RitrattiAttenzione! Potrebbero governarci loro

Verso le elezioni europee

I leader degli stati dell’Unione europea e quelli che occupano le istituzioni di Bruxelles spiccano per mancanza di carisma, poca popolarità, incapacità di dialogare con gli elettori. Ma c’è in Europa una guidance di tutt’altro tipo, carismatica, popolare e che fa della capacità di cavalcare la rabbia dei cittadini europei il suo punto forte. Sono personaggi come la francese Marine le Pen, l’austriaco Heinz-Christian Strache o il britannico Nigel Farage. I ritratti di otto leader populisti.

«Qual è il numero di telefono dell’Europa?». La battuta, trita e ritrita (vera o falsa che sia) e attribuita all’allora segretario di Stato Usa Henry Kissinger, torna ciclicamente sulla scena. L’Ue continua ad essere irreperibile, un puzzle che rischia di frantumarsi. A volte riservata, a volte litigiosa, spesso farraginosa e severa. Da domenica poi allarmata. In Svizzera il referendum di revisione costituzionale, promosso dal partito nazionalista Svp, ha vinto: impone dei tetti massimi al flusso migratorio degli stranieri, cittadini Ue in primis, e manda in tilt le comunicazioni con Bruxelles. La crisi e le nuove correnti nazionalistiche picchiano alle porte dei Palazzi dei vari organismi Ue armati già di ariete. Anche se poi nessuno sa dove trovare, appunto, la signora Europa. Un po’ come Kissinger.

I populismi hanno buon gioco ciascuno in casa propria, contro un bersaglio tanto grande quanto immobile: finora l’idea di un vero governo democratico europeo è rimasta tale. Le risposte frequenti – una maggiore integrazione politica, un vero federalismo – sono ancora concetti appannati. E il disegno istituzionale continua a somigliare a una grande confederazione di Stati con un Esecutivo di coalizione dove partecipano tutti e non esiste un’opposizione, salvo per un Parlamento che fa fatica a quagliare.

La prossima legislatura sarà decisiva: a soli 100 giorni dalle elezioni più importanti per il progetto europeo dalla sua fondazione, le tendenze, secondo gli ultimi sondaggi condotti da Notre Europe- Institut Jacques Delors di Parigi, spostano il tiro: il bipartitismo, ovvero i due grandi partiti – popolari e socialisti – potrebbero fermarsi insieme al 55 per cento: sufficiente per formare una grande colazione. Ma con circa 6 punti in meno rispetto alla situazione attuale. Senza contare che stavolta, conservatori e socialdemocratici, potrebbero finire per pareggiare. A perdere seggi saranno invece verdi e liberali, che passerebbero rispettivamente da 55 e 84 scranni a 38 e 62, secondo le prime proiezioni.

Infine ci saranno loro, gli euroscettici: dai nazionalisti greci agli indipendentisti belgi passando per i conservatori britannici e polacchi, gli estremisti aumenteranno, senza dubbio, di almeno un 20 per cento. Un’ascesa che avrà effetti politici, dando voce alle forze antieuropee. Ma quali sono le formazioni più temute e quanto potrebbe valere davvero la galassia populista nell’aula di Strasburgo al voto di maggio?
 

Fronte national – Francia

Dallo scorso ottobre Marine le Pen, capofila dell’estrema destra, gira come una trottola in cerca di soldati per l’assalto all’Ue. Il disegno è costruire un’alleanza di forze euroscettiche pronte a battersi per ritrovare «la sovranità territoriale, monetaria e di bilancio» ha fatto sapere. Figlia del più famoso Jean Marie, ex presidente del partito, Marine è nemica giurata dell’euro e della Bce e propone il ritorno alla vecchia moneta: il franco. Prima ha incontrato i separatisti fiamminghi del Vlaams Belang, poi è stata la volta dei democratici svedesi, del partito della libertà olandese, dell’Fpö austriaco e della Lega Nord di Matteo Salvini. Favorevole alle misure restrittive in materia di Immigrazione, alle ultime elezioni il Fronte national ha ottenuto il 17 per cento dei voti, ma adesso ci sono alcuni sondaggi che la danno addirittura al di sopra del partito di Hollande. L’ultimo sondaggio, pubblicato proprio oggi 12 febbraio (Tns Sofres per Le Monde) dà il Front national al 34%. E i seggi all’Europarlamento potrebbero passare da 3 a 15.
 

Vlaams belang – Belgio

Rivendicano l’indipendenza delle Fiandre e una stretta regolamentazione sull’Immigrazione. Nato nel 2004, il movimento è guidato da Bruno Valkeniers. Alle elezioni del 2007 il partito ha ottenuto il 21 per cento nelle Fiandre, pari al 12 per cento a livello nazionale. Critici contro l’Unione europea, nemici acerrimi dell’Islam, si potrebbero affacciare per la prima volta alle elezioni europee, nella coalizione populista messa a punto dal Front National francese.
 

Partito per la libertà – Olanda

«Fuori dall’Ue» è l’ultimo grido del leader Geert Wilders, che qualche giorno fa all’Aia presentava uno studio economico per dimostrare quanto l’euro faccia male al Pil dell’Olanda. Biondo platino, sguardo severo, Geert Wilders, anti–islamista convinto, ha cercato prima di bandire il Corano dai Paesi Bassi, poi ci ha fatto un film, Fitna, per mettere in cattiva luce i musulmani. Le sue posizioni sono simili a quelle di Marine Le Pen, anche se la sua provenienza politica è più conservatrice che di ultradestra. Nato nel 2004, alle elezioni europee del 2009 il movimento regista il picco di consensi. E l’anno successivo il Partito della libertà diventa la terza forza politica olandese. I sondaggi, nel tempo, continuano a dargli ragione: oggi Wilders sarebbe il più votato in Olanda. Il gradimento si attesterebbe al 20 per cento dei consensi su scala nazionale. Se questi dati fossero confermati, alle prossime consultazioni il Partito della libertà potrebbe diventare la prima forza politica e fare parecchi passi dentro l’Ue.

