Quante volte ci si è imbattuti nella constatazione che la storia degli Stati Uniti e quella Italiana siano unite a doppio filo, anche solo guardando un film o una serie televisiva americana (spesso con la mafia implicata, ahinoi) in cui la cultura italiana la fa da padrona? Ebbene non è solo un’impressione. I dati dell’American Community Survey, svolta normalmente fra due diversi censimenti decennali per mantenere il polso sulla struttura e la dinamica demografica e sociale, confermano che il nostro paese è stato una grande fonte di immigrazione per gli Stati Uniti. Gli immigrati italiani hanno spesso formato un’unita e vibrante community al di là dell’oceano, riuniti sotto la bandiera virtuale dalla nostra cultura così difficile da “perdere”, anche volontariamente.
In media, le persone di origine italiana ammontano a circa il 5,5% della popolazione negli Stati Uniti, ma con una grande variabilità regionale. Dai dati disaggregati sembra che la costa est, storicamente terra di approdo dei nostri migranti, sia rimasto territorio prediletto dei nostri antichi concittadini e dei loro discendenti. Gli Stati con maggiore presenza di “italiani” sono lo stato di New York, con il 13,6% di popolazione direttamete o indirettamente italiana, e il New Jersey con ben il 16,7%. Nel primo, dopo aver colonizzato a inizio secolo una parte d’isola di Manhattan, sembra che gli italiani alla lunga si siano piuttosto stabiliti a Staten Island (la memoria non può che tornare al Padrino, capolavoro di Coppola), e nelle contee di Suffolk e Nassau, a Est di New York City. Anche il New Jersey ha contee dove gli italiani di origine sono vicini ad essere un terzo della popolazione.
Chissà quali storie di successo, o insuccesso, si portano con loro. Una realtà personale che i dati analitici possono solo malamente descrivere. È molto interessante però notare, che nonostante l’alta mobilità territoriale che caratterizza gli Stati Uniti, almeno se paragonati all’Unione Europea, le aree storiche di prima immigrazione sono rimaste terra prediletta anche dopo diverse generazioni. Che cosa guidi le scelte di insediamento di lungo periodo di persone e famiglie merita però una analisi empirica ben più approfondita.