C’è un retroscena che vale la pena raccontare dietro la puntata di Porta a Porta di martedì 20 gennaio. Nel salotto di Bruno Vespa, terza Camera dello Stato, si sono attovagliati Matteo Renzi, i giornalisti Marcello Sorgi e Aldo Cazzullo, ma soprattutto l’amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni. La presenza del numero uno del cane a sei zampe è stata decisa all’ultimo momento, in ballo c’erano altri possibili “industriali” come ospiti, che Vespa invita spesso quando allestisce la trasmissione per il segretario del Partito democratico: Scaroni, poco avvezzo alle presenze in televisione, sarebbe arrivato apposta da Londra per partecipare alla trasmissione. Ma come mai questo bisogno di incontrare il rottamatore di Firenze? A quanto pare l’amministratore delegato di Eni, dopo aver incontrato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano prima di Natale, sta chiedendo da mesi un appuntamento a Renzi, ma il primo cittadino al momento non glielo ha ancora concesso.
Del resto l’agenda renziana è fitta di incontri. Sono in tanti in questi mesi a spingere per vedere il segretario del Pd, nel mondo della politica, della finanza, fino in quello delle banche e dei boiardi di Stato. A maggio ci sarà il valzer di nomine nelle aziende statali, tra queste Enel, Terna, Poste e appunto Eni. E Scaroni, giunto al terzo mandato, ha già detto di essere disponibile insieme con il presidente Giuseppe Recchi a proseguire per altri tre anni la sua esperienza a San Donato. Se l’ex ad di Enel sarà riconfermato sarà il più longevo numero uno del cane a sei zampe dopo il fondatore Enrico Mattei: solo il professore Franco Reviglio dal 1983 al 1989 è riuscito ad avvicinarsi al primato. Ma cosa farà Renzi? Rottamerà Scaroni? Nelle segrete stanze di palazzo Chigi si mormora che la questione stia agitando il governo ben più della riforma delle legge elettorale. Tanto che la questione Eni sarebbe stata anche discussa al Nazareno, sede del Pd, sabato scorso, durante l’incontro tra Silvio Berlusconi, Gianni Letta, Lorenzo Guerini e lo stesso Renzi.
Letta e il Cavaliere, infatti, stanno spingendo sul premier (e nipote) Enrico a mantenere lo status quo delle nomine: Scaroni dovrebbe essere riconfermato per la gioia di Berlusconi. Ma nel Pd c’è una certa agitazione. Anche perché l’amministratore delegato di Eni, berlusconiano doc, è indagato per corruzione internazionale in una vicenda di tangenti in Algeria, ha qualche problema in Kazakistan – tra il giacimento di Kashagan fermo da mesi e il coinvolgimento nello scandalo Shalabayeva – ma soprattutto il suo mandato dura da troppo tempo. In più c’è chi ricorda spesso a Renzi la vicinanza di Scaroni a Luigi Bisignani, il faccendiere di prima e seconda repubblica, grande amico di Letta Gianni e lobbista doc sul fronte nomine. Insomma, secondo alcuni parlamentari democrat, se il manager vicentino restasse in sella sarebbe una sconfitta per la rottamazione renziana.
C’è poi da aggiungere una postilla. Renzi e Scaroni hanno spesso avuto modo di confrontari nel capoluogo toscano. Toscana Energia è passata negli ultimi anni sotto Eni e i due hanno spesso discusso sui piani di gas e energia per la città di Firenze. C’è poi una relazione meno economica. Violante Mazzei, figlia di Jacopo Mazzei, potente famiglia fiorentina già in Ente Cassa di Risparmio di Firenze e Aeroporti Firenze, ha sposato Bruno Scaroni, figlio dell’amministratore delegato di Eni. A Porta a Porta i due hanno interloquito per una buona mezz’ora. All’inizio il segretario del Pd ha tirato una bordata ai dirigenti della pubblica amministrazione. «Devono essere soltanto a tempo determinato. L’incarico formalmente dura il mandato di governo, ma poi lei guarda facce delle persone e sono sempre lì. La burocrazia italiana è in mano a poche persone depositarie dei segreti che hanno chiuso a chiave i cassetti». Spiega Bisignani a Paolo Madron nel libro “L’uomo che sussurra ai potenti”: «Il potere non è solo là dove è rappresentato dalle istituzioni, si trasmette e funziona anche in luoghi meno riconoscibili e controllabili, si moltiplica e può riprodursi in maniera nascosta e a volta ambigua e misteriosa». Che Renzi parlasse proprio di questo?