 

Partito della libertà austriaco – Austria

Secondo le statistiche sarebbe già il primo partito del Paese, con il 25 per cento dei consensi. A capeggiarlo c’è Heinz-Christian Strache, successore di Jorg Haider, che forte di un certo carisma personale, ha guidato il partito ancor più a destra. Alle elezioni per il rinnovo del parlamento nel 2013 il Fpö, partito nazionalista e di destra populista, ha ottenuto 20,5 per cento dei voti e 40 seggi.
 

Ukip – Gran Bretagna

Il risultato del referendum svizzero è stato accolto con euforia dagli euroscettici britannici. Nigel Farage, leader antieuropeo e anti-immigrazione dell’Ukip (United Kingdom Indipendence) ha dichiarato che si tratta di «una notizia meravigliosa per gli amanti della sovranità nazionale e la libertà in Europa». La formazione infatti da sempre ha detto chiaro e tondo che vuole la Gran Bretagna fuori dall’Unione europea. E visto il tradizionale rifiuto di Londra ai diktat di Bruxelles, il partito non ha fatto fatica a conquistare un buon numero di consensi. Alle ultime elezioni ha riscosso il 23 per cento, solo due punti in meno dei conservatori Tories. Uscita dall’euro, tagli agli aiuti esteri, congelamento per cinque anni dell’immigrazione sono alcuni dei punti di un programma politico che conta con il ricco sostegno del milionario inglese Paul Sykes deciso a «fare qualunque cosa affinché l’Ukip trionfi alle prossime europee».

 

Democratici svedesi – Svezia

Partito nazionalista e di estrema destra, fondato nel 1988 per contrastare l’immigrazione e l’islamizzazione. Dichiaratamente contrario all’euro – anche se la Svezia non ne fa parte – ha riscosso molti consensi dopo le rivolte degli immigrati nelle periferie di Stoccolma, Malmö e Göteborg. Alle elezioni del 2010 il partito entra per la prima volta in Parlamento con 20 seggiA capo del movimento c’è il giovane trentenne Jimmie Åkesson. Militante del partito moderato, a 19 anni diventa consigliere del suo comune natale, Sölvesborg. Nel 2005 è leader del partito Democratici per la Svezia.
 

Alba Dorata – Grecia

Sono entrati a testa alta in Parlamento: 18 seggi e un consenso che si aggira tra il 7 e il 10 per cento. Anche se c’è chi sostiene che in alcune circoscrizioni di Atene, alle elezioni del 2012, il partito raggiungeva punteggi dal 19 al 24 per cento. Con manifeste posizioni xenofobe e ultra nazionaliste, chiedono l’abolizione del debito greco e la nazionalizzazione delle banche. Criticano l’Unione europea e odiano la Troika (Ue, Bce, Fmi). Proprio l’opposizione alle politiche di austerità varate dal governo greco di Papandreou, di Papademos e di Samaras in ottemperanza alle richieste di Bruxelles, ha contribuito alla forte crescita del consenso verso il partito. Il loro leader, attualmente in carcere a seguito dell’omicidio del rapper di sinistra Pavlos Fyassas, è Nikólaos Michaloliákos. Laureato in matematica, da adolescente aderisce ai movimenti nazionalisti greci. Sarà un excursus politico – tra sconti, arresti e violenze – che lo porterà nel 1993 a fondare Alba Dorata, movimento neofascista e neonazista. Ultimamente, dopo gli scandali sorti ad Atene, i sondaggi danno il partito in ribasso.
 

Alternativa per la Germania – Germania

Dopo l’insufficiente risultato delle elezioni federali, Alternative für Deutschland (Alternativa per la Germania) è in ascesa  Potrebbe dare filo da torcere alla Csu in Baviera. Il movimento euroscettico propone l’uscita dall’euro, la possibilità di creare unioni monetarie alternative e un referendum come quello appena votato in Svizzera. Il leader Bernd Lucke, ha subito dichiarato che «la Svizzera è un buon esempio per controllare l’immigrazione in Paesi che si espongono a un’immigrazione sociale indesiderata» e che la Germania dovrebbe rivedere le sue politiche, battendo il chiodo sui nuovi movimenti dei lavoratori bulgari e rumeni in Europa. Nonostante il mancato ingresso al Parlamento, l’Afd non considera conclusa la sua esperienza politica e si sta già preparando alle europee.
 

Altri partiti anti-Ue

A Helsinki c’è il partito nazionalista Veri Finlandesi. Alle elezioni europee del 2011 ha ottenuto l’11 per cento. Grazie all’ottimo risultato il movimento, guidato da Timo Soini, è diventato la terza forza politica della Finlandia. A Copenaghen l’antieuropesimo si chiama partito Danese del Popolo, nato nel 95, nel 2011 ha ottenuto il 12 per cento e 22 seggi per difendere l’identità nazionale della Danimarca e contrastare le politiche sull’immigrazione dell’Ue. Nel calderone dei movimenti populisti c’è pure il partito ungherese Jobbik, una formazione di ispirazione nazionalconservatrice e di ultradestra. Guidato da Gábor Vona ha già 3 dei 22 seggi ungheresi all’Europarlamento.

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