Puntare sulla Ferrari del magnate cinese e brasiliano. È questo l’obiettivo del piano industriale di Pirelli al 2017. Nello specifico, il gruppo della Bicocca prevede che dal segmento premium – l’alta gamma degli pneumatici – arrivi il 60% dei ricavi, che si assesteranno a quota 7,5 miliardi per la divisione tyre (erano 7,7 al 2014 nel vecchio piano), con 1,6 miliardi di investimenti e di marginalità prevista in crescita dall’attuale 13,5% al 15 per cento. Il payout rimane invariato al 40% rispetto al piano 2011-2014, così come l’incidenza del premium sul fatturato di gruppo e il margine: tutto dunque posticipato di due anni. L’esigenza di guardare al premium è ben spiegata nelle slide presentate agli analisti dal presidente Marco Tronchetti Provera: «Il segmento garantisce una profittabilità strutturalmente superiore rispetto agli altri, e i Paesi emergenti faranno la parte del Leone». Scendono anche gli investimenti da circa 600 a 400 milioni l’anno – comunque al livello del 2013 – mentre la riduzione del debito è prevista nell’ordine di 700 milioni, per arrivare a un rapporto tra debito e margine lordo di 0,3 volte dalle attuali 1,2.
Il piano industriale al 2017 di Pirelli
Cina e Sudamerica sono dunque le due aree da cui il management si aspetta di avere più soddisfazioni. D’altronde, il secondo pesa per il 40% del risultato operativo e del 36% dei ricavi. Scorrendo la presentazione agli analisti, si evince con quanto ottimismo si guardi al Brasile, che trainerà una crescita organica annua del 6% a quota 2,6 miliardi: le stime del Pil per i prossimi tre anni di Pirelli evidenziano rispettivamente di una crescita pari al 3,4%, 4% e 4,1% da qui al 2016, superiore alle previsioni del Fondo monetario internazionale, ferme a 2,5%, 3,1% e 3,3 per cento. Stesso discorso per Pechino: 7,2% e 7% sia per il 2015 che per il 2016 per l’istituzione di Washington, rispetto al 7,8%, 8,3% e ancora 7,8% tra tre anni della società guidata da Tronchetti Provera. Qui la crescita organica è prevista a quota 15,9% a 770 milioni di euro. In un’intervista al Financial Times, Tronchetti Provera ha spiegato: «Per il futuro mi immagino una joint venture» con un gruppo asiatico.
Piano industriale Pirelli al 2015
Più complicata la situazione in Russia, l’altro tassello fondamentale nella strategia di Pirelli.L’ultimo piano prevedeva una crescita organica del 6% nel 2012 e del 2% nel 2014 con una marginalità a regime del 15 per cento. Nell’estate del 2011 la compagnia aveva siglato due joint venture con Russian Technologies e Sibur, rilevando alcuni stabilimenti oltre a mettere sul piatto circa 420 milioni di euro per il loro sviluppo. Ciò nonostante, aumentare le quote di mercato si è rivelato piuttosto arduo. Ora si inverte la rotta: crescita organica al 3,9% e 3,1 miliardi di ricavi stimati al 2017.
Insomma, si viaggia sopra il consensus degli analisti– ad esempio per il prossimo anno Fidentiis stima ricavi a 6,4 miliardi versus 6,6 miliardi e un risultato ante oneri di 858 milioni rispetto a 860-880 – e con l’acceleratore pigiato al massimo (come in Formula Uno, con cui la società è in procinto di siglare un triennale per la fornitura in esclusiva). Il motivo è facilmente intuibile: Intesa Sanpaolo, Unicredit e Clessidra, riunite nel veicolo Lauro 61 hanno salvato Tronchetti Provera da un costoso aumento di capitale – come volevano i Malacalza, poi divenuti azionisti di Pirelli al 7% in cambio dell’uscita dal piano superiore, Camfin – ma allo scopo di massimizzare il valore del titolo. Mossa apprezzata oggi dal mercato. Per questo Un gioco che fa bene a tutti, in primis a Tronchetti, titolare del 39% di Lauro 61 attraverso Nuove Partecipazioni, holding partecipata dai suoi soci storici, come la famiglia Moratti e gli Acutis. Oggi la quotazione rispetto agli utili attesi è di 13,9 volte rispetto alle 11,1 volte della media dei competitor come Continental o Bridgestone.
Il riassetto della catena di controllo è ancora in fieri. L’udienza per la trattazione nel merito del ricorso presentato da Lauro 61 contro la decisione della Consob di adeguare il prezzo dell’Opa da 80 a 83 centesimi è fissata per il 20 novembre. L’ipotesi del regolatore è di «collusione» tra Tronchetti e Malacalza sulla valorizzazione del prezzo delle quote Camfin di quest’ultima. Per conto di Lauro 61, poi, l’ex ministro Severino ha presentato un esposto alla Procura di Roma per le notizie uscite su Repubblica in merito all’avvio dell’indagine del regolatore. La battaglia legale continua.
Infine, un particolare non secondario: per ora le quote in Rcs (5,4%) non sono disponibili per la vendita. La riduzione dell’indebitamento, infatti, sarà effettuata attraverso efficienze in termini di costo delle materie prime e di filiera, per 350 milioni. Sull’ormai ex salotto buono meglio non affrettare i tempi, dopo che ieri è arrivato l’ok del consiglio d’amministrazione alla vendita a Blackstone per 120 milioni della sede storica di via Solferino a Milano. D’altronde, ci sono tre anni di tempo per trasformare Pirelli una public company sul modello di Vodafone. Che ciò avvenga davvero, come peraltro auspicato dallo stesso Tronchetti Provera nella cornice di Cernobbio, è tutto da dimostrare.