Purtroppo il nuovo Italicum 2.0 non è migliore di quello vecchio, anzi. Si alza di poco la soglia entro cui non scatta il secondo turno (che adesso arriva al 37%), e si abbassa di mezzo punto – appena un’elemosina – lo sbarramento al 5% (che viene portato al 4,5%). Resta in piedi, purtroppo, la madre di tutte le battaglie, il meccanismo delle liste bloccate che, ancora una volta trasforma i deputati in nominati.
Chi perde di più da questo imbavagliamento dell’ultima Camera rimasta (visto che il Senato viene soppresso)? Non certo Forza Italia e Silvio Berlusconi, che il principio della “non scelta” in questi anni lo hanno addirittura teorizzato, in nome del principio del leader. Ma di sicuro il Partito Democratico, che delle primarie, e della libera scelta dei rappresentanti, diceva di aver fatto il suo principio costitutivo. Matteo Renzi, che evidentemente è convinto di arrivare primo, ha costruito il suo accordo con Berlusconi basandosi su questa certezza: ma una legge elettorale si disegna per decidere i meccanismi della rappresentanza democratica, non per agevolare o meno, una presunta vittoria.
Al sindaco di Firenze andrebbe ricordato che nel 1953 non scattó la cosiddetta “legge truffa”, che avrebbe dovuto conferire la maggioranza assoluta alla coalizione che toccava il 51% (e non lo raggiunse). Molti anni dopo, nel 1993, la Dc e il Pentapartito votarono il Mattarellum convinti di vincere e ne furono travolti (arrivando terzi su tre poli!), e persino Berlusconi, nel 2006, fu tradito dal Porcellum (con la vittoria di misura di Prodi che ottenne il premio alla Camera). L’unico vantaggio che rende ghiotta questa legge – per i leader, non per gli elettori – è che permette al capo di un partito di decidere tutti i suoi eletti con precisione quasi matematica, piazzando ovunque in lista solo le persone a lui fedeli. Sia se vince che se perde, il capo nomina tutti, e porta in parlamento un esercito di automi pronti ad obbedire ad ogni suo ordine, o a rischiare l’esclusione al giro successivo. Un effetto che si può vedere anche adesso, nel momento in cui, prevalentemente per paura, i deputati della minoranza del Pd ritirano i loro emendamenti.
Questa legge è un controsenso anche per le soglie di sbarramento, che a nulla servono, men che meno a garantire la governabilità, visto che – sia nel caso di turno unico o di ballottaggio – scatta un premio di maggioranza che porta la coalizione vincente sopra il 55 per cento. A Renzi è stato erroneamente rimproverato di avere dialogato con Berlusconi: il problema invece non è di principio, ma di merito. La colpa del Pd, semmai, è quella di aver rinunciato ai principi declamati in questi anni, per regalarci di nuovo le liste bloccate.