L‘anno scorso girò una cartolina natalizia un po’ particolare, che in molti attribuirono a Banksy, l’artista inglese più geniale degli ultimi anni, la cui identità è avvolta nel mistero, l’unico capace di comparire e sparire in un batter d’occhio, tappezzando i luoghi che visita di stencil o installazioni decisamente provocatorie e graffianti.
La cartolina riprende in tutto e per tutto la tradizione dei dipinti biblici, in particolare, l’episodio del viaggio di Giuseppe e Maria verso Betlemme, verso la stalla dove deve nascere Gesù, ma aggiunge un dettaglio che cambia leggermente la situazione e che proietta Giuseppe e Maria nel grottesco panorama del conflitto israelopalestinese. È il muro, quello eretto da Israele con l’obiettivo di difendersi dagli attacchi terroristici palestinesi.
Forse non è di Banksy, non lo sappiamo e non ci importa, anche perché il messaggio che da anni Banksy rappresenta attraverso le sue opere e soprattutto attraverso il suo rigoroso anonimato è che chi sia l’autore non conta, conta solo l’opera. E chissà mai che Banksy non sia solo un’invenzione, un personaggio creato magari di un collettivo di artisti sparsi per il mondo. E, un po’ come il subcomandante Marcos o il pirata Roberts de La storia fantastica, potranno arrestarne o fermarne uno, di Banksy, ma ci sarà sempre un Banksy che prenderà il suo posto.