Perché la Svizzera ha votato sì alle quote immigrati

Perché la Svizzera ha votato sì alle quote immigrati

I primi commenti a caldo sul voto svizzero anti immigrazione, che ha visto il sì vincere di strettissima misura, hanno puntato su un effetto di ondata “anti-immigrati” nella pur aperta Confederazione Elvetica. L’unico modo per testare questa proposizione è una analisi statistica del voto, che inferisca l’effetto delle variabili socio-economiche sulla propensione a votare sì al referendum. In assenza di dati micro, una semplice regressione della quota di sì per cantone su un insieme di variabili covarianti può aiutare ad analizzare il voto, tenendo però a mente che in questo caso è possibile inferire relazioni non corrette a causa del cosiddetta “fallacia ecologica”

Ebbene, dai risultati di una regressione multipla, dove le variabili esplicative sono rappresentate dal tasso di disoccupazione, dal numero di cittadini nel cantone, dalla percentuale di persone monolingue, dal grado di urbanizzazione, dalla quota di immigrazione e dalla sua crescita, più una variabile categorica che catturi l’aspetto prettamente linguistico (cantoni francofoni vs tedeschi e italiani),  pare che l’aspetto culturale del voto predomini su quello prettamente legato all’immigrazione.

Se la percentuale di immigrati sul totale della popolazione è inserita senza i controlli dei cantoni lingusticamente “francofoni” e della percetuale di popolazione monolingue, risulta positiva e significativa, suggerendo che una maggiore presenza di immigrati sia stata la causa principale del voto. Inserendo però queste variabili culturali esplicative (monolinguismo e tipo di lingua predominante), la relazione fra immigrazione e quota di sì diventa altamente non significativa, mentre le variabili culturali sembrano essere significtive almeno al 10%.

In particolare, la variabile categorica francofona pare catturare molta della varianza fra cantoni, suggerendo che la svizzera “tedesca”, al netto delle restanti variabili, abbia votato con una propensione ben maggiore per il sì allo stop dell’immigrazione incontrollata. Il tasso di disoccupazione, la grandezza relativa del cantone, il grado di urbanizzazione non sembrano giocare un ruolo fondamentale. Si può perciò dedurre da questa analisi numerica inferenziale che l’aspetto “culturale” del voto, con i cantoni tedeschi in forte predominanza per il sì, sia l’ottica con cui guardare a questo referendum, che avrà ripercussioni sulle politiche migratorie nei confronti della Ue. Che questo derivi da una minor propensione culturale all’immigrazione della popolazione di lingua tedesca necessita di analisi più approfondite, possibili solo con dati a livello personale scaturenti da indagine statistiche ad hoc.

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