Tim Keegan ha votato Barack Obama nel 2008 e nel 2012 perché voleva un’assicurazione medica a un costo ragionevole. Graphic designer freelance, 43 anni, Keegan non ha mai potuto concedersi il lusso di sborsare 5mila dollari all’anno per una polizza. Dopo che la riforma sanitaria del presidente Obama è stata approvata pensava fosse la volta buona. Ma le cose sono andate diversamente. Quando il primo ottobre scorso, il sito del governo per comprare le polizze è sbarcato online, le pagine non si caricavano. Il portale era una sinfonia di messaggi di errore e inviti ad attendere.
«Eddai», sbotta al telefono Keegan, un newyorchese democratico convinto. «Se costruisci un sito per la legge più importante della tua presidenza, almeno assicurati che funzioni».
All’indomani del disastro di ottobre, il presidente Obama ha detto che il sito sarebbe stato fortemente migliorato entro il 30 novembre (scadenza poi slittata al primo dicembre). Ebbene, il primo dicembre era il gran giorno. Keegan si è alzato presto e ha acceso il computer. Lo slalom tra le prime pagine è filato liscio, poi però nelle fasi finali la piattaforma si è piantata. Keegan si è disconnesso e ha riprovato. Stessa storia. Insomma, Keegan l’assicurazione sul sito Healthcare.gov non è ancora riuscito a comprarla. E questa volta ha perso le staffe.
«Ne ho abbastanza del portale», ci dice furente, «me la comprerò direttamente e poi cercherò di farmela rimborsare. È una soluzione sconsigliata perché macchinosa, ma vista la situazione pietosa del sito mi sembra la decisione più sensata».
Difficile dimostrarlo, ma secondo portavoce governativi come Julie Battaille, da ieri Healthcare.gov, il portale sanitario costato già 630 milioni di dollari, sarebbe molto più affidabile che in passato: sono aumentate la capacità del sito di immagazzinare dati e la velocià di elaborazione; ora può far fronte a 800mila visite al giorno e 50mila utilizzatori simultanei, il tempo medio di caricamento di una pagina era sei secondi, adesso meno della metà. Eppure, come ha detto furbescamente Battaille, «alcuni utenti potranno ancora sperimentare intoppi, inciampi, rallentamenti». E Keegan sembra sia uno di questi.
Per Obama Healthcare.gov non è un sito qualunque. Il suo funzionamento è direttamente proporzionale alla sua eredità politica. L’Affordable Care Act, noto come Obamacare, è la riforma obamiana più significativa. I non assicurati negli Stati Uniti sono ben 48 milioni, il 15,4% della popolazione. Di questi si calcola che nel giro di un anno sette milioni riusciranno a comprare una qualche forma di copertura medica più o meno sovvenzionata dagli Stati in cui abitano o dal governo federale.
Fino a questo momento un elemento importante del successo di Obama è stato internet. Obama riuscì a prevalere nelle primarie contro Hillary Clinton e poi sul candidato repubblicano John McCain grazie alla leggendaria Obama online operation, il dream team informatico che lo lanciò sui social network quando era ancora uno sconosciuto senatore dell’Illinois. Nel 2012 Obama ha vinto contro il repubblicano Mitt Romney soprattutto tramite la Rete: passando al setaccio le vite online degli elettori, le loro tracce sui social network e incrociando questi dati con le informazioni dei registri elettorali ha modulato la propaganda su misura che gli ha spianato la strada verso la rielezione. Adesso, però, se il sito continua a funzionare solo a sprazzi, il web può diventare la sua nemesi.
Per questo Obama dopo la figuraccia del primo ottobre ha messo al lavoro su questo fronte un uomo di fiducia, Jeff Zients, un maestro dei rattoppi in corsa (dai budget federali ai computer). E sono in molti a chiedersi perché un tipo come Zients (o qualcun altro con affini competenze manageriali) non fosse parte della squadra fin dall’inizio.
«Obama è un abile politico, ma non un altrettanto abile manager», ci spiega con una risata Michael Brenner, professore di Relazioni internazionali alla Università di Pittsburgh e osservatore attento delle dinamiche democratiche a Washington. «Lo ha dimostrato in più occasioni, nominando gente non particolarmente capace, dai vertici della Nsa ai referenti del portale sanitario».
Comunque sia, adesso per Obama l’obiettivo è dimostrare che i problemi del sito sono ormai archiviati, per impedire ai Repubblicani di utilizzare il portale come emblema dell’inefficienza dell’amministrazione democratica in vista delle elezioni di Midterm.
A parziale discolpa di Obama, giova osservare che se la Rete è ormai una formidabile piattaforma per le campagne elettorali, come strumento di governo si è ancora a livelli brontosaurici. Il portale sanitario dell’amministrazione Obama è uno dei tentativi più ambiziosi mai visti in questo senso. Healthcare.gov non è un semplice sito con articoli o documenti consultabili, ma un cervellone che incrocia specifici dati di milioni di persone e calcola quali informazioni dare a ciascuno nell’arco di pochi secondi. E lo fa per migliaia di utenti nello stesso istante. Se la sfida sarà vinta, diventerà un caso di scuola per illustrare come il web possa essere usato anche per governare. Se i problemi persisteranno, invece, per Obama potrebbe divenire un boomerang e diventare zavorra per il prossimo candidato democratico alla presidenza.