Berlusconi spera che Renzi faccia cadere il governo

Nasce la nuova Forza Italia

Silvio Berlusconi aspetta Matteo Renzi. Al Palazzo dei Congressi, nel lungo intervento che accompagna la nascita di Forza Italia, il Cavaliere sancisce di fatto l’inizio di una nuova fase politica. L’ex premier prende nettamente le distanze dal Partito democratico, in attesa di consumare lo strappo quando il Senato voterà la sua decadenza. Sfiducia nei fatti il governo Letta – senza ancora staccare la spina – criticando tanto i protagonisti quanto le misure di Palazzo Chigi. Ma soprattutto prepara il nuovo cartello elettorale con cui tornare alle urne. Una grande federazione di centrodestra aperta anche ad Angelino Alfano, il grande assente del Consiglio nazionale. 

Purtroppo in Parlamento ancora non ci sono i numeri per far cadere l’esecutivo. La scissione con il vicepremier Alfano ha tolto al Cavaliere la golden share su Palazzo Chigi, limitando di parecchio il suo potere contrattuale con il governo. Lo sanno gli oltre 600 delegati presenti all’assemblea, ma lo ricorda anche il Cavaliere durante il suo lungo discorso. Eppure nella nascente Forza Italia c’è chi è convinto che nel giro di qualche mese gli italiani torneranno comunque al voto. Al Consiglio nazionale gira con insistenza anche una ipotesi di data, il prossimo marzo. I berlusconiani più ottimisti sono certi che le larghe intese di Enrico Letta siano destinate a cadere in tempi brevi. Lo scossone all’esecutivo lo daranno una serie di cause concomitanti. La scissione del Pdl, le pressioni del Movimento Cinque Stelle, l’imbarazzante vicenda del ministro Anna Maria Cancellieri. Ma soprattutto il congresso del Partito democratico. E non appena Matteo Renzi diventerà segretario democrat, gli uomini vicini al Cavaliere confidano che il governo finirà rapidamente gambe all’aria.

Senza mai parlare di opposizione, Silvio Berlusconi annuncia nei fatti la prossima rottura con gli alleati delle larghe intese. Al Partito democratico sono rivolti diversi passaggi – e non tutti particolarmente amichevoli – del suo intervento. «È molto difficile essere alleati in Parlamento e sedere allo stesso tavolo nel Consiglio dei ministri con chi vuole uccidere politicamente il leader del tuo partito», spiega l’ex premier tra gli applausi. Il Partito democratico? Berlusconi denuncia il comportamento da «fuorilegge» di chi per approvare la sua decadenza dal Parlamento sta accelerando senza motivo i tempi del voto, arrivando a forzare i regolamenti di Palazzo Madama. Il dubbio, neppure troppo nascosto, è che il centrosinistra abbia deciso di «portare la testa del leader del Pdl su un piatto d’argento al congresso dell’8 dicembre».

Se il Pdl non ha ancora staccato la spina al governo Letta, il rischio è che gli eventi possano precipitare già nelle prossime settimane. Dal palco del Consiglio nazionale Berlusconi critica duramente l’esecutivo. Se la prende con una legge di Stabilità che «non porterà alcun risultato». Denuncia il comportamento di alcuni ministri non all’altezza del compito. Incapaci di trattare i dossier economici «con il coraggio e la statura necessaria per farsi ascoltare in Europa». Ma il Cavaliere ricorda anche di non essersi potuto sedere attorno a un tavolo per scrivere in dettaglio il programma di governo. Al Pdl è stato concesso solo di inserire pochi punti qualificanti nel discorso che Enrico Letta ha presentato alle Camere il giorno della fiducia: la cancellazione dell’Imu sulla prima casa, la modifica di Equitalia e il blocco dell’aumento dell’Iva. 

Il voto anticipato non lo nomina mai. Eppure in almeno tre occasioni l’ex premier fa un chiaro riferimento alle prossime elezioni. In assenza di una nuova legge elettorale – data l’attuale fase di stallo che vede i tre principali partiti equivalersi nei sondaggi – il Cavaliere teme la nascita di un nuovo governo di larghe intese tra Pd e Movimento Cinque Stelle. L’unica alternativa resta la ricomposizione «di tutti i moderati». Un cartello elettorale che unisca sotto la guida di Forza Italia gli alleati di Fratelli d’Italia, della Lega e del “Nuovo Centrodestra” di Alfano. All’ex delfino, Berlusconi lascia aperte le porte del centrodestra. Certo, in un attimo di commozione ammette di essere rimasto molto addolorato dalla sua decisione di strappare. «Stanotte non ho dormito». Non gli risparmia neppure qualche stoccata («Nuovo centrodestra? Non mi sembra il nome più efficace, soprattutto vedendo chi lo propone»). Ma invita i suoi a fermare l’offensiva contro le colombe. «Adesso sosterranno la sinistra, ma dovranno tornare nella nostra coalizione. Perciò evitiamo dichiarazioni contro di loro, altrimenti si rischia solo di allargare il solco». Il pensiero è già alla prossima campagna elettorale.

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