In Italia le riforme sono sempre di due tipi: “epocali” oppure “ponte”. Le prime “coinvolgeranno le future generazioni”, le seconde sono “aggiustamenti temporanei”, destinati a reggere solo qualche anno. Poi accade che le riforme epocali vengano rimodellate ogni due mesi, per essere archiviate dopo qualche anno (si pensi al nuovo codice di procedura penale, definito alcuni anni fa, dal Primo Presidente della Corte di Cassazione, un “relitto in disarmo”), mentre le riforme “ponte” divengono agilmente definitive (c’è la ricordiamo la cosiddetta “legge ponte” urbanistica?).
Forse avremmo invece bisogno di riforme “semplici”, o solo di riforme senza aggettivi. Prendendo spunto dalla vita di tutti i giorni, magari. Perché nella vita di tutti i giorni accadono cose strane. Come l’altro giorno in conservatoria dei registri immobiliari.
Ora, i contratti di compravendita di immobili sono tutti trascritti nei registri immobiliari, e, in funzione di tale trascrizione, debbono essere redatti nelle forme dell’atto pubblico o della scrittura privata autenticata, conseguentemente sono atti pubblici: un qualunque terzo può chiederne copia al notaio che ha rogato l’atto o ha autenticato le firme. Però, quando il notaio non è più in attività, le copie dei contratti di compravendita possono essere rilasciate solo dalla conservatoria dei registri immobiliari.
Ecco, l’altro giorno ero in conservatoria a chiedere la copia di un atto rogato da un notaio defunto. Qualcosa di semplice: fotocopio, pago i diritti e il gioco è fatto. E invece no. Non in Italia. E non voglio parlare dei 50 minuti di attesa per svolgere una semplice attività che avrebbe impiegato solo pochi minuti. La conservatoria rilascia solo fotocopie regolarmente timbrate: il personale effettua le fotocopie e le timbra. Già, e se non ci sono i timbri? Semplice: niente fotocopie!
«Mi spiace, non possiamo rilasciare copie di atti, non abbiamo i timbri. Sa, non li abbiamo da settimane: Roma deve mandare i timbri a Genova, poi Genova li deve mandare a noi».
«Ma scusi, non esiste altra forma di attestazione di conformità all’originale se non apponendo i timbri?».
«Ovviamente no!»
«Guardi, io non ho bisogno di copie conformi: mi va benissimo una fotocopia non conforme».
«No, noi rilasciamo solo copie regolarmente timbrate».
«Ma guardi che ne ho bisogno per un processo, per favore…».
«Mi spiace: torni tra qualche settimana. Non subito, eh, tra qualche settimana, perché a breve non credo che arriveranno i timbri e noi, nel frattempo, preferiamo non prendere nemmeno in carico le richieste di copia di atti, perché dovremmo chiedere subito i soldi per i diritti, e quindi ci resterebbe molto denaro in deposito, sa, preferiamo evitare rischi».
«Ma io cosa produco nel processo? Come faccio?».
«Vabbè, scusi, produca la nota di trascrizione!».
«Ma non è la stessa cosa: ho un problema su una clausola contrattuale, mi serve l’atto…».
«Eh, lo so che non è la stessa cosa, ma mi dispiace: non abbiamo i timbri».
Non mi sembrano necessari commenti: questo Paese ha imboccato con decisione, e da molti anni, la strada del sottosviluppo, ottenendo veramente ottimi risultati. Abbiamo un bisogno urgente di riforme, ma non di cose stellari: abbiamo bisogno di riforme coordinate e razionali in grado di riorganizzare interamente la logica del sistema. E che siano almeno in grado di evitare che un timbro blocchi tutto.
* articolo pubblicato originariamente su Leoni Blog con il titolo “Quando un timbro blocca tutto”.