E così, ieri sera, il grillino Massimo De Rosa ha perso la testa: «Voi donne del Pd siete qui solo perché siete brave a fare pompini!». C’è in questo insulto feroce, gridato ad un gruppo di deputate – da Alessandra Moretti a Michela Marzano – tutta la violenza di un punto di non ritorno che in queste ore viene superato irrimediabilmente.
Qui non si parla più del decreto sulla Banca d’Italia, su cui i grillini, nel merito, avevano diversi punti di ragione. Non si tratta più dell’Imu. Qui non si parla più della legge elettorale e del brutto pasticcio delle liste bloccate – a cui si oppongono anche Nuovo Centro Destra, la Lega Nord, Fratelli d’Italia e Sel – qui il problema è che la fase due del Movimento 5 stelle, quella che sta portando l’attacco al cuore dello Stato (e in questo caso del Parlamento) non guarda più in faccia a nessuno, e prende le motivazioni politiche come pretesto per giustificare l’isteria. Se le deputate del Pd arrivano alla denuncia penale di un collega, vuol dire che la convivenza a Montecitorio diventa impossibile. Qui non si tratta più della nobile arte dell’ostruzionismo parlamentare, che ha una storia antica, ma non aggressiva, ma di pura e semplice violenza.
Se – per esempio – l’onorevole Alessandro Di Battista interrompe una conferenza stampa del capogruppo democratico Roberto Speranza, impedendogli di essere intervistato dai giornalisti, e gridandogli in faccia «Tu non puoi parlare perché il popolo ha fame!», il problema non è che Di Battista è arrabbiato per il taglio degli emendamenti, ma che è venuta meno qualsiasi forma di rispetto democratico. Se l’onorevole Stefano Dambruoso molla un ceffone a una sua collega del Movimento 5 stelle, Loredana Lupo, nulla giustifica quel gesto, ma niente può far dimenticare che quella deputata, insieme ai suoi colleghi, stava assaltando i banchi del governo. Se i Grillini bloccano fisicamente l’accesso a una commissione parlamentare, ottengono come risultato che tutti i provvedimenti siano votati per direttissima. Se chiedono l’impeachment di Napolitano senza motivazioni fondate, degradano ogni possibilità di convivenza istituzionale.
La guerriglia dei Grillini in parlamento, insomma, non è giustificata dalla fretta con cui il governo delle larghe intese vuole blindare le sue leggi. L’assalto alle istituzioni stabilizza il potere, qualunque esso sia, e ottiene il risultato opposto a quello sperato.