Sprechi pubbliciVeneto, soldi a pioggia a “chilometro zero”

Partecipate regionali & sprechi

Mentre a Roma ci si accapigliava sui costi della politica, con un Parlamento in ostaggio per il consueto assalto alla diligenza durante l’approvazione della legge di stabilità, in Veneto, nella Regione che ama rappresentarsi come una delle più virtuose, si è (quasi) verificato uno scandalo sui costi della politica locale. Durante l’approvazione del bilancio di assestamento del 2013, l’opposizione è riuscita a bloccare una delibera della giunta Zaia, che assegnava 220mila euro per finanziare 160 seminari formativi e insegnare ai veneti, che non sanno più a che santo votarsi per resistere alla crisi, la nobile arte del “bere consapevole”.

Come dichiara Linkiesta Diego Bottacin, consigliere regionale di Verso nord ed esponente di Scelta civica, che ha scovato e denunciato lo spreco previsto dalla delibera «per organizzare party e degustazioni propagandistiche condite con vino doc e prodotti tipici»tutti i consiglieri regionali di opposizione (Pd e Idv), hanno fatto mancare il numero legale per impedire l’approvazione di un ennesimo finanziamento superfluo, che sarebbe finito nelle casse già dissestate della società regionale di Veneto agricoltura. Commissariata per i suoi passivi (5 milioni di euro nel 2011), monitorata e sorvegliata dagli oppositori del governatore veneto, per via della sua elefantiaca burocrazia: 17 sedi, 400 dipendenti, 40 società controllate.

L’assalto alla diligenza, in questo caso, doveva servire, come si legge nella delibera approvata dalla giunta il 10 dicembre scorso, per «offrire un sostegno alla promozione della cultura e dell’educazione al consumo consapevole per valorizzare tutti i prodotti made in Veneto, e rafforzare il senso di appartenenza al territorio regionale». Oibò. La notizia si è persa nel mare nostrum delle varie emergenze legate ai bilanci regionali, che spesso non fanno buon uso della propria, seppur parziale, autonomia, ma invece aumentano i leciti dubbi sul virtuosismo territoriale, a cui i leghisti fanno ricorso da molti, troppi anni, per affermare una retorica antistatalista.

Questo scandalo emerso, fra i tanti, sui costi della politica, grazie alla denuncia dell’opposizione, si inserisce in una polemica, ormai più che rovente, sulle partecipate regionali (187 fra società partecipate, controllate, enti e organismi sovvenzionati dalla Regione Veneto, quasi tutte in passivo), che dovrebbero essere dismesse. Un tormentone, che dura da mesi. Nei giorni scorsi infatti, dopo aver soppresso quattro società regionali minori, il Consiglio regionale ha approvato una legge (con un voto a favore anche di due consiglieri regionali leghisti), per regolare il rapporto fra la Regione e le partecipate, rendere più trasparenti gli appalti, ridurre gli emolumenti e le poltrone dei manager, che le governano.

Il relatore della legge, Costantino Toniolo del Pdl-Ncd, ha chiesto anche una ricognizione per dismettere tutte le società partecipate dirette o indirette, ritenute superflue. Sollevando molta polvere, visto che la maggioranza si è divisa, l’opposizione ha chiesto le dimissioni di Luca Zaia, e l’assessore al Bilancio, Roberto Ciambetti, ha già dichiarato guerra, parlando di provvedimenti “comunisti”, per fermare le barricate contro il progetto di razionalizzazione delle società regionali. A cominciare dalla finanziaria regionale, Veneto sviluppo, avversata da tutte le associazioni di categoria dei Piccoli perché, come sottolinea Mario Pozza, presidente di Confartigianato della marca trevigiana, «Veneto sviluppo è utile solo alle grandi imprese, quelle della casta confindustriale. E per via di una serie di paletti, difficili da superare per gli artigiani, offre finanziamenti solo a imprese di medie e grandi dimensioni. Come fece un anno fa, che diede un finanziamento di un milione e mezzo di euro a una società tessile, poi fallita».

La lieta novella (natalizia) è la seguente: i fondi previsti per la delibera, che doveva servire a foraggiare il business del seminari formativi per ascoltare esperti, guardare video divulgativi e degustare vini doc, sono stati destinati agli agricoltori, in difficoltà. Ma probabilmente i manager di Veneto Agricoltura non si strappano i capelli. Infatti basta andare sul sito web, per verificare la febbrile attività culturale e formativa della società, (commissariata), regionale. Nonostante la battaglia in corso per fermarla, la macchina della propaganda regionale a chilometro zero, non si è ancora fermata.

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