Italia bocciata dall’Ue, ora è rischio commissariamento

Scarsa competitività e alto debito

Brutte, bruttissime notizie da Bruxelles per Matteo Renzi. Altro che margini di bilancio, spazio per investimenti produttivi per ridare fiato all’economia: servono misure energiche e aggiuntive sul fronte del debito pubblico, delle riforme, della crescita, con la massima urgenza. Questo mercoledì la Commissione Europea e in particolare il responsabile degli Affari economici Olli Rehn ha infatti riservato una pessima pagella al Belpaese, nel quadro del rapporto sugli squilibri macroeconomici: l’Italia – uno dei 16 stati membri sotto la lente di Bruxelles – passa da una condizione di «squilibrio macroeconomico» a una di «squilibrio macroeconomico eccessivo». L’Italia, si legge nel comunicato della Commissione, «sta vivendo squilibri macroeconomici eccessivi che richiedono un monitoraggio specifico e una forte azione politica». Tradotto dal gergo comunitario: l’Italia diventa osservato speciale, sottoposta a monitoraggio costante di Bruxelles con raccomandazioni aggiuntive e rapporti regolari della Commissione sull’effettivo adempimento da parte di Roma. A farle compagnia solo altri due paesi: Croazia e Slovenia.

Per Renzi è una pessima notizia, perché vorrà dire che se l’Italia non sarà commissariata, poco ci manca. Questo perché siamo nell’ambito della nuova governance economica dell’Ue e del Semestre europeo (che comporta l’obbligo degli stati membri di sottoporre a Bruxelles i propri programmi di stabilità e convergenza e i programmi nazionali di riforma) in vista di raccomandazioni rese pubbliche a maggio dalla Commissione e poi approvate entro luglio dal Consiglio Ue (che rappresenta gli stati membri). E gli squilibri macroeconomici di singoli stati membri, soprattutto se eccessivi, sono ormai considerati una minaccia  per tutta l’Unione Europea e dunque vanno corretti al più presto nell’interesse non solo del Paese interessato, ma tutta l’Unione.

Ebbene, l’Italia si ritrova nel raro onore di essere uno dei tre stati che costituiscono un forte rischio per l’Unione, ma è anche sostanzialmente l’unica vera minaccia (vista le piccole dimensioni delle due ex repubbliche jugoslave).

Quel che Bruxelles vuole dall’Italia lo si legge a chiare lettere nel rapporto. L’Italia – afferma la Commissione  «deve affrontare un elevatissimo debito pubblico e una debole competitività esterna. Entrambi questi fattori sono radicati nel prolungato ristagno della crescita della produttività e richiede un’urgente attenzione politica. La necessità di una decisiva azione per ridurre il rischio di effetti avversi sul funzionamento dell’economia italiana e dell’eurozona zona è particolarmente importante viste le dimensioni dell’economia italiana».

Traduciamo: Renzi non ha un secondo da perdere, altro che beghe sulla riforma elettorale o sui sottosegretari, la priorità massima e urgentissima sono le riforme economiche – dall’abbattimento del cuneo fiscale alla riforma dell’ingessatissimo mercato del lavoro.

E poi, naturalmente, c’è la questione dei conti pubblici che chiude una volta per tutte i sogni di “margini” di manovra per investimenti produttivi. Bruxelles avverte infatti che «l’elevato debito pubblico pesa gravemente sull’economia, in particolare nel contesto di una crescita cronicamente debole e un’inflazione sommessa» (visto che un’inflazione un po’ più alta facilita il rimborso dei debiti). Per questo non solo il governo non potrà aumentare il deficit neppure di un millesimo, al contrario «la grande sfida sarà raggiungere e mantenere avanzi primari (ovvero al netto del servizio del debito, ndr), al di sopra della media storica, e una robusta crescita del Pil per un lungo periodo di tempo».

Infine, la richiesta implicita di misure di bilancio addizionali, già illustrate da Rehn a novembre si conferma e consolida: nel 2013, recita infatti il comunicato della Commissione, «l’Italia ha fatto progressi verso il suo obiettivo di medio termine di bilancio (pareggio di bilancio in termini strutturali, ovvero al netto di fattori ciclici e una tantum, ndr). Tuttavia, l’aggiustamento del bilancio strutturale nel 2014, come previsto attualmente, appare insufficiente vista la necessità di ridurre l’enorme rapporto debito/pil (circa il 133% del pil) a un ritmo adeguato». Lo stesso commissario europeo Rehn è intervenuto a margine della presentazione del rapporto, dicendo che la Commissione europea chiede «azioni rapide» e «incoraggia il governo italiano» a riformare «lavoro ed economia, in modo da rafforzare la crescita e la capacità di creare lavoro del Paese». Insomma non si scappa, l’Italia dovrà soddisfare la richiesta di misure correttive del bilancio strutturale pari allo 0,4-0,5% del pil (circa 6-7 miliardi di euro). Per Pier Carlo Padoan oltre che per Renzi sarà un’impresa difficilissima. 

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