035. Tradotto: entro vent’anni l’Italia sarà stata ampiamente scavalcata – quanto a quote di mercato, si badi bene, non di ricchezza pro capite – da India e Brasile, nonostante il loro rallentamento. A perdere posizioni, però, sono un po’ tutti gli stati europei. Anche la stessa Germania, la cui quota di mercato scenderà dal 6,7% del 2005 al 4,6% nel 2035. Restando indietro rispetto all’India, ma non al Brasile. La Francia scenderà in vent’anni dal 5,2% del 2005 al 3,7% del 2035, la Gran Bretagna dal 5,6% al 4,1%. In calo anche il Giappone, la cui quota di mercato scenderà, sempre nei pronostici di Prognos, dall’11,1% del 2005 al 7,2% del 2035. Quanto ai paesi europei sotto programmi di aiuto, Grecia e Portogallo in testa, il destino sembra segnato: saranno “degradati” da paesi avanzati a paesi in via transizione, al pari di Brasile o India.
Il messaggio del rapporto in sostanza è chiaro: nonostante un moderato declino dell’Occidente, tra vent’anni non sarà avvenuta la rivoluzione economica mondiale che tanti pronosticano. Alla fine, se Prognos ha ragione, sia pure con quote di mercato diverse, i paesi più avanzati saranno in sostanza gli stessi di oggi, con gli Usa in testa. E’ solo un pronostico, ovviamente (basato oltretutto sul presupposto di cambi costanti). Non sarebbe la prima volta che gli economisti prendono una cantonata. Appuntamento nel 2035.