Un Ecce Bombo ai tempi di YouTube. È quello che Pietro Valsecchi, in procinto di riportare nelle sale a fine ottobre Checco Zalone con Sole a catinelle, ha messo in cantiere con il trio romano di The Pills, la web serie che ha avuto un successo strepitoso (quasi 3 milioni di visualizzazioni) e che ricomincia il 12 ottobre con la seconda stagione. Non solo in Internet, ma anche in televisione, quasi certamente su Italia 1. Si tratta di 28 episodi da 10-12 minuti per il web e di 16 per il piccolo schermo.
I tre ragazzi romani che hanno inventato questo autentico fenomeno italiano della Rete sono Matteo Corradini, Luigi Di Capua e Luca Vecchi. The Pills è il racconto delle avventure e vicissitudini di un gruppo di ragazzotti che condividono lo stesso appartamento. Avete presente gli Universitari di Moccia? Ecco, l’opposto. Togliere la pelle a Fabio Volo, distruggere la moda Hogan, innamorarsi delle tossiche, preferire le banane alle fidanzate: The Pills viaggia su questi e altri binari.
Valsecchi, che con la sua Taodue produce molte delle fiction Mediaset (tendenza mafie&polizia) oltre che Zalone e i Soliti Idioti per il cinema, li ha scoperti grazie alla segnalazione proprio del comico barese. Gli sono piaciuti e ha prima deciso di coprodurre la continuazione della serie, e poi ha proposto loro il salto al cinema.«Ragazzi, io vorrei fare con voi Ecce Bombo trent’anni dopo», e in coro gli abbiamo risposto «Anche noi!», racconta Luigi. E poco importa se Ecce Bombo (uscito nel 1978) è più vecchio di loro tre, nati negli anni Ottanta. «Essendo figli degli anni Ottanta amiamo il cinema di Moretti e il cinema che Moretti odia – prosegue il giovane autore – Lui ci piace particolarmente. Se lo guardi mentre legge sul giornale i consigli cinematografici in Io sono un autarchico, quella è pura estetica YouTube. E lo stesso Ecce Bombo, con la sua struttura a episodi, il suo nucleo di personaggi fissi attorno a cui ne ruotano altri, ma soprattutto lo spirito dissacrante, la leggerezza nel dire cose anche pesanti, beh sono una lezione per chi scrive una sketch comedy. E poi voglio dirlo: anche noi siamo contro i giovani».
Insomma l’autarchico e povero Moretti degli esordi è insospettabilmente uno dei riferimenti per i giovani autori di casa nostra che cercano nella Rete un canale per proporre i propri lavori. Molti ci stanno provando, attraversando i generi e le formule narrative. The Pills è la spia di un fermento piuttosto importante. Se ne è accorta anche Rai Fiction che con il Premio Solinas ha promosso un concorso per web series.
«Ci troviamo benissimo nel racconto per il web, con la variabilità della durata e la assoluta libertà che ci consente», spiega Luigi. Che prosegue: «Non abbiamo mai pensato al cinema, ci è stato proposto e ne siamo felicissimi. Noi siamo pur sempre creature di Internet», e questo spiega la visione delle nuove generazioni di autori rispetto al media di riferimento. La sala è stata per decenni l’incubatrice e il naturale punto di approdo di ogni ambizione; forse continua a essere così, ma non in via esclusiva.
E questo non è detto che sia un male. Ne è convinto Valsecchi, che ha presentato The Pills al recente Roma Fiction Fest. «Io sono convinto che Internet sarà la salvezza dell’autore, che oggi per il suo film è in balia degli esercenti e di un sistema zoppicante. Se il bellissimo film dei fratelli Taviani Cesare deve morire avesse avuto un canale di distribuzione sul web l’avrebbero visto molte più persone perché aveva un bel pubblico potenziale, e invece in molte zone d’Italia non è mai arrivato».
Intanto per ora l’attenzione è tutta sulla seconda stagione. Che vede in produzione anche Matteo Rovere e Andrea Piras. L’operazione vale 250 mila euro che hanno coperto tutta la stagione: il che è una rivoluzione rispetto allo zero budget della prima ma, «comunque so’ meno de tre minuti de Don Matteo», sintetizza efficacemente il terzetto.
È iniziato il lavoro ideativo sul loro primo lungometraggio, cominciati i loro brainstorming «a base di cazzate e bourbon in campagna». L’occasione è grande ma va studiata per bene. «Per ora con Valsecchi va alla grande, di ogni cosa che gli proponiamo lui dice ’bella, bella, proseguite’, anche se va detto che non è che gli sottoponiamo le prime scuregge che ci passano per la testa», dice Matteo.
Di certo sarà un racconto generazionale, comico, dissacratorio e cattivo, intriso di romanità, anzi di sudromanità essendo loro di Cinecittà, «perché Roma è tutto, è la nostra giungla, la cui grande bellezza è la sua grande bruttezza, altro che Sorrentino». Chi saranno i Sordi e i Manfredi da insultare nel terzo millennio? L’amico etiope di che nazionalità sarà? Chi intimidirà come faceva Flaminia? Chissà cosa sarà l’Ecce Bombo all’epoca di YouTube…