“Affare Bitcoin”, per capire la nuova moneta digitale

Ebook online

Bitcoin è la moneta della rete nata nel 2009: il suo ideatore l’ha definita “una versione integralmente peer-to-peer” di una moneta elettronica che “permetterebbe ai pagamenti online di essere effettuati direttamente tra una parte e l’altra senza dover passare per un istituto finanziario”. Quali sono i vantaggi e i limiti della moneta digitale? Quale peso dare all’innovativo sistema di transazione che sta facendo discutere BCE, FBI e le Banche centrali di tutto il mondo?

“Affare Bitcoin- Pagare col p2p e senza banche centrali” è un ebook di Gabriele De Palma, giornalista esperto in nuove tecnologie, pubblicato dall’editore digitale Informant, ed è in vendita in tutti gli store online.

Ne pubblichiamo qui un breve estratto:

Fenomenologia di bitcoin

Volatile e anarco-insurrezionalista

“Mercoledì l’FBI ha annunciato di aver arrestato nella Biblioteca Statale di San Francisco il ventinovenne Ross William Ulbricht, accusato di essere l’amministratore di Silk Road. Ulbricht è stato accusato di riciclaggio di denaro, di partecipazione al narcotraffico e di hacking. Il Dipartimento di Giustizia ha sequestrato il sito web di Silk Road e una cifra pari a circa 4 milioni di dollari in bitcoin, la cripto-moneta usata per acquistare droga”.

Questo, pubblicato su Forbes all’indomani del raid contro SilkRoad, è il tipico articolo tramite cui si viene a conoscenza di bitcoin. Negli altri casi, di solito, titoli e articoli rimandano all’improvviso balzo in su o in giù del valore della moneta digitale.

Nel primo caso bitcoin è associato ad attività criminose, come quelle perpetrate tramite la piattaforma di e-commerce Silk Road e dai suoi simili, che riescono – spesso, non sempre – a garantire l’anonimato e quindi l’impunità a chi compravende prodotti illegali grazie a software di anonimizzazione come Tor. Per finanziare questo tipo di acquisti il denaro tradizionale come euro e dollaro, nella versione digitale indispensabile a effettuare un pagamento da remoto (bonifico via internet, carta di credito o di debito o PayPal), non va bene perché o è molto scomodo da usare oppure è tracciabile dalle autorità. È sempre possibile cioè, a meno di utilizzare contanti, risalire a chi ha effettuato il pagamento e chi lo ha ricevuto. Banche e istituti di credito sono in grado di conoscere l’identità di chi ha effettuato una transazione economica. Con bitcoin invece non si può, l’anonimato è garantito. Per questo viene usato anche dagli utenti di SilkRoad. E non solo, c’è di peggio: ci sono anche dei macabri buontemponi che scommettono sulla data di assassinio di alcune personalità pubbliche ree di aver procurato dolore all’umanità ma al di sopra della legge per il ruolo che ricoprono. Tra questi il Presidente francese Francoise Hollande, quello statunitense Barack Obama e quello della Federal Reserve Ben Bernanke. Il sito che ospita questo tipo di scommessa si chiama Assassination Market, è nascosto nel deep web come SilkRoad e accetta puntate – che diventano il montepremi da vincere – solo in bitcoin.

Difficilmente però nelle cronache che raccontano di Assassination market e SilkRoad viene spiegato come fa un sistema di pagamento in valuta digitale a essere completamente anonimo, tanto da consentire impunemente la compravendita di armi, droga e rock’n’roll. A discapito di noi cronisti un po’ maldestri c’è da dire che il meccanismo non è facilmente sintetizzabile, non è divulgabile in poco spazio. Però è un peccato perché è come dare notizia che rendendosi invisibile con una pozione magica un uomo ha derubato il caveau di una banca, mettendo l’accento sull’illegalità del furto anziché sull’esistenza della pozione magica.

