La guerra silenziosa tra Russia e finanza occidentale

L’escalation della crisi ucraina

Ora che la fuga di capitali è iniziata, la Russia teme il peggio. In questo caso, lo scenario più avverso è rappresentato da un totale isolamento finanziario da parte degli investitori internazionali. La paura di un incremento nelle sanzioni dopo lannessione della Crimea, finora il punto più alto della crisi ucraina, è significativa. Dopo il congelamento di fondi, dopo lo stop alle transazioni per i correntisti di date banche, potrebbe arrivare lo stop ai contratti in essere e chissà cosaltro. Lobiettivo è quello di indebolire Mosca. 

Colpire le banche per colpire il Cremlino. È questo ciò che è stato fatto. Rossiya, Sobinbank, SMP Bank e InvestKapitalBank sono i quattro istituti di credito sanzionati. Un esempio? Visa e Mastercard hanno bloccato le transazioni delle carte di credito e debito in possesso dei correntisti di queste banche. Il fuggi fuggi però era già incominciato. Come ha riportato il Financial Times, il viceministro russo all’Economia, Andrei Klepach, ha dato una prima stima dellimpatto della crisi ucraina sulla Russia. Il flusso di capitali in uscita dalla Federazione russa sarà pari a 65-70 miliardi di dollari solo nel primo trimestre dellanno. Basti pensare che loutflow per tutto il 2013 è stato di circa 63 miliardi di dollari per avere un metro di paragone della portata di ciò che sta accadendo. Nemmeno dopo il crac di Lehman Brothers, avvenuto il 15 settembre 2008, la fuga di capitali è stata così marcata. E la pressione potrebbe aumentare in maniera improvvisa. La maggior parte dei flussi in uscita è datata marzo e potrebbe esserci, di conseguenza, una revisione al rialzo via via che la crisi peggiora. 

La situazione, almeno nella fase attuale, però non è destinata a destabilizzare in modo significativo leconomia russa. Secondo la banca anglo-asiatica HSBC l’impatto si vedrà solo a fine giugno. «Non è ancora possibile fare una stima precisa di quale saranno gli esiti delle sanzioni, anche perché non è chiaro se ci sarà un incremento nel loro peso», scrive HSBC. Già ora però è evidente, come ha sottolineato la banca anglo-asiatica, che una fuga di capitali nellordine di 100 miliardi di dollari nel primo trimestre del 2014 potrebbe ridurre allo zero la crescita del Pil rispetto ai tre mesi precedenti. Il Pil, secondo lultimo rapporto sulla Russia a cura del Fondo monetario internazionale (Fmi), crescerà del 2% nellanno in corso, dopo una revisione di un punto percentuale rispetto alla stima precedente, e del 2,5% nel 2015. Numeri che, dopo lannessione della Crimea, potrebbero essere ulteriormente rivisti al ribasso. 

Sul fronte valutario, la posizione della Federazione russa è ancora solida. Secondo gli ultimi calcoli di Moodys, a fine 2013 le riserve in valuta estera della Russia ammontavano a 456 miliardi di dollari. Vale a dire, poco meno del 25% del Prodotto interno lordo (Pil). Lintervallo temporale più delicato è il prossimo trimestre, il secondo dellanno. Come sottolineato da HSBC si vedrà in che modo le sanzioni incideranno. Nel caso in cui queste siano aumentate, come prevedibile, la banca centrale di Russia potrebbe essere chiamata a intervenire sul mercato valutario, in modo da sostenere il rublo, con massicce azioni. «Realisticamente, vediamo interventi mensili compresi tra 20 e 25 miliardi di dollari», scrive Barclays. Il tutto per un deprezzamento mensile della valuta russa in un range fra 1,6% e 2 per cento. Un modo per sostenere leconomia in caso di sanzioni più pesanti. 

Lescalation della crisi ucraina potrebbe avere il suo impatto maggiore su un altro versante, quello del rating sovrano. Ieri è stata Fitch a porre lattenzione su questo punto, dopo gli avvisi di Standard & Poors e Moody’s. Il rischio di un prolungato periodo di tensioni fra Occidente e Russia, infatti, potrebbe infatti avere conseguenze sui rating russi, che sia quello governativo o che sia quello delle imprese. Se così fosse, per la Russia e per le sue società private, comprese le banche, sarebbe assai più oneroso scendere sui mercati obbligazionari. Non è un caso che ieri il ministero  russo delle Finanze abbia cancellato lasta di titoli di Stato settimanale. «Le condizioni di mercato non sono favorevoli», ha spiegato in un comunicato stampa. Per questa settimana è stato deciso così, ma il tempo è tiranno. Ed è improbabile che tutte le aste da qui alla fine dellanno vengano cancellate. Prima o poi la Russia dovrà affrontare il mercato obbligazionario. In quel caso, gli investitori potrebbero chiedere rendimenti sensibilmente maggiori o, peggio, disertare levento. Uno scenario che Mosca vuole evitare a tutti i costi ma che, se non ci fosse un appianamento delle tensioni, rischia di diventare realtà entro poche settimane.