EditorialeEnergia, l’occasione che l’Occidente non può perdere

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L’Occidente dell’energia ha davanti a sé un’occasione che non può lasciarsi sfuggire: per alcuni anni il prezzo di gas e petrolio si manterrà basso. Gli Stati Uniti stanno sostenendo la ripresa (anche) con lo shale gas a basso prezzo, e il petrolio dagli Stati centrali del Paese porterà alla tanto agognata “indipendenza energetica” entro il 2030. Nonostante gli sconvolgimenti epocali in Medio Oriente, che hanno colpito paesi produttori come Iraq, Iran, Libia, Egitto, e in parte anche la Siria, il barile non è salito alle stelle.

L’errore principale che si potrebbe commettere adesso sarebbe quello di “incassare il risparmio” e trascurare il futuro dell’energia. L’errore è stato già fatto una volta, e in maniera gravissima. Nel 1986 il barile è sceso sotto i dieci dollari, grazie ad almeno dieci anni d’investimenti in esplorazione e ricerca, che avevano portato a produrre più idrocarburi dall’Alaska, dal Golfo del Messico, e dal Mare del Nord. Per almeno quindici anni ci si è poi disinteressati della situazione, salvo poi essere colpiti da un barile che nel 2008 è arrivato a 147 dollari. 

Nel settore dell’energia si vede quanto la generazione presente tiene in considerazione il futuro dei propri figli. Investire in energia non significa solo ridurre il costo della bolletta – senza trascurare che per osservare effetti positivi non è sempre necessario attendere un cambio generazionale. Significa anche affrontare il nodo ambientale. Non si parla solo di effetto serra – ci sarà tempo qui su Linkiesta per valutare la questione sotto tutti gli aspetti. Ci si riferisce anche a problemi per i quali soffriamo già oggi: le polveri sottili, la devastazione di ecosistemi naturali, l’impatto sul paesaggio.

In Italia esiste una cultura energetica ben radicata, e ciò lascia ben sperare sulle possibilità dell’Italia di svolgere al meglio il suo compito. I fatti dimostrano però che c’è stato un allontanamento sempre più evidente tra il ruolo della politica e una nuovo contesto emergente di imprenditoria privata. La vicenda delle rinnovabili italiane, grande “Titanic Verde” che ha trascinato con sé milioni di bollette per anni e anni e miliardi su miliardi di euro, ha dimostrato tutti i limiti del sistema nazionale. Elargire incentivi senza un vero coordinamento, e troppo alti, e troppo presto, ha provocato un affollamento del settore che non ha fatto bene a nessuno nel lungo termine. All’arrivo della risacca il legislatore, anziché gestire una riorganizzazione, si è trovato preda di ingarbugliati stimoli ed è stato trascinato in un valzer di edizioni su riedizioni di “conti energia”, sotto il cui peso sono crollate troppe neonate imprese italiane. Come rinascere? 

Linkiesta vorrà guardare anche oltre all’Italia. L’energia è un formidabile determinante politico, e questa lente verrà adottata per interpretare le situazioni strategiche mondiali. Ci siamo posti però un obiettivo: non useremo mai il termine “geopolitica”. È abusato e mal interpretato: spinge troppe persone a credere che davvero l’energia sia il fattore unico d’influenza dei contesti internazionali. È necessario ricondurre il ruolo del petrolio e del gas al sistema più ampio di fattori sociali e politici, che condizionano i principali quadranti del mondo.

Che futuro attende l’Italia, tra valzer interni e caso mediorientale? Abbiamo solo una certezza: il futuro non attende nessuno, ma si costruisce. Linkiesta vuole avviare un dibattito vero sull’energia, e potrà farlo solo con i suoi lettori. Sarà uno spazio disponibile a ospitare punti di vista diversi, con ingenuità e apertura intellettuale. Questo è il nostro impegno. 

Twitter: @RadioBerlino

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