BERLINO. – È di fatto una riabilitazione. O quantomeno il suo inizio. L’ex presidente della Repubblica federale tedesca Christian Wulff (Cdu), 54 anni, è stato assolto questa mattina dall’accusa di corruzione, nell’ambito di uno scandalo che lo aveva obbligato alle dimissioni dalla più alta carica dello Stato nel gennaio 2012. Perse il lavoro, la moglie e la reputazione in un colpo solo. L’assoluzione gli apre ora nuove possibilità e rinforza l’ipotesi che possa essere stato vittima di un complotto, orchestrato ad arte per fare cadere un presidente che non avrebbe mai dovuto esserlo.
Sul banco degli imputati, Wulff sedeva insieme al produttore cinematografico David Groenewold. Questi avrebbe pagato all’allora governatore dello stato della Bassa Sassonia un soggiorno in hotel per un valore di 720 euro, in occasione dell’Oktoberfest. Più tardi, una produzione di Groenwold contò sull’appoggio di Siemens, su caldo consiglio di Wulff in persona. Si trattò di uno scambio di favori? La risposta, in prima istanza, è “no”. È la prima volta nella storia della Repubblica Federale che un ex presidente viene processato.
Il processo è durato circa tre mesi, un lasso di tempo in cui i giudici hanno lasciato intravedere più volte il loro scetticismo. Entrambi gli imputati hanno argomentato di fronte alla corte di essere amici da tempo. Groenewold avrebbe coperto le spese dell’hotel dove Wulff aveva soggiornato con la moglie Bettina ad insaputa della coppia. I contatti successivi, telefonici e non, sarebbero stati solo in virtù di un rapporto di amicizia. Il tribunale territoriale ha creduto a questa versione: «Groenwold», ha detto il giudice, «è stato un confidente e un amico in situazioni di crisi».
Il “caso Wulff” è scoppiato nel 2011 a partire dalle pagine del quotidiano sensazionalista Bild, a cui facevano eco le altre pubblicazioni della potente casa editrice Springer Verlag. Bild iniziò allora una serie di pubblicazioni su presunti favori ricevuti dal presidente da amici influenti. Il primo, riguardava un prestito con interessi vantaggiosi ricevuto da un altro amico imprenditore, per l’acquisto di una villetta in cui trasferirsi con la seconda moglie.
Più tardi, una dopo l’altra le accuse lanciate da Bild si riveleranno inconsistenti e rimase solo il conto di 720 euro pagato da Groenewold. Ma il punto è un altro. Nel tentativo di difendersi con ogni forza da accuse che riteneva infondate, l’allora presidente ebbe l’imprudenza (imperdonabile) di chiamare per telefono il direttore di Bild e lasciargli in segreteria un messaggio dai toni minacciosi per frenare le pubblicazioni sul suo conto. Il tabloid pubblicò immediatamente il contenuto della registrazione. Fu il punto di non ritorno.
«L’oltraggiato ottiene una nuova possibilità», commentava oggi la Süddeutscha Zeitung, «è stato tanto rumore per nulla? No. Wulff può essere ora riabilitato dal punto di vista legale, ma le sue dimissioni continuano ad essere fondate», argomentava il quotidiano di centro sinistra. «Riabilitato giuridicamente non significa che sia moralmente pulito», ha commentato, sugli stessi toni, Die Zeit.
Il contesto è più ampio. In maggio 2010 l’ex presidente cristiano democratico Horst Köhler fu obbligato alle dimissioni (in un intervista aveva detto che l’intervento della Germania in Afghanistan aveva a che vedere con gli interessi commerciali del paese). La Cdu di Merkel propose Christian Wulff, mentre l’opposizione appoggiò Joachim Gauck (l’attuale presidente). Nonostante Wulff fosse allora il candidato proposto dalla coalizione di Governo e spinto in particolare dalla cancelliera (che volle allora liberarsi di colui che avrebbe potuto trasformarsi in un pericoloso rivale interno) era apparso da subito, a tutti, in quanto a meriti civili, neppure lontanamente paragonabile alla statura di Gauck. La sua elezione fu la più sofferta e lunga della storia, gli furono necessarie tre tornate per imporsi.
A parte la sua famosa frase «L’Islam è parte della Germania», controversa, ma in generale lodata come un segnale forte di cambiamento, l’allora 52enne Wulff finiva sulle pagine di cronaca più per i suoi comportamenti o lo stile di vita poco consono all’incarico che occupava. È bastato uno scandalo inesistente a far sì che si seppellisse da solo. Molti in Germania credono che non avrebbe mai dovuto essere eletto presidente così presto. Forse ora avrebbe ancora una brillante carriera davanti.