C’è una variante di questa prima associazione dei bitcoin al malaffare, ed è la variante Anonymous, gli hacker che si battono contro le istituzioni e le grandi aziende a colpi di attacchi informatici dei siti web ufficiali che paralizzano l’attività delle società colpite. A dare consistenza alla tesi la prima copertina della prima rivista semi-ufficiale legata alla cripto-moneta. Il numero uno di Bitcoin Magazine ha una foto a tutta pagina della celebre maschera del cospiratore inglese del XVI secolo Guy Fawkes, che contraddistingue gli attivisti digitali (hacktivisti). Anche gli Anonymous, come altri attivisti che inscenano proteste estreme, godono di una reputazione discutibile presso l’opinione pubblica. Nel migliore dei casi (pochi a dire il vero) vengono dipinti come i nuovi difensori dei diritti degli utenti della rete, altrimenti sembrano essere diventati gli anarco-insurrezionalisti 2.0, cui si attribuiscono quasi tutti i reati commessi in rete da ignoti.

Uno di principali sostenitori della imminente rivoluzione portata dalla nuova moneta è Rickard Falvinge, fondatore del Piratpartiet svedese, il primo Partito Pirata del mondo. Falvinge è convinto, e lo ha sostenuto in un articolo tradotto anche in italiano, che bitcoin cambierà il mondo più di quanto lo abbia fatto internet. Nonostante Falkvinge sia un politico a tutti gli effetti e il Partito pirata svedese sia riuscito a guadagnare alle elezioni del 2009 due seggi al parlamento europeo, si tratta pur sempre di “pirati”, un’etichetta che solitamente non connota le persone più raccomandabili.

Nella stessa area si può inserire anche l’associazione mediatica con due personalità dal profilo almeno apparentemente ambiguo: Julian Assange, fondatore di Wikileaks, il sito che ha divulgato informazioni riservate e secretate dai governi di mezzo mondo, e Edward Snowden, la gola profonda che in modo simile a quanto fatto da Assange ha spifferato i segreti militari statunitensi.

Wikileaks, che a causa delle pressioni del governo Usa sulle aziende che avevano rapporti economici con Assange non ha più potuto contare sulle donazioni via PayPal o tramite carte di credito, è ricorsa in gran fretta ad adottare i bitcoin. Lo stesso ha fatto il Journalistic Source Protection Defence Fund, il fondo che sostiene la libertà di stampa e di espressione e raccoglie offerte in cripto-moneta anche per Snowden, in difficoltà a ricevere finanziamenti privati a causa del pressing anche in questo caso del governo degli Stati Uniti.

Siamo al limite, quello indefinito, tra diritto all’informazione e tradimento, libertà d’espressione e spionaggio. Un confine non confortevole su cui trovarsi. Un po’ come è capitato all’avvocato protagonista di un episodio della serie-tv The Good Wife, accusato dal governo per non voler rivelare il nome del suo cliente, sospettato di essere l’inventore di bitcoin.

Anche in questi casi, come per quelli di SilkRoad e Assassination Market, le cronache parlano del sistema di pagamento associandolo a chi lo utilizza, senza però raccontarlo nei suoi fondamenti.

Negli altri casi, molto spesso su pubblicazioni economico-finanziarie, viene data notizia di come la moneta digitale abbia raddoppiato il proprio valore in poche settimane, e di come questo si sia poi dimezzato in un lasso di tempo altrettanto breve. Insomma, è una moneta dal valore molto volatile, un investimento ad altissimo rischio. Il che è senz’altro vero, i grafici che tracciano l’andamento del cambio di bitcoin con dollari e altre valute tradizionali sembra l’altimetria delle montagne russe, Come anche per l’associazione con le attività illegali però la semplice cronistoria delle quotazioni della cripto-moneta non descrive bene cosa è bitcoin. In questi casi si parla con insistenza della moneta ma non del sistema di pagamento né, soprattutto, della rete di utenti che rende possibili entrambi.

È un po’ come raccontare la rete ferroviaria partendo dagli incidenti o dagli scioperi del personale, omettendo che permette di spostarsi a basso impatto ambientale (rispetto alle alternative più diffuse come auto e aerei), di arrivare anche nei piccoli comuni, che in treno c’è tempo per leggere, che si possono fare incontri interessanti e si può anche dormire un po’.

