L’Europa non conosce Renzi, ma il suo programma piace

La staffetta vista dall’Unione europea

Ironia della sorte, a Bruxelles la notizia della «sfiducia» del Pd a Enrico Letta è piombata proprio nel bel mezzo di una riunione preparatoria per il semestre di presidenza dell’Ue che l’Italia guiderà dal primo luglio. E’ stato un funzionario Ue a informare i tecnici italiani presenti, ne è seguito qualche minuto di pausa concitata, con i funzionari di Roma precipitatisi sugli smartphone per le ultime notizie. Scenetta che ben rappresenta come Bruxelles vive l’ennesima crisi italiana – almeno, si consolano, «meglio ora che nel bel mezzo della presidenza». 

Certo è che nelle centrali dell’Ue prevale un attendismo condito da un pizzico di rassegnazione. Della serie: l’Italia è fatta così, la conosciamo da decenni. A parlare di Matteo Renzi, la prudenza regna sovrana, anche perché il sindaco di Firenze da queste parti è pressoché ignoto. Ad ogni modo il presidente della Commissione José Manuel Barroso ha dichiarato: «Ho incontrato Matteo Renzi diverse volte e lo conosco.Mi sembra un europeista molto impegnato e interessato nell’avanzamento del processo di integrazione europea». Certo, a molti a Bruxelles non è piaciuto l’improvviso voltafaccia del segretario del Pd, che più volte aveva assicurato il suo pieno sostegno a Enrico Letta, consentendo a quest’ultimo di rassicurare le sue controparti europee che il suo governo sarebbe durato tranquillo fino al 2015 – da ultimo nella sua visita a Bruxelles il 29 gennaio. «C’era stata data una chiara assicurazione in questo senso – commenta una fonte comunitaria con malcelato disappunto – poi questo. Siamo stati colti di sorpresa».

Eppure c’è anche una forte curiosità mista a un po’ di speranza. L’energia del Sindaco non dispiace, da tempo si osservata con crescente irritazione l’immobilismo in cui è di nuovo precipitata la politica italiana, anche Enrico Letta ha finito rapidamente per deludere (come non era sfuggita la crescente ostilità di Confindustria al premier). Di qui i sempre più pressanti appelli di Bruxelles ad accelerare le riforme. L’Italia, aveva avvertito lo stesso Barroso, incontrando Letta a Bruxelles, «resta vulnerabile, la situazione fragile, per questo incoraggiamo a un cammino più rapido delle riforme». Un’occasione in cui peraltro il portoghese era parso velatamente lodare una delle grandi operazioni di Renzi, la riforma della legge elettorale, elogiando «gli sforzi per una stabilità strutturale del Paese, perché gli investitori e i partner possano avere fiducia».

Alcuni cavalli di battaglia di Renzi piacciono a Bruxelles, soprattutto la promessa del premier in pectore di ridurre il cuneo fiscale e abbassare la spesa dello Stato – esattamente due punti chiave delle raccomandazioni all’Italia varate dall’Ue a luglio scorso. Anche il JobAct, con l’idea di maggior flessibilità in entrata, ha trovato positivo interesse del commissario Ue al Lavoro Laszlo Andor. Come alleato Renzi potrebbe avere soprattutto in Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione Europea e responsabile dell’Industria. Tajani è un grande fautore dell’ammorbidimento della ferrea regola del deficit al 3% del PIL – ma questo a fronte di vere riforme, come appunto la riduzione del cuneo fiscale, che davvero rilancino la competitività. Dalla parte di Renzi gioca anche l’indebolimento del rigido commissario agli Affari economici Olli Rehn, a un passo dalle dimissioni per lanciarsi nella campagna elettorale delle europee. Non significherebbe, come vorrebbe Renzi, una rinegoziazione – pressoché impossibile – dei trattati («ci ha provato anche Letta, poi ha dovuto rinunciare», dicono fonti comunitarie), quanto invece la possibilità di consentire all’Italia un leggero, e temporaneo sforamento per dare il fiato necessario a portare a termine le riforme. 

Si vedrà, certo è che molti a Bruxelles temono che Renzi possa essere molto più fumo che arrosto, e che alla fine – come purtroppo troppe volte l’Italia ha abituato i suoi partner europei – ai grandi proclami segua il nulla.

«Sono 15 anni che aspettiamo le riforme in Italia»,

sbotta un’altra fonte Ue. Al varco, del resto, lo aspettano non solo Bruxelles, ma anche i grandi partner dell’Italia, Germania in testa. Renzi, a dire il vero, ha trovato interessanti aperture da parte della cancelliera Angela Merkel, che lo ha ricevuto a luglio a Berlino. «Ho invitato il sindaco di Firenze Matteo Renzi – disse in quell’occasione la leader tedesca – perché ho letto un’intervista su un giornale tedesco sui temi europee e le sfide italiane» e «l’ho trovata molto interessante». Sibillina, la Merkel aggiungeva: «ho un rapporto molto buono e molto intenso con il premier Enrico Letta, che ho avvertito dell’incontro con Renzi. Ma ho pensato che se conosco qualcun altro non è male». 

Fonti tedesche, tuttavia, fanno notare che se la Merkel (che vede Silvio Berlusconi come la peste) ha mostrato simpatia per Renzi, la sua speranza poteva eventualmente essere una sua vittoria alle elezioni, molto meno un suo arrivo a Palazzo Chigi attraverso manovre di Palazzo. Manovre tipicamente italiche che in Germania non sono mai piaciute, non a caso la stampa tedesca non ha esitato a parlare di «coltellata alle spalle» di Renzi nei confronti di Letta. 

Certo, di fronte alla palude italiana – con gli annessi rischi per tutta l’eurozona – in Europa ci si aggrappa alla speranza che Renzi faccia davvero, e bene, quel che ha promesso. Commentano varie fonti comunitarie: 

«Alla fin fine chi diventa premier conta fino a un certo punto, quel che conta è che in Italia queste benedette riforme si facciano».

Solo che, aggiungono, «Renzi ha pochissimo tempo, entro al massimo un paio di mesi, per ottenere risultati convincenti». «Renzi dovrà dimostrare in fretta – sintetizza il quotidiano tedesco “Die Welt”, vicino alla Cdu di Merkel – se sono davvero possibili gli atti di forza e di volontà che ha promesso. Quel che vuole è, vista la situazione italiana, una vera e propria rivoluzione. Se ci riuscirà, l’Italia sarà un paese diverso. Altrimenti, Renzi sarà quel che Berlusconi è già da tempo: un clown». 

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