Il centrodestra bocciato dalla Consulta

I troppi casi di leggi incostituzionali

Il Parlamento italiano non sempre è in grado di legiferare adeguatamente in materia di droghe. Né in materia di immigrazione, sistemi elettorali, diritto penale, immunità per le alte cariche dello Stato e fecondazione assistita, volendo restringere l’elenco ai casi più eclatanti. Nel corso degli ultimi anni molte sono state le leggi bocciate dalla Corte Costituzionale per un motivo o per l’altro. Spesso “provvedimenti bandiera” del centrodestra.Da ultimo è stata dichiarata incostituzionale la legge Fini-Giovanardi, che disciplinava la repressione dei reati legati alle sostanze stupefacenti ed equiparava le droghe leggere a quelle pesanti.

Ma le “bacchettate” della Corte nei cinque anni precedenti sono state frequenti e dolorose. Nell’aprile del 2009, la Consulta aveva bocciato la legge 40 del 2004 sulla procreazione assistita, fortemente voluta dalla componente cattolica del centrodestra e oggetto di un referendum radicale – fallito per aver mancato il qorum – nel 2005. A giudizio della Corte il legislatore non aveva garantito il rispetto del diritto alla salute, costituzionalmente tutelato, là dove ha imposto il limite di un unico e contemporaneo impianto di massimo tre embrioni e vietato le diagnosi preimpianto. Né, fu stabilito a ottobre dello stesso anno, aveva rispettato il principio di uguaglianza con il “Lodo Alfano”, votato nel 2008 per garantire l’immunità alle più alte cariche dello Stato, incluso il presidente del Consiglio.

Il 2010 è l’anno peggiore per le leggi targate Lega Nord. Il “pacchetto sicurezza” dell’anno precedente – fortemente voluto dall’allora ministro dell’Interno Maroni – aveva introdotto il reato e l’aggravante di immigrazione clandestina, le “ronde” e il carcere obbligatorio per le persone indagate (colte in flagrante o ree confesse) per stupro. A giugno una sentenza della Corte Costituzionale dimezza la norma sulle “ronde”, abrogando la parte che consentiva di intervenire in casi di “disagio sociale” (espressione ritenuta pericolosamente vaga) per incompetenza dello Stato. La materia “servizi sociali” spetta alle Regioni. A luglio l’aggravante di immigrazione clandestina è censurata per violazione del principio di uguaglianza (il reato sarà azzoppato dalla Corte di Strasburgo l’anno dopo, e abrogato dal Senato questo gennaio). Sempre a luglio viene dichiarato incostituzionale il carcere obbligatorio per gli indagati per stupro: secondo la Consulta non si può obbligare il giudice a dare sempre e comunque il carcere come misura cautelare, indipendentemente dalle diverse esigenze cautelari dei singoli individui. Sarebbe una violazione del principio di uguaglianza.

A gennaio 2011 cade l’ennesimo scudo processuale di Berlusconi, il legittimo impedimento. La Corte elimina la parte più discussa, quella che consentiva al presidente del Consiglio di autocertificare la propria impossibilità a presenziare in processo e obbligava il giudice a rinviare l’udienza. Ancora una volta, il Parlamento aveva votato una norma contraria al principio di uguaglianza. Sarà poi un referendum del giugno dello stesso anno ad eliminare quel che rimane della legge.

Lo smacco più grave per la classe politica è la recente bocciatura della legge elettorale con cui si sono svolte tre elezioni, il “Porcellum”. Votata da Forza Italia, Alleanza Nazionale, Udc e Lega Nord nel 2005, disconosciuta da tutti già due anni dopo con l’accordo (mai andato in porto) per un altro sistema di voto tra il segretario Pd Veltroni e Berlusconi, la Legge Calderoli ha resistito agli assalti – tra cui un referendum fallito per mancato quorum nel 2009 – fino allo scorso dicembre. Con una sentenza che ha destato qualche perplessità anche tra i costituzionalisti, la Corte ha bocciato il premio di maggioranza perché distorceva eccessivamente il rapporto tra voti e seggi, e ha dichiarato illegittime le liste bloccate previste dal “Porcellum” (talmente mal fatte da essere “non comparabili” con quelle previste in altri sistemi, ad esempio la legge elettorale spagnola). Il risultato è che adesso vige un proporzionale puro con le preferenze. Non torna in vita, come alcuni speravano, il “Mattarellum”.

Torna invece in vita la normativa in materia di droga antecedente alla legge Fini-Giovanardi. La Iervolino-Vassalli, che distingue tra droghe pesanti e leggere e che è stata ulteriormente “addolcita” dal referendum radicale del 1993, potrà essere invocata per un ricalcalo della pena anche dai detenuti condannati definitivi, se si applica al loro caso. La legge penale più favorevole è retroattiva. L’effetto atteso è che circa 10 mila persone potrebbero uscire dal carcere. Per una volta l’inettitudine del legislatore – la Fini-Giovanardi è illegittima perché varata con una procedura incostituzionale – avrà un effetto positivo: il calo del sovraffollamento carcerario. 

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