Gli adesivi con la scritta “Bitcoin accepted here”, che segnalano l’accettazione della nuova moneta, da noi ancora latitano anche se altrove – negli Usa, in Cina, in Germania – iniziano a spuntare sulle porte degli esercizi commerciali. Quindi il primo modo di entrare in contatto con bitcoin, dato che è un oggetto intangibile, è quasi per tutti tramite la lettura di un articolo pubblicato sulla stampa più o meno specializzata. Purtroppo spesso quella generalista ha mal compreso il fenomeno, soprattutto nelle sue fasi iniziali; le testate economico-finanziarie invece in un primo momento ne hanno sottovalutato la portata, successivamente lo hanno irriso. Famosa resta la definizione che ne diede Paul Krugman, uno dei più influenti giornalisti economici statunitensi: “divertente” (entertainment). Non da meno quella più recente dell’ex presidente della Federal Reserve Alan Greespan che lo definisce “una bolla”. Questo tipo di reazioni ricordano altri momenti della storia dell’innovazione e segnano la pericolosa strada del “prima ti ignoriamo, poi ridiamo di voi…” che si è spesso conclusa con “…poi ti combattiamo e alla fine perdiamo”. Oggi siamo tra il “ridiamo di voi” e il “ti combattiamo”.

Le uniche informazioni accurate durante i primi anni di vita di bitcoin sono state reperibili solo sulle testate specializzate in tecnologia e informatica.

Se già il sistema non è di facile comprensione per tutti i non addetti ai lavori, in italiano è stato scritto poco e in maniera confusa.

Un’analisi completa e puntuale che smaschera l’approssimazione di molti (quasi tutti a dire il vero) articoli pubblicati in italiano sull’argomento si trova in Senza Banche il libro scritto da Fabio Vita. Senza ripercorrere quell’analisi è possibile identificare delle imprecisioni ricorrenti nel racconto dei bitcoin. Oltre al collegamento tra bitcoin il malaffare, le spie e una volatilità che spaventa c’è un’altra imprecisione che offusca la corretta percezione di questa nuova moneta e di questo nuovo sistema di pagamento. Riguarda lo status ontologico di bitcoin. Cosa è? quale è – come direbbero i filosofi metafisici – la sua sostanza?

Virtuale, fisico, reale

Ricorre una imprecisione terminologica secondo cui bitcoin è una moneta virtuale. In molti casi l’aggettivo è scelto per evitare ripetizioni quando si è a corto di sinonimi, però il termine è scorretto e fuorviante. Come riporta il dizionario Treccani alla voce “virtuale”:
 

a. In filosofia, sinonimo di potenziale, cioè «esistente in potenza» (contrapposto ad attuale, reale, effettivo).

b. In fisica, in matematica e nella tecnica, in contrapposizione a reale, effettivo, si dice di enti o grandezze che, pur non corrispondendo a oggetti o quantità reali, possono essere introdotti o considerati per determinati scopi di calcolo, di rappresentazione o di deduzione logica

Bitcoin è digitale, non fisico; è fatto di bit e non di atomi, ma non è virtuale. Una moneta virtuale, in base alle definizioni correnti non è una moneta reale. Bitcoin invece è reale, nella misura in cui si possono acquistare beni e servizi e cambiarlo con altre valute.

Non è paragonabile alle altre monete, quelle tradizionali emesse da una banca centrale e riconosciute da tutte le altre banche, perché, almeno per il momento, non c’è alcuna garanzia che venga e che verrà accettato. Inoltre non può essere usato per pagare le tasse, e questo ne limita fortemente l’adozione su larga scala. Anche se c’è un’eccezione a questa regola ed è l’Università di Cipro, che dal 2013 accetta pagamenti in bitcoin per le tasse universitarie. Cipro d’altronde è un caso unico di sensibilità alla nuova moneta. Nei giorni in cui esplose la crisi finanziaria sull’isola e la banche minacciarono (e poi eseguirono) la stretta sui prelievi e il razionamento degli euro nei bancomat locali, molti iniziarono a rivolgersi a bitcoin come a un investimento più sicuro. Sicuro nel senso di non controllato dalla banca centrale e quindi non contingentabile da questa. Non è detto che altri seguiranno l’esempio dell’ateneo cipriota ma la sfiducia nel sistema di credito tradizionale emersa con le crisi del 2008 e del 2011 non sembra del tutto affievolita.

Per poter pagare le tasse è necessario che si pronuncino favorevolmente alla cripto-moneta governi e banche centrali ma la cosa al momento è improbabile. Il dibattito in corso, come vedremo nell’ultimo capitolo, al momento è ancora a una fase primordiale: va vietato? va regolamentato? E come? E come si potranno tassare le entrate via bitcoin?

@gabrieledepalma

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