Francesco interroga la Chiesa su gay e divorzio

Consultazione mondiale di tre mesi

Pochi mesi – da novembre alla fine del prossimo gennaio -per una consultazione mondiale che coinvolge vescovi, parroci e fedeli, l’intero popolo di Dio insomma, chiamato a dire la sua su sessualità e famiglia e a confrontarsi con temi giudicati fino ad ora solo oggetto degli interventi dottrinari dell’ex Sant’Uffizio (clicca qui per leggere tutte domande). L’operazione lanciata da papa Francesco è in grande stile e altamente rischiosa, ma rappresenta forse l’ultimo vero tentativo di evitare al cattolicesimo un destino di progressiva marginalizzazione dalle società moderne. In questo senso il papa, da un punto di vista storico, sta veramente cercando di ‘salvare’ la Chiesa, e tuttavia non sono poche le opposizioni che trova al suo interno. Le famose 38 domande rivolte all’intero popolo cattolico sui temi tradizionalmente più controversi della dottrina e della bioetica, del matrimonio e della sessualità, rappresentano infatti in primo luogo una sfida rivolta al pensiero dominante dell’ideologia ecclesiale degli ultimi 35-40anni.

Il processo in corso – che sfocerà in due sinodi generali dei vescovi a Roma – non cambierà la dottrina, si sono affrettati a dire vari rappresentanti vaticani per calmare acque che subito si erano agitate, ma di certo la novità c’è e contiene tre aspetti rilevanti: l’ascolto, l’apertura di un dibattito pubblico su temi che si consideravano ‘chiusi’, e un punto d’arrivo preciso: ovvero una chiesa che accoglie e non respinge: dunque una chiesa che si apre al mondo e allarga le sue schiere invece di ridurle a forza di diktat. Dietro questa vicenda c’è però anche uno scontro di potere interno: non sono pochi infatti i vescovi nel mondo che hanno costruito una rendita di posizione nella vita politica e civile delle rispettive nazioni coltivando, spesso in modo strumentale, uno scontro furioso con quel ‘monstre’ chiamato di volta in volta ‘modernità, ‘secolarizzazione’, ‘laicismo’, ‘cultura di genere’, ‘progressismo’ e via dicendo.

Bergoglio è papa da soli pochi mesi e dunque sa di non poter contare, in quest’avventura, sul consenso largo dell’episcopato mondiale che, in grandissima parte, è stato nominato dai suoi predecessori. È anche vero che da qualche tempo la Sala stampa vaticana a cominciato a sfornare nomine di nuovi vescovi con sempre maggiore regolarità ed è anche naturale che molte di esse riguardino i Paesi latinoamericani. Qui sta il serbatoio più consistente di consenso sul quale può contare il pontefice e qui, per altro, risiede il più gran numero di cattolici al mondo. Nella regione sono presenti pure degli avversari di Francesco, ma insomma, il cono sud è dalla sua parte. Senza contare che a sostenere con maggior forza il papa ‘dal volto umano’ è la fanteria della Chiesa: ovvero i preti che se la vedono ogni giorno con le chiese vuote, i matrimoni che vanno in frantumi, le donne sole che hanno abortito, ma anche con le famiglie allargate, i divorziati risposati, i bambini figli di unioni omosessuali o di coppie di fatto; sono loro a incontrare ragazzi e ragazze che si confrontano con la sessualità, che ignorano tranquillamente gli insegnamenti tradizionali della Chiesa in materia e non perché vittime del ‘consumismo sessuale’ o della pubblicità.

Il Papa chiede quindi ai suoi preti di trasmettere le domande ai fedeli e di raccoglierne le risposte, poi il tutto andrà nelle mani delle conferenze episcopali. Una buona parte dei sacerdoti impegnati sui territori vive del resto come una boccata d’ossigeno la parola di Francesco. Quest’ultimo, per fare un esempio, ha telefonato nei giorni scorsi alla figlia di una donna. Clelia Luro, rimasta vedova dopo essersi sposata diversi anni fa con un vescovo argentino, Jeronimo Podestà, poi sospeso a divinis. La coppia non aveva rinunciato alla fede ma era stata trattata con durezza dalle autorità ecclesiastiche, anche perché il vescovo apparteneva alle correnti progressiste dell’episcopato. Bergoglio era rimasto sempre in contatto con la signora Luro che infine è morta nei giorni scorsi all’età di 87 anni. Questo è il modello: una Chiesa che non giudica ogni scelta ma include, che comprende la complessità dell’esperienza umana e la fa propria pur non rinunciando ai principi della dottrina. Il questionario comprende anche domande precise su come viene percepita la dottrina della Chiesa o sul posto che occupa la legge naturale “nella cultura civile”, si chiede poi che tipo di risposta dare agli omosessuali credenti e ai divorziati risposati che vogliono accedere ai sacramenti. Si parla di contraccezione e di matrimonio, ma anche di coppie di fatto. Un repertorio ampio che farà da base all’instrumentum laboris del sinodo straordinario, cioè al documento base per l’assise del prossimo ottobre.

Poi, nel 2015, un altro sinodo per decidere come dare attuazione alle decisioni prese. Fra le domande poste alcune riguardano la famosa enciclica di Paolo VI, Humanae vitae del 1968 che, intervenendo proprio sui temi della sessualità e del matrimonio, sembrò raffreddare gli entusiasmi scaturiti dal Concilio vaticano II. Com’era prevedibile, infine, fra i vescovi dell’Europa continentale – Austria e Germania in testa – la discussione è già iniziata; l’arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schoenborn, sta dando pieno appoggio all’operazione, nella stessa direzione si muove il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e uno degli otto cardinali consiglieri del Pontefice. Tutto tace invece sul fronte italiano: la Cei non ha nemmeno messo sul proprio sito web le 38 domande.

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