Un Chicco in via Solferino. È il titolo di un progetto molto ambizioso, e probabilmente di difficile realizzazione, messo in campo in attesa delle prossime elezioni Europee di maggio e ancor di più in vista dell’assemblea della casa editrice di via Rizzoli del 29 aprile. Perché Chicco sta per Mentana e ovviamente via Solferino non è altro che la testa del Corriere della Sera. L’obiettivo sarebbe mettere il volto forte de La7 a dirigere lo storico quotidiano al posto dell’attuale Ferruccio De Bortoli dopo una spietata guerra-concorrenza a John Elkann, che di Rcs Mediagroup ha la quota di maggioranza relativa (20,5%). A vedere bene il cambio al timone e a muoversi in questa direzione sarebbero Diego Della Valle e Urbano Cairo, che al momento hanno rispettivamente l’8,995% e il 2,84% della società. Che Della Valle e Elkann non si amino è un dato assodato. Il primo non perde mai l’occasione per dire la sua (generalmente male parole) del “giovane” di casa Agnelli. Ed Elkann non si tira certo indietro. Ma tolto il folklore resta la guerra vera e propria. In gioco c’è il potere.
Il guanto di sfida agli Agnelli è stato lanciato già lo scorso anno nei momenti in cui Elkann acquistava azioni per superare il 20%. Dopo che Yaki ebbe telefonato al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per annunciargli la mini scalata, Della Valle esternò: «Non mi è sembrata una cosa giusta strumentalizzare una telefonata come fosse un rapporto tra capi di Stato. Hanno rastrellato le opzioni per poi alzare il telefono e dirlo a Napolitano, mi lascia perplesso». Per poi rivolgersi a Sergio Marchionne con l’idea di coinvolgerlo nell’agone politico. «Se ha mezz’ora potrebbe telefonare a Pomigliano», disse «o andare a trovare i lavoratori all’Ilva».
Da allora è tutto un volare di stracci e un dichiarare. Compresa la volontà (luglio 2013) di rastrellare tutto l’inoptato per salire nella scala gerarchica di via Solferino. Nella realtà gli equilibri pur instabili sono rimasti gli stessi. È stata però venduta la sede storica al fondo Blackstone per 120 milioni e i bilanci non sono certo andati migliorando. Si sono poi addensate le accusa sull’ad Pietro Scott Jovane, secondo molti troppo attento alle necessità di Fiat. Per arrivare alle dimissioni dal cda di Carlo Pesenti, che ha fatto pesare il proprio 4% contro la linea della famiglia Agnelli e ha messo in moto un’azione di responsabilità contro l’ad. Se ne parlerà appunto il 29 aprile giorno dell’assemblea della casa editrice di via Rizzoli. Due mesi in cui molto potrebbe maturare. Visto che la vera novità arriva da lontano e si chiama Matteo Renzi. Della Valle e Cairo sono certo rafforzati dalla recente nomina del presidente del Consiglio. Romano Prodi, impegnato per il dopo Giorgio Napolitano contro Giuliano Amato, è certamente meno attento alle manovre di Giovanni Bazoli, timoniere di Rcs. Sostenuto da Renzi per la candidatura a presidente della Repubblica, non sembrerebbe disposto a litigare con il sindaco di Firenze per motivi editoriali.
Il duo dunque sa che questo è il momento giusto. Per bypassare Elkann. Certo servono i soldi oltre alla volontà politica perché il 20,5% di casa Agnelli va superato. Della Valle e Cairo assieme hanno circa il 12%, ma sul mercato ci sono molte azioni e gli eredi di Giuseppe Rotelli, che tramite Pandette hanno circa il 3,4%, non disdegnerebbero una buona offerta cash. Non sarà certo facile arrivare al 21, ma ora che non c’è più il patto e Mediobanca ha preso una strada discendente dal punto di vista delle quote, la differenza potrebbe farla la nuova rete di amicizie che si stringe attorno a Renzi.
Non a caso Della Valle ha buttato l’ennesimo sasso nello stagno definendo Scott Jovane inadeguato e aggiungendo che «per questo bisognerebbe affidare la delega per la gestione a un editore puro come Urbano Cairo». Che oltre a essere tale ha una liquidità (fine 2013) di oltre 170 milioni in cassa. MF, con un pezzo di Andrea Montanari, ha aggiunto una pedina interessante allo schema. Non ci sarebbe solo l’interesse di Cairo per la concessionaria di pubblicità (con un occhio particolare alla Gazzetta) ma addirittura una ipotetica fusione tra le due società. Da un lato Rcs e dall’altro Cairo Communication. «All’indomani delle dichiarazioni di Della Valle, gli analisti hanno iniziato a ipotizzare uno scenario, al momento fanta-editoriale, ma non del tutto privo di senso: quello dell’integrazione industriale dei due gruppi (…)», ha scritto MF. Aggiungendo che c’è «un dato che ha fatto riflettere i broker e a far dire loro che, seppure complicato, il matrimonio non sarebbe impossibile: entrambe le società oggi trattano a un multiplo pari a otto volte l’ebitda atteso nel 2015: 150 milioni per Rcs e 50 milioni per Cairo Communication». Solidità patrimoniale permettendo, sempre Mf ipotizza un successivo superamento della soglia d’Opa con la clausola di esenzione per motivi di ristrutturazione in atto. Comunque una enorme rivoluzione con altrettanto grandi ricadute politiche. Ecco perché, sebbene stiano circolando altri nomi per l’ipotetica successione a de Bortoli solo Mentana sarebbe la vera ciliegina su una tale torta. Anzi il vero chicco.