L’ultimo tabù di Bergoglio: la comunione ai divorziati

La nuova Chiesa di Francesco

Potranno i divorziati risposati civilmente ricevere la comunione? Sarà insomma bandito il tabù assoluto verso chi si separa? La domanda può sembrare capziosa in una società nella quale aumentano coppie di fatto e nozze civili, ma è invece vitale per la Chiesa cattolica. Anzi, a seconda della risposta che si darà a tale quesito, potrà iniziare o meno un nuovo cammino di riforme e di aggiornamento del magistero in relazione all’epoca storica nella quale ci troviamo. Nei giorni scorsi circa 150 cardinali si sono riuniti in Vaticano per un concistoro straordinario, una riunione cui sono invitati tutti i porporati del mondo, dedicato alla famiglia e, soprattutto, alle novità che la Chiesa potrà presto introdurre nella pastorale dedicata alle coppie sposate. L’assise precede di qualche mese il prossimo sinodo generale dei vescovi di ottobre che dovrà dare indicazioni concrete per porre termine a un impasse che dura ormai da molti anni. La stagione della Chiesa dei ‘no’ sta per finire? È presto per dirlo, ma l’obiettivo è quello. Nel 2015, in ogni caso, un nuovo sinodo dovrebbe chiudere il cerchio stabilendo in maniera definitiva quali sono le modalità con cui si attueranno le decisioni prese. L’ultima parola spetterà naturalmente al papa.

Francesco ha dunque rotto gli indugi: su famiglia, morale, sessualità, si gioca infatti la capacità della Chiesa di restare dentro le dinamiche reali della vita delle persone; anche per questo il Papa ha chiamato a fare da relatore al concistoro un teologo progressista di scuola tedesca, non sempre in linea con Benedetto XVI, Walter Kasper, che si è preso, superati gli 80 anni, la sua rivincita. È stato lui infatti a porre le questioni sul tappeto e in primo luogo a dire che il perdono riguarda tutti, che una seconda chance non può essere negata se c’è pentimento e autentico percorso di fede. La proposta avanzata è quella non di modificare la dottrina sull’indissolubilità del matrimonio, ma di aprire le porte alla misericordia ammettendo quindi ai sacramenti alcune coppie risposate che si sentono escluse dalla Chiesa e soffrono per questo. «Chi si pente e si converte», ha spiegato Kasper ai giornalisti, «può essere assolto. Crediamo nella remissione dei peccati. Noi veramente crediamo che ogni peccato possa essere assolto se il penitente si converte. Questo per me è il punto di partenza». La Chiesa dunque «può dare una seconda chance». Dalle parole ai fatti, il modello di chiesa che non giudica ma accoglie, che non diventa una dogana per i fedeli, entra nel vivo. Anche perché se il primo punto della discussione è quello della comunione ai divorziati risposati – si tratta del resto di un tema discusso già da tempo – subito dopo vengono molte altre questioni legate alla vita di relazione e alla sessualità.

Il Papa ha infatti deciso di lanciare, in vista del sinodo, un questionario attraverso il quale i fedeli hanno detto la loro su famiglia e Chiesa: i primi risultati hanno mostrato una distanza sempre più marcata fra magistero e comportamenti dei credenti in particolare in Europa, ma i risultati complessivi non si conoscono ancora. Tuttavia il segretario generale del sinodo, il cardinale Lorenzo Baldisseri, uomo di fiducia del pontefice, ha spiegato quale sia il tono generale delle risposte. In particolare si riscontra, ha detto Baldisseri all’Osservatore romano, «l’urgenza di prendere coscienza delle realtà vissute dalla gente, di riprendere il dialogo pastorale con le persone che si sono allontanate per diverse ragioni interne alla Chiesa e esterne della società». Inoltre «dalle risposte risulta molta sofferenza, soprattutto di quanti si sentono esclusi o abbandonati dalla Chiesa per trovarsi in uno stato di vita che non corrisponde alla sua dottrina e alla sua disciplina». La questione insomma, è tutt’altro che di secondaria importanza.

Nel corso del concistoro intanto la discussione ha preso il via. Il cardinal Kasper ha tenuto una relazione che seppure conosciuta in grandi linee, non è stata diffusa ufficialmente dal Vaticano a differenza di quanto è avvenuto per altre riunioni simili del passato, segno che la materia è delicata e seria. Il dibattito è stato come da prassi «sereno e ampio» ma per ora «non è stato raggiunto un orientamento unitario», ha spiegato il portavoce vaticano padre Federico Lombardi; insomma sono emersi – come conferma qualche porporato off the record – i primi distinguo e i dissensi rispetto alla linea proposta dal papa. E tuttavia Bergoglio ha voluto mettere personalmente il sigillo alla relazione di Kasper aprendo la seconda giornata dei lavori del concistoro con uno dei suoi consueti racconti personali con i quali spesso dice ciò che pensa realmente: «Ieri, prima di dormire ma non per addormentarmi, ho letto – ho riletto – il lavoro del cardinale Kasper e vorrei ringraziarlo, perché ho trovato profonda teologia, anche un pensiero sereno nella teologia. È piacevole leggere teologia serena». «E anche ho trovato – ha aggiunto il pontefice – quello che sant’Ignazio ci diceva, quel sensus Ecclesiae, l’amore alla Madre Chiesa. Mi ha fatto bene e mi è venuta un’idea – mi scusi eminenza se la faccio vergognare – ma l’idea è che questo si chiama ‘fare teologia in ginocchio’. Grazie». Un «grazie» che è tutto un programma, verrebbe da dire, per quella «teologia serena» con la quale Kasper non ha voluto proporre un aspro trattato dottrinale ma aprire le porte della Chiesa a una possibile riconciliazione con il suo popolo partendo dal principio della misericordia.  

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