Quando Giorgio Napolitano varcherà le porte della Scala sabato 7 dicembre, questa volta non ci saranno presidenti del Consiglio o ministri ostili al suo mandato di presidente della Repubblica. Né sindaci di centrodestra, come Letizia Moratti, o assessori alla Sicurezza aennini come Riccardo De Corato o ancora esponenti della Lega Nord alla Matteo Salvini o alla Davide Boni, spesso critici nei confronti di Napolitano. «Re Giorgio» come lo chiamano sostenitori e avversari, sarà accolto dall’amico primo cittadino Giuliano Pisapia, avrà tutto per lui il palco reale color cremisi che un tempo veniva occupato dalla monarchia italiana. Al suo fianco solo i presidenti di Camera e Senato Laura Boldrini e Pietro Grasso, più il ministro della Cultura Massimo Bray. In questi anni l’appuntamento della prima della Scala è sempre stato uno snodo fondamentale dei destini della Repubblica italiana. Da quel palco sono partiti gli annunci delle larghe intese e la spinta per le riforme.
Nel 2009 la polemica fu legata all’assenza dei ministri del governo Berlusconi. Il lodo Alfano era stato appena bocciato dalla Consulta e il Cavaliere iniziava a guardare il Colle come un nemico. Berlusconi, che la prima della Scala la frequentava di più quando era imprenditore, nel 2008 inviò solo la (ex) moglie Veronica Lario. Al Teatro ci ritornò il 25 aprile del 2010, giorno di Liberazione Nazionale. Se c’è un momento di sintonia tra l’ex premier e il presidente della Repubblica è proprio quello di tre anni fa. I due entrarono insieme per celebrare l’Unità nazionale. Ma la magia si consumò in appena un anno di governo.
Nel 2011, anno che a detta del Cavaliere ha segnato il complotto per farlo fuori – come va ripetendo spesso nei colloqui privati di Arcore o di palazzo Grazioli – è stato per la Scala l’anno di Napolitano e Mario Monti, l’ex preside della Bocconi che era stato chiamato a novembre per salvare l’Italia dallo spread: celebre la foto dei due insieme all’ex ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera nel foyer. Emblema del governo dei tecnici arrivata al potere sotto l’ala protettrice di Re Giorgio. I due, Monti e Napolitano, si ripresentarono pure nel 2012: unica coppia premier-presidente della Repubblica che si ricordi degli ultimi anni.
Del resto c’è una regola non scritta tra gli invitati alla Prima scaligera: o viene uno o viene l’altro. Anche per questo Enrico Letta, attuale capo dell’esecutivo non ci sarà alla Traviata. Napolitano quindi, insieme alla moglie Clio, avrà per sé tutti gli occhi addosso. Un uomo solo al comando. Metafora potente della sua cifra politica impressa sull’ultimo biennio di questo paese. L’88enne capo dello Stato con molta probabilità farà proprio alla Scala, probabilmente a margine della Traviata, un discorso al Paese in vista della fiducia di mercoledì 11 dicembre. L’unità e la necessità delle riforme saranno ancora una volta la base dell’intervento dell’ex esponente del Pci.
D’altra parte tra pochi giorni il governo tornerà alle Camere per la fiducia. L’appuntamento è stato fissato per mercoledì prossimo. Un passaggio istituzionale – indicato proprio dal Quirinale – reso necessario dopo il trasloco all’opposizione di Forza Italia. Sarà un momento cruciale della legislatura, che nelle intenzioni di Enrico Letta e Giorgio Napolitano dovrà “rilanciare” l’azione dell’esecutivo. Il presidente del Consiglio presenterà in Parlamento un dettagliato programma di impegni da qui al 2015. Si partirà con le riforme istituzionali, quelle economiche, ovviamente la legge elettorale. Nulla ancora di preciso, dato che Letta ha iniziato a scrivere il discorso in questi giorni.
La decisione di ricevere una nuova investitura dal Parlamento è stata concordata con il capo dello Stato. Anche nella tempistica: è stato sull’asse Palazzo Chigi-Quirinale che si è studiata l’opportunità di presentarsi alle Camere a pochi giorni alle primarie del Partito democratico. Un particolare non casuale. Così facendo sarà il segretario democrat appena eletto – con ogni probabilità Matteo Renzi – ad accordare al premier la road map dell’esecutivo. Vincolandosi ancora di più al destino del governo. Vero stratega dell’operazione, Napolitano continua a seguire da vicino la vicenda. Non è un caso se stamattina, alla prima occasione libera da impegni istituzionali, Letta sia salito al Colle. L’ennesima visita in pochi giorni. Un incontro utile per fare il punto sulla situazione, informare il presidente sul dossier legge elettorale (che il Colle segue con particolare interesse). E chissà, forse per confrontarsi sugli impegni che l’esecutivo pensa di assumere nei prossimi mesi.