Jobs act, ecco come Renzi può stupire i suoi critici

La road map secondo Ichino

Le prime difficoltà incontrate da Matteo Renzi nella formazione della sua squadra di governo hanno suscitato qualche perplessità in più di un commentatore, ingenerando il dubbio che, dopo avere alzato progressivamente la posta, il neo-premier non abbia in realtà buone carte da mettere sul tavolo. Ora sulla sua prima promessa, quella del Jobs Act entro marzo, lo stesso Renzi ha la possibilità di mostrare che le cose non stanno così. Non è affatto irrealistico ipotizzare questa successione di mosse:
– primo Consiglio dei Ministri dopo la fiducia: approvazione del disegno di legge-delega sul Codice semplificato del lavoro (il testo della delega, in cinque articoli, è già pronto);
– entro metà marzo: decreto-legge sulla sperimentazione del contratto di lavoro a tempo indeterminato a protezioni crescenti, con riduzione del cuneo fiscale e contributivo;
– entro marzo: approvazione del disegno di legge-delega almeno in una Camera; emanazione dei decreti sull’utilizzazione delle risorse le politiche del lavoro che devono consentire l’avvio immediato della sperimentazione regionale del contratto di ricollocazione e il nuovo regime di complementarietà tra Centri per l’Impiego pubblici e servizi privati;
– entro giugno o luglio: emanazione del decreto delegato contenente il Codice semplificato (anche qui l’impianto è già pronto e suscettibile di messa a punto relativamente rapida).

La ragion d’essere di questo nuovo Governo dovrebbe consistere proprio nella sua capacità di eseguire rapidamente anche operazioni ambiziose come questa. Se Renzi si mostrerà capace di farlo, diraderà tutte le nubi che circondano il suo esordio. E stupirà il mondo intero, presentandosi per il semestre di presidenza italiana dell’Ue con una credibilità straordinaria. Guai se, invece, proprio il capitolo del lavoro dovesse costituire il primo inciampo, il primo motivo di delusione delle attese straordinarie che lo hanno portato a Palazzo Chigi.

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