Viaggio al termine di darknet, il mercato nero del web

Il lato opaco della rete

Chiuso un mercato, eccone un altro. Anzi, almeno un’altra decina. E non solo. Migliaia di siti, oscuri ai più, ma che rappresentano il lato b di internet, cioè darknet. Non che sia particolarmente complicato entrarci. Bastano 15 minuti per scaricare tutto il software necessario e ritrovarsi in questo carrozzone dell’illecito. Il problema, semmai, è trovare gli indirizzi giusti, per evitare truffe e guai ben peggiori. La chiusura di Silk Road, il mercato nero più celebre, ha scosso gli utenti di darknet, ma nemmeno poi troppo. Gli Amazon dell’illegale sono ancora tanti.

Non c’è solo Silk Road. In darknet c’è un po’ di tutto. Dimenticati gli scenari alla Matrix, con pillole blu e pillole rosse, la parte oscura – forse sarebbe meglio dire opaca – di internet replica fedelmente ciò che succede nella vita reale. Volete un auto rubata? O un passaporto falso? O un’arma? Sesso? Droga? Qualunque cosa. Bastano pochi click. Si deve partire con lo scaricamento di un programma, un browser specifico, cioè Tor. Dopodiché, si può iniziare a navigare in darknet. Una volta attivato Tor, infatti, la connessione viene anonimizzata. Nessun indirizzo IP, nessun dato di connessione, nessuna cronologia registrata. Tutto opaco. E gli stessi siti che si possono visitare con una basilare conoscenza di internet. Tanto per dire, scordiamoci che si debba essere dei nerd sesquipedali per ottenere un accesso a darknet. No. Bastano un laptop di ultima generazione, una connessione web ad alta velocità e Tor. Stop.

Con la chiusura di Silk Road è finito il mercato nero dell’illecito? Tutt’altro. Oltre al più celebre marketplace, ce n’erano già altri cinque. I tre più famosi sono Black Market Reloaded (BMR), Atlantis e Sheep Marketplace. Il primo è quello più celebre e più forte sul mercato, anche grazie a una crittografia molto particolare. Come nel caso di Silk Road, è possibile solo pagare in bitcoin. Diverso il discorso per Atlantis, che sta diventando sempre più celebre. Sono infatti permessi i pagamenti in dollari. Ironia della sorte, per il lancio di Atlantis fu creato anche un video promozionale. Un simpatico tutorial, in cui viene spiegato per filo e per segno in che modo connettersi a darknet, è quello che presenta in modo sfacciatamente libero Sheep. Si può trovare qualunque sostanza illegale. Speed, eroina, cocaina, MDMA, pejote, hashish, erba, pastiglie, medicine varie, benzodiazepine. Tutto ciò che si desidera. Ma si trovano anche passaporti falsi, abiti rubati, apparecchiature informatiche rubate, perfino un cannone da campo (su BMR era presente fino a una settimana fa, ndr).

Poi ci sono le pagine più oscure. In altre parole, i bassifondi di darknet. Dai siti pedopornografici a quelli dove è possibile scaricare le istruzioni per costruire ordigni rudimentali e non, passando per quelli dei sicari, internazionali e non. Anche questo è darknet. E non potrebbe essere altrimenti, perché se c’è una domanda di un bene, c’è quasi sempre un’offerta equivalente. Un esempio sono i siti che vendono carte di credito clonate, strumentazione per lo spionaggio industriale o armi. Per avere una buona panoramica, ma anche molto sommaria, di cosa c’è su darknet, bisogna entrare in Tor e visitare “The Hidden Wiki”, la Wikipedia dell’opacità. E così si scopre che ci sono killer che operano sia in Europa sia negli Stati Uniti, come Assassination Market. Il costo di un omicidio? Variabile. Si passa dai 5.000 euro ai 200.000 euro, seconda del soggetto da colpire. Il pagamento? Bitcoin, oppure in dollari, tramite l’uso di cassette di sicurezza che verranno comunicate solo dopo un anticipo, sempre con Bitcoin. E nel caso si volessero fare le cose da soli, c’è Used Tor Guns, dove si possono comprare revolver, pistole automatiche, fucili a canne mozze o di precisione pagando cifre di mercato. Una Smith & Wesson 617-6, per esempio, costa l’equivalente di 800 dollari, circa 30 dollari in meno del prezzo di listino. Non male.

Il problema, su darknet, potrebbe essere quello di ottenere la valuta più usata, appunto Bitcoin. Poco male. Ci sono siti che, tramite pagamenti via Paypal (sistema controllato da eBay), permettono di ottenere la valuta virtuale. Euro per Bitcoin, dollari per Bitcoin, renminbi per Bitcoin. Poi, tutto è possibile. Non è un caso che sia proprio questo uno dei modi più facili, se ovviamente si hanno i mezzi e un minimo di conoscenze informatiche, per riciclare denaro sporco. Basta una carta di credito prepagata con un numero di conto interno, che si può reperire anche sul mercato nero di darknet. Una volta caricata la carta con i soldi, si crea un conto su Paypal e il gioco è fatto. Si convertono i soldi in Bitcoin e poi si può iniziare lo shopping.

Non esistono dati precisi su darknet. Non si sa quanto possa valere questo universo parallelo. Non ci sono stime. Impossibile sarebbe farlo. Due i motivi. Il primo è che è difficile stare dietro a tutti i mercati neri che nascono. Gli indirizzi di accesso mutano spesso di mese in mese. E accedere alla parte più oscura del web non è così semplice. Per fare un esempio, Atlantis ha già cambiato tre volte indirizzo, per evitare di essere beccati dalle autorità. Eppure, nei forum aperti del web, quindi visibili a chiunque, è possibile ottenere gli url dedicati. E qui arriva il secondo motivo. Non è chiaro, data la velocità di nascita di questi mercati neri, quanti ce ne siano. Silk Road valeva circa 3,6 miliardi di dollari, secondo le stime dell’Fbi. Di queste, circa 1,2 miliardi di dollari sono relativi alle transazioni, alle vendite effettive. Cifre notevoli, che lasciano intendere quanto sia profondo l’abisso. Un abisso i cui link sono, tutto sommato, abbastanza semplici da reperire. E se è così facile, perché quindi tenere in piedi attività illecite?  

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