Lo strano derby delle piazze fra Grillo e Renzi

Il megafono M5s e il sindaco di Firenze

Venerdì andrà in scena uno scontro indiretto ma ormai centrale della politica italiana: quello fra Matteo Renzi, dalla sua Leopolda, e Beppe Grillo dalla “sua” piazza. Il primo apre i lavori del proprio cantiere di governo: il secondo chiude la campagna elettorale in Trentino.
La coincidenza apparentemente casuale fra questi due eventi, che sicuramente si riverseranno sui giornali e sui telegiornali del weekend regalandoci titoli e battute, mi ha fatto pensare che c’è un legame particolare che unisce questi due leader in questo momento storico. Al di là delle dispute tra falchi e colombe, sono Grillo e Renzi – per motivi ovvi e diversi – i due veri nemici delle larghe intese: sono loro quelli che aspettano sul bordo del fiume nella speranza di veder passare il cadavere metaforico dell’esecutivo di Enrico Letta: sono concorrenti spietati ma paralleli.

E sono due leader, soprattutto, uniti da un altro legame apparentemente più impalpabile: fino ad oggi hanno giocato entrambi, anche se in modo diverso, la carta aurea dell’antisistema e dell’antipolitica. Entrambi rottamatori, entrambi nemici del finanziamento pubblico e della politica tradizionale. Entrambi costruttori di due nuovi fornat comunicativi, entrambi maestri nel conquistare l’agenda dei media con gesti clamorosi e dichiarazioni perfette per catalizzare il dibattito. Calcisticamente, dunque, il loro potrebbe definirsi “un derby”. Anche perché, per quanto a prima vista potrebbe sembrare il contrario, entrambi fondano il loro consenso su aree elettorali contigue. Il riformismo di Renzi è innervato nella protesta contro la politica tradizionale.

L’alternativa vagheggiata da Grillo si alimenta dell’utopia del 51% per cento, e del sogno di un governo equosolidale, fondato sul progresso tecnologico e sulla mitologia della Rete, che intercetta moltissimi delusi di sinistra. Tramontata con Monti l’alternativa tecnocratica, per gli elettori scontenti non ancorati a una identità politica restano solo loro due. È per questo forse, che Renzi e Grillo, da un po’ di tempo, non si risparmiano insulti feroci: Renzi ha detto esplicitamente, e più volte «voglio i voti dei Grillini». Grillo per tutta risposta lo ha definito «Ebetino», «sindaco fantasma», «grande traditore dei suoi elettori». E il sindaco gli ha controrisposto a tono: «La smetta di fare propaganda, faccia qualcosa». 

Forse questo derby a distanza si farà in queste ore ancora più feroce. Ma sicuramente, presto, sia Grillo che Renzi saranno costretti ad abbandonare il registro che hanno tenuto fino ad oggi. Se Renzi conquista il Pd non potrà più essere contro tutto e tutti. Sarà lui il governo di un partito complesso, e gli sarà difficilissimo “cambiare verso”, perché sarà lui a dare il verso, molto difficile essere rottamatori, visto che molti rottamati salgono con questo congresso sul suo carro. E allo stesso tempo, anche il piccolo scandalo dei finanziamenti in Emilia Romagna dice che persino il Movimento 5 stelle, una volta entrato dentro il Palazzo d’inverno, non può continuare a gridare la sua diversità e a scalare il tetto di Montecitorio.
A restare credibile senza cambiare. Grillo e Renzi, quindi, sono uniti anche da questo: è la loro diversità che li spinge in alto, e per questo in queste ore la devono gridare molto forte. Ma sarà solo la loro capacità di distaccarsi dal cliché della contestazione che permetterà ad uno dei due di far fuori il suo concorrente più pericoloso, l’altro.

Twitter: @LucaTelese

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