Forse, alla fine di questa nuova, e lunga telenovela, dovremo dire grazie ai colleghi di Closer perché non si sono auto-censurati, dovremmo esserli grati perché ci hanno dato la notizia, anche se era un pettegolezzo pruriginoso. Tutto il mondo – infatti – sta discutendo da due settimane di una rivelazione che in altri tempi nessun periodico francese avrebbe mai pubblicato: tutti sapevano della figlia segreta di Mitterrand, ma nessun per anni ne aveva potuto parlare.
C’è dunque da discutere, in questo “Julie-gate”, qualcosa che attiene alla linea di separazione, sempre più labile, tra il gossip e l’informazione. Pensavano di essere un paese arretrato, negli anni delle polemiche sulle Olgettine, e delle foto sulle ragazze alla Certosa, e invece eravamo semplicemente, e ancora una volta, precursori. La politica nel tempo di Berlusconi ha visto cadere qualsiasi muro di separazione tra politica e spettacolo: ma subito dopo anche nel resto del mondo è successo altrettanto. L’impopolarità di Hollande si celebra in una garçonnière di proprietà di un malfattore corso, con l’ausilio dei capo-scorta, e il conforto dei cornetti caldi, ma comincia con la sua difficoltà di mantenere le promesse della campagna elettorale.
Obama, se è vero quello che ci raccontano le indiscrezioni, ha avuto problemi con Michelle anche per un “selfie”, un autoscatto pubblicato su twitter: ma è alle prese con le difficoltà del secondo mandato. A quelli che invocano il passato, la sacra inviolabilità dei presidenti, il buongusto, la privacy e le omertà dovute ai potenti baciati dalla Grazia di Stato, mi viene da rispondere che ormai questi uomini appaiono così legati al loro lato oscuro, da non poter essere giudicati senza aggiungere alle biografie ufficiali il sale caustico del gossip.
Non c’è un Eden perduto a cui tornare, Sarkozy e Berlusconi, Hollande, Clinton, Obama e tutti i grandi (e piccoli) del mondo sono ormai la rappresentazione che loro stessi ci forniscono, e non possono essere giudicati solo per un aspetto della loro vita. Se mi propini le foto con la famiglia in campagna elettorale, non puoi protestare se poi qualcuno inventa un videogioco sul fatto che vai in motorino dalla tua amante. Gestire la risonanza pubblica della propria sfera privata non è dissimile da gestire tutti gli aspetti di un mandato pubblico, è parte di un calvario dovuto. A me non importa nulla se Hollande ha una o quattro amanti, purché abbia anche la forza di ammettere le sue relazioni senza raccontare balle a chi lo ha votato.