Non solo smartwatch, in arrivo l’anello intelligente

WEREABLE TECHNOLOGY

I computer alla loro prima comparsa occupavano intere stanze ora invece anche un anello può essere dotato di una certa capacità computazionale. Nel frattempo si è passati dal fisso sulla scrivania, al laptop nello zaino, per arrivare allo smartphone nel taschino. Ora con Google Glass e Smartwatch, la tecnologia è diventata wereable, indossabile, fino a raggiungere il caso più estremo: Smarty Ring (il cui nome è decisamente meno accattivante del suo design) è un progetto finanziabile su Indiegogo che vuole rendere disponibile una device che applichi le attuali possibilità della user-experience degli orologi intelligenti su una scala ancora più ridotta, quella di un gioiello da infilare alle dita.

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Sarà il 2014 l’anno della tecnologia indossabile? Ci sono gli occhiali di Google, che stanno creando scalpore, come dimostra la recente notizia del cliente buttato fuori dal ristorante per essersi rifiutato di toglierseli. Insieme ai Glass c’è poi la famiglia allargata degli Smartwatch. Smarty Ring ne è, infatti, solo l’ultimo esempio, ma in pratica è uno smartwatch in miniatura con schermo a LED.  Sarà da vedere quale, fra occhiale e orologio, avrà più successo, ma io personalmente, almeno sul breve termine, confido in quest’ultima categoria. I prezzi sono più abbordabili e si tratta di un’innovazione meno invasiva. Occhiali e orologi sono entrambi due artefatti che hanno rappresentato delle grandi conquiste dell’umanità. Il fatto che queste due tipologie di oggetti vengano in questi anni profondamente ripensate mostra come le abitudini umane stiano cambiando in modo radicale. L’orologio, in particolare è un artefatto antico, che nasce, nel III millennio A.C., come semplice meridiano. Clessidre, orologi ad acqua fino ai medievali orologi meccanici: ogni epoca ha trasformato questo oggetto, che fino alla comparsa dei computer, rappresentava una delle vette più alte raggiunte dalla tecnica.

Tutte le compagne marketing riguardo agli Smartwatch fa leva attorno a un  numero: 150. Alcune ricerche hanno , infatti, evidenziato che l’utente medio interagisce con il proprio smartphone, in media, 150 volte durante la giornata. Controllare il proprio telefono per guardare l’ora, guardare la mail, giocare a Candy Crush è diventato un automatismo da psicopatologia della vita quotidiana. E centocinquanta volte non sono affatto poche. Gli smartwatch (ma anche i Glass), promettono, dunque, di diventare un modo più intelligente per gestire notifiche e interazioni, rendendo più fluido il rapporto con i nostri dispositivi, che, secondo i produttori, sarà sempre più intenso e simbiotico. Gli smartwatch, bisogna ricordarlo non sono device indipendenti, ma sono pensati per lavorare in coppia con il telefono, permettendo di usare le funzioni di quest’ultimo, tramite bluetooth, senza doverlo tirar fuori dalle tasche o dalla borsa.

Samsung, il grande colosso dell’hardware, è stata tra i primi a essersi lanciata in questo mercato, con il suo Gear, che però non ha avuto un’accoglienza molto buona. Dato il costo (quasi 300€) non si può fare poi molto. Un commentatore ha recentemente dato il seguente giudizio: “In fatto di tecnologia personale ci sono strumenti e ci sono giocattoli. Il Gear appartiene a quest’ultima categoria. E non si tratta neanche di un giocattolo divertente”. Un’accoglienza così fredda non sarebbe spiegabile se aziende con mezzi decisamente più ridotti rispetto a Samsung non avessero proposto sul mercato prodotti con funzionalità simili ma un approccio di design differente. Come caso limite c’è Smarty Ring, ma l’esempio più significativo è sicuramente Pebble. Finanziato con successo su Kickstarter, Pebble applica il concetto degli smartwatch puntando su un design minimale, con un monitor a bassa definizione che utilizza la tecnologia dell’inchiostro elettronico (la stessa dei lettori ebook) per rendere più efficiente il consumo di batteria. Il Pebble inoltre utilizza la vibrazione quando riceviamo una notifica e anche per sveglarci la mattina. Il prezzo è poi più contenuto rispetto al Gear. Questo bellissimo articolo di The Verge racconta l’esperienza offerta da questa particolare device.

Per ora gli smartwatch sono solo una costosa estensione dei nostri telefoni e in questo sembrano l’evoluzione degli auricolari bluetooth. Oltre al Gear, oggetti come il Pepple e lo Smarty Ring hanno sicuramente il loro fascino e presentano una modalità di interazione semplificata con i nostri smartphone che sarà sicuramente sempre più diffusa. La gestione dei flussi di notifiche, telefonate e aggiornamenti è infatti una delle sfide che affrontiamo ogni giorno. Rimane da vedere se gli Smartwatch rappresenteranno una soluzione temporanea o definitiva, ma sicuramente, con l’entrata nei giochi di Apple prevista per il 2014, si capirà se questo mercato avrà la capacità di sfondare oppure rimarrà una nicchia per feticisti geek. Quando ogni nuova tecnologia, prodotto o servizio viene introdotto sul mercato, e nella società, gli early-adopter possono venire additati come esempio di bizzarria da parte del resto dell’umanità. Poi l’attenzione morbosa ai pochi utenti passa a una generica rassegnazione una volta che l’infezione si diffonde. La società accoglie così l’innovazione, nobilitando a pionieri e visionari coloro che per primi avevano intuito le potenzialità di quello che è poi diventato il nuovo oggetto del desiderio. Oppure, se l’innovazione viene rigettata coloro che ci avevano scommesso saranno definitivamente marchiati come stramboidi. Resta da vedere se oggetti come i Google Glass e le varie tipologie di smartwatch sono l’indice di un consumismo tecnologico che ha raggiunto il suo livello terminale oppure se, invece, rappresentano i primi, goffi segnali dell’alba di una inedita invasione del corpo da parte della tecnologia.

Smarty Ring è finanziabile su Indiegogo

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