«Che ha detto la Corte Costituzionale?». La sentenza della Consulta arriva a Montecitorio nel tardo pomeriggio. Gli sguardi interrogativi dei parlamentari che leggono i primi lanci di agenzia si trasformano presto in smarrimento. «E adesso che succede?». La decisione della Corte ha appena reso incostituzionali il premio di maggioranza e le liste bloccate del Porcellum. Ma la soppressione tout court della legge elettorale prende quasi tutti in contropiede. Il primo risultato è il panico di tanti deputati.
A mente fredda, dopo qualche istante si inizia a ragionare. Il dispositivo della Consulta sembra allontanare il rischio di un voto anticipato, mettendo al riparo il governo da prossimi, probabili, scossoni. Eppure nei prossimi giorni rischia di aprirsi un dibattito pericoloso. Del resto prima di avere certezze sulle reali conseguenze di quello che è successo oggi, sarà necessario attendere le motivazioni della sentenza. Su questo sono tutti d’accordo.
A sentire il Movimento Cinque Stelle gli effetti della sentenza rischiano di essere deflagranti. «Nella sua composizione, questo Parlamento è illegittimo» spiega Danilo Toninelli, componente pentastellato della commissione Affari costituzionali. «Questo è evidente, anche senza leggere le motivazioni. Tra Camera e Senato ci sono almeno 200 abusivi, eletti in virtù del premio di maggioranza. Adesso le giunte per le elezioni devono mettersi al lavoro per sostituirli». Forza Italia sembra sulla stessa linea. A conti fatti il Partito democratico dovrebbe rinunciare a circa 150 parlamentari, seggi da distribuire soprattutto tra le forze di opposizione.
I tecnici di Montecitorio preferiscono prendere tempo. «Prima di capire gli effetti di questa decisione è il caso di aspettare qualche giorno» raccontano senza nascondere qualche imbarazzo. Anche loro chiedono pazienza: «Prima vediamo di leggere le motivazioni della sentenza». Intanto i deputati della maggioranza invitano alla calma. «Ma quali abusivi». A sentire loro, il Parlamento è ancora nel pieno della sue funzioni. Il rischio di aprire una serie di conseguenze imprevedibili è dietro l’angolo. «Se il Parlamento è illegittimo – ragiona il deputato del Centro democratico Pino Pisicchio – Allora è illegittimo anche il presidente Giorgio Napolitano, che è stato eletto da queste Camere». Nel Pd la pensano allo stesso modo. I gruppi parlamentari non saranno rivoluzionati. Peraltro assieme al premio di maggioranza, la Consulta ha dichiarato incostituzionali anche le liste bloccate. «E allora che facciamo, ci dimettiamo tutti?».
Tra poche certezze, restano diversi dubbi. Cosa succederà dopo che saranno depositate le motivazioni della sentenza? «Al momento non possiamo saperlo – spiega il democrat Gianclaudio Bressa – Questa decisione toglie due elementi fondamentali del Porcellum: il premio di maggioranza e le liste bloccate. Ma non ci consegna alcuna legge elettorale immediatamente utilizzabile». Ecco l’interrogativo. A sentire gli esperti sembra chiaro che la bocciatura non riporterà in vita il sistema precedente, il Mattarellum. Piuttosto lascia in eredità al Parlamento un sistema elettorale “depurato” dai suoi aspetti incostituzionali. Un Porcellum senza premio di maggioranza, insomma. E cioè un proporzionale puro.
Ma anche un Porcellum senza liste bloccate. Tornano le preferenze? Mistero. Qualche indicazione in più sarà contenuta nelle motivazioni della sentenza. «Ma è anche vero che la Consulta non può sostituirsi al legislatore» ricorda il deputato di Scelta Civica Andrea Mazziotti. Ecco allora che in molti tornano a considerare decisivo il contributo del Parlamento. Alla sentenza della Consulta non potrà non seguire l’approvazione di una nuova legge elettorale, assicurano quasi tutti. I dubbi rimangono.
Gli effetti politici della sentenza sono diversi. Da oggi il governo Letta sembra al riparo da possibili scossoni. Almeno due le conseguenze del dispositivo che potrebbero blindare l’esecutivo. Anzitutto si allontana la possibilità di sciogliere le Camere, almeno fino a quando il Parlamento non avrà varato una nuova riforma elettorale. Tornare alle urne con un Porcellum “dimezzato” presenta evidenti rischi. Evidenti soprattutto al Colle, che da mesi chiede al Parlamento uno sforzo per approvare una nuova legge.
Ma c’è anche chi considera la sentenza della Consulta un brusco stop alle aspirazioni di Matteo Renzi. «Adesso il sindaco di Firenze dovrà stare un po’ più tranquillo», raccontano in Transatlantico. Il Porcellum rinato dalla decisione della Corte Costituzionale è un proporzionale puro. Forzando la mano per interrompere anzitempo la legislatura, si rischia solo di garantire lunga vita alle larghe intese.