Gli 0 e gli 1 stanno uscendo dai computer per invadere il mondo reale e creare una registrazione digitale di ogni nostro comportamento. Sembra che d’un tratto la tecnologia abbia assunto la capacità di supplire alla stupidità umana e dunque dopo i telefoni sono diventati più intelligenti, in ordine sparso: frigoriferi, orologi, occhiali, sensori per il fitness, termostati e anche tostapani. Sembra che la prossima, naturale, tappa di questo viaggio siano le automobili. Queste ultime, infatti, rappresentano uno dei fronti su cui sta per essere combattuta la battaglia dei sistemi operativi per dispositivi mobili. E non solo quella.
Detroit è la città simbolo del vecchio sogno fordista e il suo attuale stato di semi-abbandono rappresenta meglio di tante analisi o teorie la crisi di un intero sistema industriale. La Silicon Valley, d’altra parte, ha raccolto la fiaccola dello sviluppo economico, spostando l’attenzione dei consumatori (e degli investitori) dai pesanti atomi assemblati sulla catena di montaggio agli immateriali bit che fluiscono in abbondanza sulle autostrade dell’informazione. Questa opposizione, tuttavia, non sembra più così acuta e potrebbe presto trasformarsi in complementarietà, con la nuova economia che corre in soccorso di quella vecchia.
La tendenza è quella di ripensare dal punto di vista del software sia l’esperienza del guidare che la mobilità urbana nel suo insieme. Macchine che si guidano da sole e alimentazione dei veicoli tramite energia elettrica sono le innovazioni che ci aspettano nei prossimi anni. La sfida è quella di ripensare dalle fondamenta l’intero settore in chiave smart e in direzione della sua completa automatizzazione. I grandi big internazionali stanno investendo grande quantità di denaro, mentre nella nostra Italia, che si dirige verso l’Expo, il corporativismo di categorie come quella dei taxisti, oltre che la fuga della ex-FIAT, rischiano di farci perdere anche questo treno.
L’innovazione nel campo dell’automotive non è portata avanti dagli attori tradizionali dell’industria, ma è ormai esternalizzata. Nei giochi sono entrati, infatti, colossi di Internet, come Google, e nuove realtà come Tesla, che cercano di applicare il modello dell’innovazione digitale all’industria delle auto. Ora anche Apple ha deciso di rispondere alla chiamata e lo ha fatto, apparentemente, in grande stile. Stringendo un accordo con Volvo, Mercedes e, soprattutto, Ferrari, ha annunciato di voler portare entro l’anno il suo sistema operativo a bordo dei nuovi modelli di queste aziende.
La versione di iOS che sarà a bordo delle automobili, Carplay, non sembra molto differente da quella dell’iPhone, con le icone che sono state ridimensionate per meglio adattarsi alle dimensioni dello schermo. La novità più grossa è il controllo vocale. Per evitare al guidatore ogni tipo di distrazione, infatti, non è possibile leggere e comporre manualmente i messaggi. Ci pensa Siri a leggere le notifiche in arrivo, chiedendoci se vogliamo rispondere, dettandole il testo.
Carplay, bisogna dirlo, non presenta nessun aspetto rivoluzionario. Le funzioni offerte dal sistema si ritrovano infatti già in molte vetture sul mercato. Eppure è meglio non sottovalutare le possibilità della mela. È possibile fare un paragone con quello che è successo con i lettori MP3. Questo tipo di prodotto veniva infatti commercializzato da altri brand fin dal 1998, ma fu solo nel 2001 con l’iPod di Apple che questa tipologia di dispositivi si diffuse rapidamente in tutto il mondo. Bisogna dire che quella di Carplay è essenzialmente una innovazione del design nel tipico e collaudato stile di Cupertino. Il potere di Apple nell’offrire per i suoi prodotti un’interfaccia utente unica per usabilità è ciò che potrebbe davvero funzionare da game-changer del mercato.
L’approccio di Google, con la sua auto che si guida da sola, è invece del tutto diverso. “Non stiamo cercando di inserirci in un mercato esistente” ha affermato uno dei fondatori, Sergey Brin, “noi ci poniamo su tutto un altro livello”. A Google non interessano le quote dell’attuale mercato, me ne vuole creare uno tutto nuovo. Le automobili sembrano essere diventate uno dei più accesi campi di battaglia su cui si scontrano i colossi della tecnologia. Ma mentre l’approccio di Google è più radicale, Apple questa volta ha deciso di muoversi a piccoli passi, offrendo quello che diventerà lo stato dell’arte dell’interfaccia smart per controllare l’auto.
Anche se la proposta di Apple è davvero interessante, è necessario sottolineare come questo tipo di politica della casa produttrice tenda a escludere gli altri attori dal mercato. L’ecosistema di Apple risulta già abbastanza chiuso e Carplay estende questa limitazione alle automobili. Non è detto che questa scelta si rivelerà vincente sul lungo periodo. Su quello breve, tuttavia, la user experience offerta da Carplay ha tutte le carte in regola per diventare lo stato dell’arte delle interfacce montate sulle quattro ruote. La scelta si presenta più rischiosa per i produttori, che potrebbero subire le conseguenze della perdita dei clienti sprovvisti di iPhone.
Se, come testimonia l’acquisizione di Nest, Google sta cercando di diventare l’hub degli oggetti connessi nelle nostre case, Apple ha puntato sulle quattro ruote. E le automobili intelligenti sono uno degli ambiti in cui si attualizzeranno molte delle potenzialità dell’emergente Internet delle Cose. I principali ostacoli sono due: innanzitutto la diffusione degli standard e i problemi di interoperabilità tra i dispositivi. L’Internet delle cose funzionerà solo se sarà qualcosa di aperto mentre come sappiamo Apple privilegia i sistemi chiusi. Quello di Apple può essere sicuramente considerato il primo passo verso una maggiore intelligenza della mobilità tuttavia è un passo limitato e non ancora rivoluzionario, che perfeziona tecnologie già esistenti piuttosto che crearne di nuove.
In secondo luogo c’è tutta la questione della sicurezza dei dispositivi. Sembra infatti che questo tipo di veicoli non sia molto difficile hackerare e se non è un grande problema avere il computer infettato da un virus quando si è comodamente seduti alla scrivania, sicuramente nessuno gradirebbe che il proprio veicolo venga sabotato a distanza da qualche burlone informatico mentre si sta sorpassando un camion in autostrada.
Mobilità e automotive rimangono settori che evolvono più lentamente di altri. Google, Apple e attori alternativi come Tesla, probabilmente alla fine riusciranno davvero a rivoluzionare anche il settore dell’auto cambiando il paradigma della mobilità. Rimane da capire soltanto quanto tempo ci vorrà.