Lo scorso settembre dopo l’ok per la fusione tra Impregilo e Salini, il nuovo colosso delle costruzioni ha annunciato la nomina di tre nuovi membri del consiglio. Una delle quali entrerà in vigore non prima del 15 dicembre prossimo. Data in cui l’interessato, Franco Passacantando, lascerà il proprio incarico da direttore centrale di Bankitalia. L’economista, classe ’47, tra i più grandi esperti di sistemi di pagamento, entrato per la prima volta a palazzo Koch nel 1976, lascia con una delega di grande rilievo: direttore centrale per i rapporti con organismi sovranazionali. In sostanza, il G20, l’Efc, e l’Ocse. Non potrebbe però essere diversamente. Le due poltrone, pubblica e privata, non starebbero bene affiancate.
Altro discorso per l’altro incarico estero di Passacantando. Meno celebrato dalla stampa. Dal luglio scorso, su segnalazione del ministro Fabrizio Saccomanni, è entrato a far parte del board dei direttori della Bei, Banca Europea per gli Investimenti di cui è vice presidente l’italiano Dario Scannapieco. La banca ha un codice etico e non esiste alcun conflitto di interessi perché l’incarico è prettamente tecnico e non decisionale. Insomma, si tratta di fornire pareri e consulenze. Tanto più che nel bagaglio di Passacantando ci sono pure otto anni di lavoro in Banca Mondiale come direttore esecutivo per una manciata di Paesi, tra cui l’Italia. Però tra Roma e Bruxelles serpeggia un po’ di imbarazzo.
C’è chi si chiede, se si ripetesse quanto accaduto per la diga di Gibe III in Etiopia come gestire il doppio incarico? Due anni fa la Bei con un comunicato ufficiale ha fatto sapere di non essere più coinvolta nel mega progetto il cui contractor principale è Salini. L’opera, da 3,3 miliardi di euro, non ha subito particolari conseguenze perché il governo di Addis Abeba ha trovato fonti alternative al finanziamento. Sembrerebbe capitali cinesi. Ma il cambio di rotta della banca europea, dopo aver condotto le valutazioni preliminari, ha sollevato parecchio scalpore. Ovviamente, la scelta è stata cavalcata dalle Ong che da tempo sostengono la pericolosità dell’opera legata all’impatto ambientale e alla sorte delle popolazioni della valle dell’Omo. L’altro lato della medaglia saranno i posti di lavoro che si verranno a creare. Ma, a parte le motivazioni per il disimpegno di Bei, una tale situazione sarebbe stata difficile da gestire per un consigliere di Salini e al tempo stesso esperto tecnico della banca finanziatrice.
Certo c’è sempre l’astensione. E la possibilità che casi come questi non si verificheranno mai più. Sebbene nessuno ne abbia la certezza. I rapporti tra Bei e Salini si incrociano infatti spesso e come italiani ci auguriamo che ancor più accada in futuro. «Nel corso del 2010 è stato aggiudicata la commessa per la costruzione dell’autostrada Sfax-Gabes, costituente parte dell’autoroute Maghrebine», si legge nel bilancio 2012 del costruttore romano. «Il lavoro, interamente finanziato dalla Bei, prevede la realizzazione di due lotti autostradali di 25 km ognuno, nella zona sud della Tunisia, per un valore di circa 81 milioni di euro». La produzione ha subìto ritardi importanti sia a causa dei disordini sociali che hanno portato il Presidente Ben Alì all’abbandono del Paese e sia in conseguenza dei movimenti di rivoluzione che hanno interessato la Libia. Il progetto rientra comunque, assieme a un’altra commessa legata al tratto Oued Zarga – Bou Salem, nel sistema Autoroutes Maghrebine che favorirà gli scambi commerciali e lo sviluppo economico dell’area del Mediterraneo collegando la Mauritania all’Egitto, passando per il Marocco, l’Algeria, la Tunisia e la Libia.
La Tunisia non è un caso isolato, anche su un’altra sponda del Mediterraneo i nomi del finanziatore e dei costruttori s’incrociano dalle parti di Sarajevo. L’impresa Pizzarotti di Parma, mandataria dell’associazione temporanea al 50% con Salini, ha recentemente presentato l’offerta giudicata più competitiva nella gara da 122 milioni per la realizzazione del tratto autostradale Vlakovo-Lepenica (10,2 km), in Bosnia Erzegovina, nell’ambito della nuova autostrada Sarajevo-Mostar. Qui l’appalto era indetto dall’Ente autostradale governativo e dalla stessa Bei. Di fatto è la bretella che fa da bypass a Sarajevo e comprenderà 3 tunnel, 4 viadotti da 1.200 metri, 8 sottopassaggi, 1 sovrappasso e due stazioni di pedaggio. Per un totale di 20 mesi di lavoro. Speriamo in futuro la Bei non abbia a trovarsi a rivedere il progetto e il consigliere di Salini ad astenersi.
Aggiornamento 11 novembre 2013
Riceviamo e pubblichiamo le precisazioni di Franco Passacantando:
Leggo oggi su Linkiesta che l’incarico di esperto nel Consiglio di amministrazione della Salini Impregilo, che assumerò da metà dicembre, creerebbe “imbarazzo a Bruxelles” perché la BEI – presso il cui Consiglio di amministrazione svolgo l’incarico di alternate expert – è tra le istituzioni finanziatrici della società. Il titolo della notizia è in realtà inaccurato e molto fuorviante.
Il Codice etico interno disciplina espressamente casi della specie, prevedendo che i membri del Consiglio informino anticipatamente dell’assunzione di eventuali incarichi, che segnalino prima di ogni riunione se un punto in agenda sollevi un potenziale conflitto di interesse e che, nella circostanza, gli stessi membri si astengano dalla discussione e dal voto. Sottolineo peraltro che il mio ruolo nel Consiglio non è di membro votante ma di esperto.
Certo della pubblicazione di questo chiarimento per la corretta informazione dei lettori de Linkiesta.
Franco Passacantando